«E dopo vinceremo anche il referendum di Federico Geremicca

«E dopo vinceremo anche il referendum «E dopo vinceremo anche il referendum AGaMpoli pensando alfuturo.cml2001 voto senza partiti reportage Federico Geremicca 7 inviato a GALLIPOLI VOLETE dunque sapere cosa spera e cosa teme Massimo D'Alema, cosa pensa e che progetta adesso che il dado è trailo, la campagna elettorale fini�ta e non resta che attendere il verdetto, questo benedetto verdel�lo che deciderà certo dei presidenti di quindici regioni, ma anche di un mucchio di altre cose assieme? Bene: teme quasi nulla e spera mollo. E soprallullo guarda già al domani. Queste elezioni, infatti, D'Alema le ha praticamen�te già archiviate: dice che dovreb�bero finire 10 a 5 per la squadra di governo, e forse ancora meglio. Poi, «vinceremo il referendum» e quindi di corsa verso il volo del 2001, che sarà un inedito assolu�to: perché, in virtù del referen�dum, «i parlili non ci saranno più» e la geografia politica radicalmen�te trasformata. Questo e altro, finalmente, confessa il premier. E sceglie, per farlo, né un palco né una tribuna tv: ma una terra, la Puglia, che è ormai quasi la sua; e dentro questa terra, una casa che sa d'Italia vera e di profondo Sud. Intendiamoci: l'abitazione è quella che é, cioè elegante al modo di certe case della provincia italia�na, piena di oggellini di cristallo, di tavolini tirati a specchio, di civette di vetro, di vassoi con dolci e con caffè, di pavimenti tanto lucidi che li imbarazzi a cammi�narci sopra. E' la casa di Flavio Fasano, sindaco di Gallipoli: ora che sono le dieci del mattino. Massimo D'Alema ci si muove a proprio agio, e del resto la sua è solo due porle più in là, allo stesso quinto piano di questo palazzone bianco che s'affaccia sul mare gallipolino. Non siamo in una berlusconiana villa sarda; e nep�pure nella misteriosa e adesso triste casa bianca di Hammamel. Dire che questo sia il "buen rctiro" del premier, insomma, è esagera�lo: ma certo luogo scaramantico lo è. D'Alema passò qui la vigilia del volo vittorioso del 21 aprile: ed è qui che è voluto tornare prima del verdetto di domani, quando 40 milioni di italiani do�vrebbero decidere, con una sche�da sola, troppe cose insieme. Com�preso un bel pezzo di futuro del�l'attuale premier. Come andrà, presidente? «Vin�cerà il centrosinistra», dice adden�tando un pasticcino, mentre la padrona di casa serve del caffè e il sindaco Fasano se ne.,: a in adora�zione. Lui, D'Alema, è di ottimo umore: e allora perché fermarsi qui? «Vincerà il centrosinistra dice e voi ricordale come era cominciala questa campagna elet�torale. Berlusconi aveva già vinto, aveva avvialo lui il dialogo con i radicali e poi stretto il patto con Umberto Bossi. Ora la situazione è che le elezioni andranno benissi�mo per il centrosinistra, e a dialo�gare con i radicali siamo noi». Che cosa voglia dire «benissimo» è domanda che non foss'allro che per scaramanzia non andrebbe fatta mai: e invece un D'Alema disteso e sereno non solo l'accetta, ma risponde così: «Noi vinciamo sicuramente in otto regioni loro sicuramente in tre. Ne restano quattro: potrebbero andare due di qua e duo di là». Insomma, a conti falli, 10 a 5 per la squadra di governo. «Ma se il trend è positivo aggiunge potremmo perfino vincere in tre delle quattro regioni in discussione. Basterebbe un niente, un quid in più...». Se il centrosinistra accogliereb�be come un successo un risultato di 9 a 6, figurarsi un eventuale 10 a 5. Mentre è del tutto evidente a guardarlo e ad ascoltarlo che uno stupefacente 11 a 4 non potrebbe che essere consideralo un trionfo personale per il premier: che si è gettato a capofitto in questa cam�pagna elettorale, passando come un fachiro dentro il fuoco delle polemiche (anche interne al cen�trosinistra) che hanno accompa�gnato la sua discesa in campo. Massimo D'Alema difende, natu�ralmente, la scelta fatta. E in questa mattinata di buon umore, perde la pazienza solo in un mo�mento: quando gli si ricordano appunto certe polemiche di Pari�si e Castagnetti per il primo spot elettorale della coalizione, che lui D'Alema ha voluto tutto incen�tralo sui successi di Palazzo Chigi. «Sono stato in cinquanta province detta il premier e la mia campagna elettorale ha a^uto sessanlasei tappe e centor liei iniziative, tra politiche e is . rio�nali. Bene, non ho trovato un solo deputato o un solo candidalo che mi abbia dello "che ci fai tu qui? ". E poi, comunque, il punto è un altro: se Berlusconi ha comincialo la campagna elettorale dicendo che il voto doveva servire a cac�ciarmi da Palazzo Chigi, io dovevo difendermi oppure no? Del resto, il presidente del Consiglio è l'uo�mo politico più popolare del Pae�se, ed è una risorsa per la coalizio�ne. Che dovevamo fare? Tenerla nascosta? Abbiamo fallo bene. E abbiamo agito per legittima dife�sa». D'Alema passeggia avanti e in�dietro nel salotto. E' vestito di grigio, sfoggia anche lui iniziali ricamale sulla camìcia e si inter�rompe solo perché, ad un tratto, qualcuno del suo staff gli fa un cenno. Il premier esce e raggiunge un telefono che è nella stanza a fianco. Torna in salotto cinque minuti dopo: sorridente, se possi�bile, ancor di più. Scusi, presiden�te, ma che telefonata era? D'Ale�ma è evasivo: «Una telefonala da lunga distanza». Ma non sta nella pelle: e alla fine, visibilmente soddisfatto, svela il piccolo segre�to: «Era Tony Blair racconta -. Ho v'Hito chiamarlo io per evitare che apprendesse dalle agenzie del�la partecipazione italiana, con Finmeccanica, al consorzio aero�spaziale franco-tedesco, cioè al sistema di difesa europea. Ci en�triamo alla grandissima. Ci hanno cercato loro, e stavolta non per il made in Italy o per le scarpe... Ci hanno cercalo perché siamo un grande Paese, importante e in crescila». D'Alema parla e, se potesse, gonfierebbo il petto. Lo farà, qualche ora dopo, davanti alle telecamere tv in una piazza di Nardo: Finmeccanica spiegherà era una di quelle aziende pubbli�che coi bilanci e tulio il resto sottosopra, abbiamo cambialo il management scegliendo uomini competenti e non legali ai partili, ed i risultati eccoli qua... Ma torniamo nel salotto di Gallipoli. Su uno dei tavolini sono affastellati i fax della rassegna stampa. Molli titoli riferiscono dell'appello di Emma Bonino: «Non consegniamo il Nord a Bossi e Berlusconi». Il premier commen�ta: «Ha detto quello che doveva dire, e cioè che il centrodestra è pericoloso e il centrosinistra no. Se in base a questo ragionamento i radicali valutano, per esempio, che Cacciari in Veneto è più affida�bile di Galan, è un bene. Ma quello che non hanno capilo in molti ò che il dialogo con i radicali è una iniziativa strategica che interessa certo l'oggi, ma guarda al 2001. Dite che Castagnelti è arrabbialo? Non ci credo, non è così, io dico, invece, che è contento. E per due semplici ragioni: la prima è che se si vincono le elezioni lui elegge più consiglieri e più assessori; la seconda è che può finire sui giorna�li polemizzando fortemente con me. E tutti hanno un problema di visibilità...». Sarà pure come dice il premier, ma intanto dai partiti del centro arrivano proteste e lamenti per il dialogo avvialo con la Bonino. Possibile che D'Alema non sia preoccupato per il risultato elettorale di Democratici e Ppi? «Ma smettiamola... Queste polemiche intorno ai partiti sono cose da caffè o da giornalisti, solo voi gli date ancora peso. Tra un mese ci sarà un referendum, il referen�dum lo vinceremo e alle politiche del 2001 i partiti non ci saranno più. Sono polemiche inutili, que�ste. Come quella sulla premiership: altra roba per giornalisti. Oggi il leader sono io, domani si vedrà. Cosa volete che importi ai cittadini di chi candideremo nel 2001?». Effettivamente, importa più sa�pere chi vincerà le elezioni di domani. D'Alema la sua previsio�ne l'ha falla: 10 a 5 per il centrosi�nistra. Qualcuno gli ricorda che si sbilanciò, e proprio qui a Gallipoli, anche alla vigilia del 21 aprile: «Alla Camera disse l'Ulivo avrà 342 seggi». Ora, lasciando il salot�to di casa Fasano per l'ultimo giro elettorale, dice: «Ricordo, ricordo bene. Di seggi, invece, ne prendem�mo 338. Quattro in meno di quan�to avevo previsto». Si ferma, si volta e sorride: «Un errore imper�donabile per un professionista come me...». A casa del sindaco tra i dolcetti e una telefonata di Blair: «Siamo un grande Paese» La campagna elettorale? «Legittima difesa» «Castagnetti? Si lamenta sempre ma in fondo è contento cos�Polemizzando con me ha risolto i suoi problemi di visibilità» Nella foto grande a sinistra il presidente del Consiglio Massimo D'Alema, qui accanto il primo ministro inglese Tony Blair

Luoghi citati: Gallipoli, Italia, Puglia