Stranieri, Platini apre una breccia di Marco Ansaldo

Stranieri, Platini apre una breccia FIFA E UEFA CERCANO UN ANTIDOTO ALLA SENTENZA-BOSMAN Stranieri, Platini apre una breccia A Strasburgo persino Cohn-Bendit invoca un limite il caso Marco Ansaldo inviato a STRASBURGO IL giro delle sette chiese, che Michel Platini, l'allenatore del Manchester, Alex Ferguson, o il presidente dell'Uefa, lo svedese Lennart Johansson, hanno com�piuto ieri al Parlamento europeo di Strasburgo ha smosso forse qualche mattoncino nel muro che strangola il calcio dopo la sentenza Bosman del dicembre '95: i politici della commissione europea hanno compreso che l'applicazione rigida di quella sentenza ha procurato devasta�zioni inimmaginabili cinque an�ni fa. Da luned�(con i rappresen�tanti di 54 federazioni sportivo) si comincerà a discutere concre�tamente di improrogabili modifi�che. Persino Daniel Cohn-Bendit, il leader del Maggio francese, oggi deputato dei Verdi e buon amico di Platini, ha ammesso che ipaalcosa va rivisto. «Se in Fran�cia una legge impone di trasmet�tere il 40^i di spettacoli di produ�zione nazionale, si potrebbe ob�bligare un club a schierare un numero minimo di indigeni. Va protetto chi alleva i giovani: ser�ve un protocollo che consenta al club d'origine di tenerli per i primi anni professionistici». Opinioni condivise da Pietro Mennea, ormai l'unico europarlamenlare con un grande passato sportivo. L'ex recordman dei 200 ha detto a Johansson e Platini che il calcio ha già gli strumenti per riequilibrare la situazione: «Noi politici dobbiamo dare una base giuridica perché lo sport operi in una certa direziono. Le Federazioni potrebbero imporre il limile dell'utilizzo di 5 stranie�ri per partita. Questo non lede la libera circolazione del calciatore in Europa né il suo status di lavoratore, perché il suo lavoro non consiste solo nel giocare la partita». Una ipotesi che ricorda il direttore esecutivo dell'Uefa, Aigner «venne bocciata a suo tempo, ora è difficile riproporla». Anche se i tempi sono un po' cambiati e sono spariti, nei ruoli chiave, alcuni oppositori come il belga Van Miert. In mano ai dirigenti dei club, il fucile Bo�sman è diventato una bomba. E si sono aperti altri crateri: squa�dre senza più l'identità naziona�le. Paesi in cui i giovani non trovano spazio. Nazionali sem�pre più deboli e pochi club sem�pre più ricchi e forti, ingaggi elevatissimi, contratti che i gioca�tori rompono senza rispettarne la scadenza. Di certo la formula per tornare indietro non può ossero un patto tra gonliluommi. Aigner, il direttore esecutivo dell'Uefa, lo ha chiarito con preci�sione svizzera: «Il comportamen�to di chi aggira qualsiasi norma per arrivare al successo ci ha tolto l'illusione che certi accordi sarebbero rispettati». Dunque la strada, per la Fifa e l'Uefa, rima�ne quella di un protocollo che riconosca la specificità del calcio rispetto ad altre attività economi�che. E' il nodo più inestricabile: la stragrande maggioranza degli europarlamentari lo ritiene un business da assoggettare alle nor�me generali. «Tuttavia dobbiamo rompere la spirale per cui da anni tutti i migliori finiscono nei mi�gliori club, a cominciare dai gio�vanissimi», ha detto Platini. «Dobbiamo ritrovare un equili�brio tra Nazioni e club forti che comprano e Nazioni e club deboli che vendono soltanto ha aggiun�to Aigner -: non è possibile che 3 o 4 Paesi si approprino di tutto». E Johansson, favorevole all'obbli�go di avere in campo almeno 6 giocatori utilizzabili per la Nazio�nale, ha ricordato che la Cham�pions League è stata modificata proprio per ottenere più soldi e ridistribuirli ai club minori. An�che se la fetta maggiore finisce ai soliti: «E poi si lamentano per gli impegni eccessivi ha ironizzato il presidente dell'Uefa -. Se voglio�no, si toma alla formula della Coppa dei Campioni, però si scor�dino quei soldi». Impossibile. Michel Platini ieri a Strasburgo

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