Clinton dà un mese a Barak per la vera pace con Arafat

Clinton dà un mese a Barak per la vera pace con Arafat Clinton dà un mese a Barak per la vera pace con Arafat Andrea di Robllant conlspondente da WASHINGTON Bill Clinton, ansioso di passare alla storia come l'artefice della pace in Medio Oriente, ha chiamato a rap�porto il premier israeliano Ehud Barak alla Casa Bianca per dargli quella che spera sarà l'ultima spin�ta necessaria perché arrivi a un accordo con i palestinesi nel giro di un mese. Il blitz di Barak a Washington dov'è rimasto meno di 24 ore non ha sciolto gli ultimi nodi, ma gli americani sperano che sia perlomeno servito a rilan�ciare il negoziato che langue da settimane in un hangar alla base aerea di Bolling, a pochi chilometri dalla capitale. L'attenzione delTAmministrazionc Clinton è di nuovo concentra�ta sul capitolo israelo-palestinese della grande partita diplomatica in Medio Oriente, ora che il dialo�go tra Israele e Siria si trova ad un punto morto. Durante la sua breve sosta Barak ha anche messo a fuoco con gli americani il proble�ma dell'imminente ritiro dal libcno. Ma il negoziato con i palestine�si Clinton riceverà Àrafat alla Casa Bianca la settimana prossi�ma ha finito per dominare i colloqui. Il tempo a disposizione si sta riducendo, e la pressione sulle parti diventa ogni giorno più forte. Barak e Arafat si sono impegnati ad arrivare ad un accordo-quadro entro il 13 maggio. Ma il negoziato non va avanti e la retorica è nuovamente piena di acrimonia. Domenica scorsa Arafat ha perfi�no accusato Barak di essere «mol�to peggio» di Benyamin Netanyahu. Nell'aereo che ha portato il premier israeliano a Washington un suo collaboratore ha detto ai giornalisti che c'era ancora parec�chia strada da fare prima che la Casa Bianca potesse formulare una soluzione di compromesso fi�nale. Il prossimo giugno Israele do�vrà consegnare ai palestinesi un altro pezzo di Cisgiordania, ma le due parti non riescono a mettersi d'accordo sui termini di quest'ulte�riore passaggio. E continua a pesa�re sui colloqui l'ipotesi che Arafat dichiar�unilateralmente la crea�zione di uno Stato palestinese. Barak ieri si è insediato per la giornata alla Blair House, la resi�denza per gli ospiti stranieri, e a ruota ha incontrato il negoziatore americano Dennis Ross, il segreta�rio di Stato Madeleine Albright e il consigliere perla Sicurezza Nazio�nale Sandy Berger. Poi ha attraver�sato la strada per un incontro di oltre un'ora con Clinton. Nonostante le difficoltà, il nego�ziato israelo-palestinese rimane comunque il più promettente in questo momento. Clinton ha detto a Barak di non aver sentito nulla di nuovo o di incoraggiante da Damasco negli ultimi giorni. E il negoziato tra Israele e Siria, che il mese scorso sembrava essere a un passo dalla conclusione, ora è com�pletamente fermo in attesa di una mossa da parte di Hafez Assad. Barak ha offerto alla Siria di resti�tuire l'intero altopiano di Golan ad eccezione di una striscia di terra lungo il Mare di Galilea. Finora Assad ha insistito che vuole tutto il Golan perso nella Guerra dei sei giorni nel 1967, senza eccezioni. E u il dialogo si è arengo Gli americani speravano che un successo sul fronte israelo-palesti�nese avrebbe rapidamente spiana�to la strada a un accordo di pace tra Israele e Libano, facilitando il ritiro israeliano dal Sud Libano. Ora pare certo che Israele comince�rà il suo ritiro in assenza di un accordo con la Siria. E il principale timore, a questo ponto, è il destino delle milizie libanesi che hanno lottato al fianco degli israeliani. L'Amministrazione Clinton sem�bra aver accettato l'inevitabile, e cioè che dovrà farsi almeno par�zialmente carico del ritiro ebraico dal Libano e del ricollocamento delle milizie libanesi filo-israelia�ne. Un colono prega a Efrat, in Cisgiordania. dove è incominciata la costruzione non autorizzata di 350 nuove abitazioni