Sotto il sole assassino che brucia l'Etiopia

Sotto il sole assassino che brucia l'EtiopiaSotto il sole assassino che brucia l'Etiopia Dopo 15 anni nel Como d'Africa è tornata lagrande carestia reportage Paul Harris GODE POCO fuori Gode, i campi riarsi sono ricoperti di ossa. Le carcasse di centinaia di pecore e capre giacciono là dove il bestiame è caduto, nella sua di�sperata e vana ricerca di acqua e cibo. Solo gli animali morti da poco forniscono un pasto alle cicogne che volteggiano sopra le carogne. Gli altri si sono rapida�mente seccati sotto l'implacabile sole, lasciando solo una pelle fra�gile come vecchia pergamena. Gode si trova al centro della peggior carestia etiopica venti mmoni di persone minacciate nel Como d'Africa dopo che tre anni di siccità hanno prosciugato i pozzi e annientato il copioso be�stiame dall'Etiopia alla Somalia, al Nord del Kenya. A Gode, i centri alimentari offrono un'ancora di salvezza a migliaia di donne e bambini che spesso hanno camminato per chi�lometri e chilometri per raggiun�gere la polverosa e cadente città, lasciando gli uomini a badare a ciò che è rimasto del bestiame. Tutte si affollano nelle capanne dell'ospedale, fatte di tronchi e rami. Il ronzio delle mosche riem�pie l'aria mentre il personale de�gli aiuti intemazionali tende pac�chi di biscotti e latte in polvere. Molte donne cullano al seno barabini penosamente scami. Hiis Mandid ha un anno e sembra un caso disperato. Le guance orren�damente scavate e la faccia come un teschio gli danno l'aspetto di un vecchio. Abbandonato tra le braccia della madre, fissa indiffe�rente il soffitto, con un tubo attaccato al naso perché è troppo debole per mangiare normalmen�te. L�accanto Halima Mihammade, 38 anni, guarda in preda al panico la sua bimba di otto mesi che giace vomitando su una stuo�ia. Ha camminato per quasi tren�ta chilometri per venire a Gode dopo che l'arsura ha annientato il suo bestiame, ma forse è stato un viaggio inutile. Halima dice: «La mia bambina è cos�malata che non riesce a trattenere l'acqua né a mangiare. Ho paura che muo�ia». A Gode il mese scorso sono morti duecento bambini ma si teme che nelle regioni intorno la situazione sia ancora peggiore. Nella vicina città di Danan, asso�lutamente secca, si parla di dieci bambini sotto i cinque anni che muoiono ogni giomo. Rachel Stabb, una signora che lavora per l'Oxfam, dice: «Anche i cammelli cominciano ad avere un aspetto orribile, eppure possono resistere 40 giorni senz'acqua». A Gode tutti gli occhi sono fissati sul cielo africano, di un azzurro accecan�te. Le piogge stagionali che do�vrebbero iniziare ora sono nuova�mente in ritardo. I meteorologi prevedono che non arriveranno o, se arriveranno, non basteran�no. La colpa viene data alle condi�zioni di tempo variabili associate al fenomeno della Nina, per cui la pressione sull'Oceano indiano im�pedisce all'aria umida di muove�re verso Nord. Con il risultato che ci sono alluvioni in Mozambico e siccità nell'Africa orientale. In Etiopia la situazione è stata peggiorata dalla guerra di confine conTEritrea, il più grande conflit�to convenzionale del mondo, che è costato miliardi di lire che si sarebbero potute spendere per sfamare la gente. Comunque, le agenzie alimentari, compreso il Programma alimentare (Wfp) del�l'Orni, ritengono che non sia trop�po tardi per impedire una cata�strofe di proporzioni bibliche. Ur�ge cibo, ma se arriva si può evitare il disastro. Lindsey Davies, portavoce del Wpf, dice: «Siamo sull'orlo di quella che potrebbe facilmente diventare una carestia, ma speria�mo di evitare questa calamità». Poiché lo stato di carestia non è stato ancora formalmente dichia�rato, c'è chi accusa l'industria degli aiuti di gonfiare ad arte la situazione. Nonostante le difficol�tà e le morti in luoghi come Gode, da nessuna parte le cose sono malmesse come durante la care�stia del 1985-'86 che si dice sia costata un milione di vite e ispirò il grande concerto Live Aid. Chi lavora negli onanismi intemazio�nali reagisce rabbiosamente a questo genere di critiche, soste�nendo che i detrattori non vedo�no la sostanza del problema e che le lezioni del passato sono state apprese. Non si devono ignorare i segnali di pericolo, se si vuole evitare il ripetersi di incubi prece�denti. Ha detto Davies: «Se non diciamo nulla e arriva il disastro saremmo accusati di non aver agito, ma se cerchiamo di preveni�re c'è sempre qualcuno pronto a saltar su dicendo che facciamo del sensazionalismo». Per i miserabili profughi di Gode questi argomenti sembrano parte di un altro mondo. Con uno stoicismo figlio di frequenti care�stie e di una stentata vita di nomadi, i desideri della maggior parte della gente a Gode sono semplici: vogUono cibo e soprat�tutto vogliono pioggia. Hassan Farah ha detto: «Se Dio ci dà la pioggia, sopravviveremo». L'ospe�dale di Gode, costruito trent'anni fa, non regge più. Sono finiti gli aghi, e questo rende inutilizzabili la maggior parte dei farmaci da iniettare. I cinque medici di que�sto centro decrepito normalmen�te hanno in carico mezzo milione di persone, ma ora la malnutrkione cronica fa s�che la gente soccomba a malattie come la tu�bercolosi. Da pochi morti al mese, l'ospedale è salito a quattro morti al giomo. Il dottor Asfaw Jemaneh, 28 anni, pensa che il peggio debba ancora venire : «Da quando è arri�vata la siccità, il numero delle persone che vengono qua è au�mentato, e in futuro ne arriveran�no ancora di più». L'ospedale ha 40 letti e più di 70 pazienti, molti sdraiati sulle panche o per terra, che fissano il soffitto attraverso occhi vuoti. Il suono della tosse squassa l'aria tropicale. Dokal Ahmed, 40 anni, ha con�tratto la tubercolosi quattro mesi fa ed è in ospedale da due. Dice; «E' la siccità che ha fatto questo. Abbiamo perso tutto e adesso io sono malato». La moglie e le quattro figlie lo guardano da un letto vicino. Sono qui per prender�si cura di lui ma anche per man�giare: lui divide con loro il suo pasto di pane e riso fornito dal�l'ospedale. La regione di Gode è una delle zone più povere dell'Etiopia e l'ospedale soffre di abbandono. Non solo mancano gli aghi, ma l'elettricità è disponibile solo po�che ore al giorno. Il govemo centrale ha mandato un generato�re, ma mancano i soldi per instal�larlo e farlo funzionare. Tqjudin Ahmed, 26 anni, il medico che dirige l'ospedale, dice: «Abbiamo bisogno di più soldi. Abbiamo bisogno di più medicine. Abbia�mo bisogno di più di tutto». Copyright Daily Telegraph Esodo di miserabili verso ospedali e centri di distribuzione del cibo, solo a Gode muoiono dieci bambini al giomo. Ormai anche i cammelli agonizzano ^ÉÈSm 'M' . In Etiopia la situazione è gravissima. Nel Paese è tornata la carestia: ormai anche i cammelli agonizzano

Persone citate: Davies, Dokal Ahmed, Hassan Farah, Lindsey Davies, Paul Harris, Rachel Stabb

Luoghi citati: Africa, Etiopia, Kenya, Somalia