Vecchie guerre e nuovi Negus

Vecchie guerre e nuovi Negus Dietro il dramma lo scontro con l'Eritrea e il conflitto etnico Vecchie guerre e nuovi Negus Domenico Quirlco IL «Negus rosso», Menghistu, ia definiva, con atroce ironia, «bego tesene*, violenza a fin di bene. Questo Lenin da casemia che sognava di trasportare pastori e contadini etio�pici dal Medioe-'o all'Eden socialista, aveva deciso di arruolare nella sua insana operazione di ingegneria socia�le un ailealo formidabile: la fame. Applicava la lezione di un maestro insuperabile, Stalin, che negli Anni Trenta aveva, con la carestia, ammaz�zato alcuni milioni di russi, ucraini e kazakhi, costruendo sui loro cadaveri il miserabile paradiso dell'agricoltura collettiva. Perché non fare altrellanl. selezionando con questa scopa manzo�niana i suoi riottosi pastori e contadi�ni? La tattica, purtroppo, funzionò. Nel 1980 Menghistu dapprima negò che la carestia esistesse: l'antica male�dizione della siccità, invece, faceva solerte il suo lavoro mentre alle orga�nizzazioni intemazionali era vietalo di vedere e di intervenire. La maledi�zione mallhusiana colpiva, e non per caso, proprio le regioni dove la resislenza a quella modernizzazione coat�ta era più tenace. Poi Menghistu apri le porte e lanciò la sua micidiale ricetta: per salvare le popolazioni era necessario trasferirle dalle zone più toccate dalla catastrofe a quelle più fertili dove sarebbero stali distribuiti gli aiuti. Centinaia di migliaia di etiopi�ci vennero deportali, come armenti, nelle regioni sollo controllo militare, chiusi in kolkhot modello che assomi�gliavano a failorie di schiavi. Bilancio della grande carestia: un milione alme�no di morti e un'altra lacca nei rimorsi dell'Occidente, passalo dalla indiffe�renza alla mobilitazione-spettacolo, chiudendo gli occhi su quello che si nascondeva dietro il palcoscenico del�la «calamità naturale». Sono passati sedici anni. La siccità rosicchia di nuovo, melodica e impla�cabile, il piccolo cespuglio che divide vita e morte nel Como d'Africa. L'ulti�ma speranza tra il «belg», le piccole piogge di marzo, ma nel Sud dell'Etio�pia, in Somalia, nel Nord del Kenya il cielo è rimasto atrocemente limpido. Di nuovo i nomadi si sono messi in moto verso le città con i loro cammelli e le loro pecore sempre più magre, i bambini onnai sottili e fragili corno giunchi. Ancora una volta il mondo dei ricchi è rimasto, fino all'ultimo, a guardare. Non usale la parola care�stia, raccomandava l'inviala del Pro�gramma Alimentare Mondiale, Cathe�rine Berlini, ci sono «aree di malnutri�zione». Fino a quando, inviata nell'Ogaden etiopico, non ha visto i volli dei bambini e delle madri in fila sotto il sole. A Addis Abeba non c'è più il Negus rosso. Melles Zenawi, il nuovo Presi�dente, è l'uomo che lo ha caccialo, uno di quei nuovi leader africani che piac�ciono mollo all'Occidente perché sem�brano manager di Wall Street. Zo�na wi, che adesso striglia il mondo perché non manda aiuti ai suoi 8 milioni di sudditi coinvolti nella calastrofe, spende ogni giomo un milione di dollari. Non per comprare grano o riso. Compra cannoni, cani aniidti. missili, caccia a reazione, proiettili. Perché dal 1998 combatte una guerra implacabile contro l'Eritrea. Gli aiuti che polrebbero salvare milioni di ostaggi dalla carestia ùigolfano i poni di Gibuii e di Berbera, arrancano su chilometri di piste im�praticabili, sempre troppo ix)dù, sem�pre troppo tardi. Eppure c'è un ]joiao vicino alla zona della carestia che taglierebbe i tempi e aumenterebbe le chances dei inoribMjdi: Assai). Ma Zenawi rifiuta di utilizzarlo; è perma�loso, non vuole che si «politicizzi» la fame, chiedendo un favore al r.'.'mico eritreo. For^e le organizzazioni umani�tarie che hanno denunciato al Times un pagello del leader etiopico per utilizzare parte degli aiuti per finan�ziare la sua catastrofica guerra sono troppo sospettose. Ma l'indilferenza che Addis Abeba fino all'ultimo ha mostrato verso le popolazioni colpite non nasce forse da! fatto che l'Ogaden e abilaloda genti somale, che l'Etiopia considera una potenziale quinta colon�na del nemico del Sud? Forse questa volta a trattare con Addis Abeba sarà meglio non mandare Bob Geldof. Le popolazioni colpite sono considerate da Addis Abeba una quinta colonna del nemico

Persone citate: Berlini, Bob Geldof, Kenya, Lenin, Melles Zenawi, Negus, Negus Domenico Quirlco, Stalin, Zenawi