Contro gli ebrei con Passione di Sandro Cappelletto

Contro gli ebrei con Passione Ha toni antisemiti il testo in scena luned�a Torino per «Tempus Paschalis» Contro gli ebrei con Passione Un Metastasio poco politically correa Sandro Cappelletto TORINO Li~| EMPIA Gerusalemme ver7 rà distrutta, il popolo infe�dele punito, l'orrore di quel giorno sarà tale che le I madri mangeranno i pro�pri figli. Non modera la violenza antisemita Pietro Melasasio quan�do scrive La Passione di Gesù Cristo Signor Nostro, un testo che molti compositori cattolici hanno considerato di riferimento. Il pri�mo fu il veneziano Antonio Caldara, nel 1730 a Vienna, in un'esecu�zione durante la settimana santa alla presenza di Carlo VI, «sacro romano imperatore». Un debullo di fatto contemporaneo alla Passio�ne secondo Matteo di Bach, esegui�la a Lipsia. Questa partitura, di raro ascol�to, verrà interpretata dal gruppo l'Europa Galante diretto da Fabio Biondi a Torino, luned�17 aprile alle ore 20.30 nella Chiesa di San Filippo per un ciclo di concerti dedicato al Tempus Paschalis. Il testo di Metastasio, dopo Caldara, verrà intonalo anche da JommeUi, Myslivecek, Di Maio, Paisiello, Spontini, fino a Morlacchi che scri�ve una Passione nel 1812. Per chi è abituato ad associare il racconto della Passione alla musica di Bach e alla fede luterana, i motivi di sorpresa, di sgomento, saranno molti. Nel messaggio augurale autogra�fo inviato da Giovanni Paolo II e letto dal cardinale Paul Poupard all'apertura del convegno «Le voci della Passione», che si è tenuto nei giorni scorsi al Pontificio Istituto di Musica Sacra di Roma, il Pontefi�ce ha definito le musiche dedicate alla Passione di Cristo testimonian�za di «un dramma corale». Una dimensione assente dal testo di Metastasio e dalla scrittura di Caidarà; difficile infatti riconoscere quella «modalità etica fondamenta�le» di cui parla Ernest Ansermel quando definisce l'opera di Bach «visione di una società umana spiri�tuale». E' questa comunità a non interessare gli autori italiani: il racconto della Passione non diven�ta occasione di partecipazione col�lettiva, rimane pretesto per le mira�bilie dei cantanti. La compiaciuta autosufficienza del canto indivi�duale diventa la principale preoc�cupazione di Caldara, la relazione della vocalità con la vicenda non è mai dimenticata da Bach. La di�stanza delle due civiltà musicali non potrebbe essere più evidente. Bach inizia con un coro che chiama chi ascolta a condividere il dolore, Caldara si affida a un «Dove son, dove corro» dello da Pietro percos�so dal rimorso, dal senso di colpa per la triplice sua negazione del Cristo. Il succedersi dei recitativi, delle arie, delle virtuosistiche variazioni vocali non ha, in Caldara, nulla da invidiare ad un palcoscenico operi�stico. Per non deludere il suo musicalissimo ospite, l'autore sceglie per i ruoli di Pietro e dell'evangeli�sta Giovanni due evirati cantori, un contraltista e un sopranista, sacrificando ogni ipotesi di verisimiglìanza alle squisite mode del tempo (a Torino, saranno due voci femminili). Anche Cristo è assente: invano cercheremo, in questa mu�sica, la drammaticità del suo mori�re come la testimonia Bach nella disperata tensione armonica che accompagna i due «laul», i due umanissimi ultimi gridi di Gesù. Il momento della morte scivola via, in Caldara, nella distrazione di un recitativo: appena le parole «tut�to è compilo» ci ricordano quel�l'attimo, neppure l'ombra di una dissonanza, di una slogatura, altraversa la musica. Grazie a questo testo Metasta�sio diventa «poeta cesareo» alla corte di Vienna, incarico che manterrà fino alla morte. La sua non è una Passione secondo Giovanni o Marco, Luca o Mat�teo; la libertà narrativa è totale: del resto, non esiste per la Passione un testo liturgico di riferimento come, ad esempio, esiste uno Stahat Mater, un Te Deum, un Requiem, la Messa. Nel confronto con i versi di Picander per Bach, emerge nella scrittura metastasiana l'insistenza sulla colpa degli Ebrei. Dice Gio�vanni: «Qual terribil vendetta so�vrasta a le Gerusalemme infida! Il divino presagio fallir non può; già di veder mi sembra le tue mura distrutte... incenerito il Tempio, dispersi i Sacerdoti, in lacci avvol�te le vergini, le spose». E le mamme diventeranno cannibali dei figli. Pietro si fa raccontare la morte di Cristo e giunto al monento della Crocifissione esclama: «Come in�ventar polea pena maggior la crudeltade ebrea!». Risponde Giusep�pe d'Arimatea: «Si, l'inventò», strappando la madre dai piedi del�la Croco. Metastasio ignorava che erano romani i soldati attorno alla Croce? Esiste un protagonismo an�tisemita della letteratura italiana nel Seticcenio? Per Gerusalemme «ingrata», la «mina» sarà «forsen�nata», felici invece i monarchi che «vinceranno» nel «vessillo» di Cri�sto. Una Passione militante ha dunque altraversalo l'Europa cat�tolica nel secolo dei Lumi Padre Leopold Kanntner, musi�cologo viennese intervenuto al con�vegno romano, ha definito i rilievi ai passaggi antisemiti di Metasta�sio «figli di un Isterismo antibaide�riano». Giudichi il pubblico di Tori�no. San Pietro esclama: «Come inventar potea pena maggior la crudeltate ebrea!» Ma per padre Kanntner i rilievi odierni al testo sono «figli di isterismo antibaideriano» ??pwip^^v** l?M^ i— Pietro Metastasio scrisse una Passiont che è stata musicata da molti compositori cattolici. Sopra un'immagine moderna di Gerusalemme. La città, secondo la partitura di Metastasio. meritava un'orrenda distruzione per la «colpa» degli ebrei