«In quella clinica facevamo aborti clandestini»

«In quella clinica facevamo aborti clandestini» «In quella clinica facevamo aborti clandestini» L'anestesista conferma le operazioni illegali a Villa Gina Giovanni Bianconi ROMA «Sì, è vniD, a Villa Gina praticavamo aborti oltre i limiti di tempo consenti�ti dalla legge». Davanti al pubblico ministero Roberto Staffa parla uno degli arrestati e solleva un altro lembo del velo che finora ha coperto il presunto scandalo. Non è il chirur�go Aio Spallone, né suo nipotti Mar�cello, principali indagati nell'inchie�sta romana, ma l'anestesista «di fidu�cia» Giuseppe Capozzi, detenuto agli arresti domiciliari. Qualcosa aveva già ammesso da�vanti al gip, e adesso il pm ha riconvocato il dottor Capozzi nel suo ufficio per approfondire quelle con�fessioni che sembrano rendere an�cor più solida tm'indagine dai confi�ni ogni giomo più ampi. Alla porla del pm Staffa, al quarto piano dei palazzo di giustizia, bussano in conti�nuazione avvocati, testimoni e po�tenziali indagati. C'è chi prometto collaborazione, chi vuol chiarire la sua posizione prima di ritrovarsi i carabinieri in casa, clii si preoccupa leggendo i giornali. Sembrano torna�ti i tempi di Tangentopoli, quando gli inquirenti quasi non avevano il tempo di ascoltare tutti quelli chi; chiedevano di essere interrogati. la psicologa Alda Marlegani, ad esempio, in servizio al consultorio di San Godenzo tirato in ballo da una ragazza che ha abortito a Villa Gina e che ha riferito di aver avuto li l'indicazione della clinica privata la quindicenne R.V. arriva in com�pagnia del suo avvocato. Ma duran�te l'inUirrogatorio il legali; resta fuo�ri dalla porta, la psicologa rimane soltanto una testimone, non è inda�gata, e in questa veste fornisce al pm la sua versione tlei fatti: non ò stala lei a consigliare a R.V. di rivolgersi al dottor Spallone. E anzi ricorda: «Quando incontrai la ragazza non aveva ancora superato i tre mesi di gravidanza, e il ginecologo del con�sultorio, in una visita successiva, lo consigliò di recarsi al San Camillo per effotluare un'ecografia d'urgen�za». Subito dopo tocca a Giuseppe Capozzi, lui si indagalo e accusato di «associazione per delinquere» al pa�ri degli Spallone, di un'ostetrica e una «ferrista». L'uomo ammetto di essorsi roso conto che sposso e volen�tieri ^li aborti praticati andavano oltre i limili previsti dalla legge; so ne accorgeva in sala operatoria, ve�dendo che venivano utilizzati «i ferri grandi)), quelli necessari quando s'in terviene dopo le 12 settimane di gestazione, «lo percepivo questa si�tuazione solo sul momento, non lo safievo prima né contribuivo a piani�ficare l'intervento», spiega l'anestesi�sta al pm. L'uomo parla come se si stesse liberando di un peso che s'è portato dentro per troppo tempo; fino ad ora non aveva avuto la forza di racconta�re quel che accadeva nella clinica privata dell'Eur, ma ora che il fronte del silenzio s'è rotto e lui stesso è accusato di un reato che considera mollo grave, non si sottrae alle sue responsabilità. Assisteva e collabora�va allo operazioni illegali, contri�buendo agli alxjrti clandestini, [jerché racconta temeva ritorsioni da parte del dottor Spalloi ie, che poteva�no arrivare fino al licenziamento. «Capozzi era un dipendente in catti�vissime condizioni economiche», spiega il suo avvocato Giuseppe Po�scia, e dunque accettava di parteci�pare ad operazioni che lui stesso riconosceva illegali pur di mantene�re il posto di lavoro. Per l'accusa le dichiarazioni dell'anestesista sono un'importante conferma di quelle di Feliziana Alesso, l'ex-segrelaria di Ilio Spallone che ha dato il via all'inchièsta, dopo quelle delle donne che hanno svelalo i loro aborti clandesti�ni. Il pm Staffa è titolare anche di altre due inchiesto sullo sfruttamenlo della prostituzione contro alcuni «protettori» albanesi e rumeni, nelle quali è venuto in contatto con giova�ni donne che hanno avuto a che faro con Villa Gina, per inlerrompefe gravidanze indesiderate. I controlli sulla clinica degli Spal�lone si sono eslesi ai rimborsi ottenu�ti dalla Regione, nel sospetto che gli aborti clandestini venissero certifi�cati come interventi di altro tipo per ottenere la sovvenzione del Servizio sanitario nazionale. Per ogni aborto «ufficiale», invece, il rimborso regio�nale era di circa 800.000 lire, e il direttore sanitario della clinica. Cen�so Micheli, mette le mani avanti: «Io personalmente facevo circa la metà delle cartelle cliniche per l'interru�zione volontaria di gravidanza, e posso attestare che l'intervento era fatto entro il 90" giomo di gestazio�ne, come disposto dalla legge. Tutto il resto lo ignoro». Lo scandalo si allarga: al pm arrivano nuove testimonianze La Regione revoca la convenzione Mario Spallone, fondatore di «Villa Gina» A destra la casa di cura al centro dell'Inchiesta per gli aborti clandestini

Luoghi citati: Roma, San Godenzo