Un «alpenstock» trentino a Roma

Un «alpenstock» trentino a Roma Un «alpenstock» trentino a Roma Filippo Ceccarelii COSI', a 84 anni, se n'è andato anche il vecchio Flam. Alla fine e per lui sarà stata senz'altro una consolazione era riuscito a tornare a piazza del Gesù. Dopo una serie di improbabili convegni semiclandestini e al termino di patetici rivolgimen�ti giudiziari sull'uso dello scu�do crociato, come fondatore di una De rifondata come si rifonda un mistero di fede o un culto martiroJocico, Flami�nio Piccoli aveva di nuovo un ufficio in quel fatale palazzo. Della vera De, quella che ha governato l'Italia per quasi mezzo secolo, è stato quasi tutto: duo volte segretario, due volte presidente, capo�gruppo alla Camera, presiden�te dell'Internazionale De, mi�nistro. E tuttavia, con Piccoli, viene a mancare un democri�stiano difficilmente cataloga�bile. TJn doroteo, certo. Ma noi suo caso quell'etichetta correntizia che più di ogni altra indicava un codice gene�tico e antropologico, si è sem�pre tirata appresso una qual�che appendice esplicativa. Ec�co, più precisamente Piccoli è stato un doroteo con l'anima, un doroteo passionale, istintivo, a volte perfino ingenuo. Attributi, oltretutto, incompa�tibili con uno stile di corrente di per sé prudente, felpato, devoto alle sfumature del po�tere per il potere. Il vecchio Flam costituiva invece un'ec�cezione. A volte felice, a volte meno. Fatto sta che nessun doro�teo avrebbe tuorìato da una tribuna congressuale (IX con�gresso) contro Roma «città liizantina e corrotta». Né avrebbe accettato di fare il segretario (nel 1969) contro Moro, con soli 85 voti a favore e 87 schede bianche. Nessun doroteo si sarebbe cos�«sco�perto» nel chiedere a Leone di dimettersi da presidente della Repubblica. O, su tutto un altro terreno, avrebbe preso a polemizzare con un vescovo a proposito di apparizioni ma�riane, oltretutto difondendo�ne quasi in blocco l'autentici�tà. Piccoli era fatto così. Al tempo dei registratori di cas�sa, se ne uscì: «Mia moglie dice che i commercianti sono ladri». La diplomazia non era il suo forte. Suppliva l'ardore, e una corta irrequietezza, peral�tro temutissima. Celebre, nel�la De, uno storico appello di Emilio Colombo in un Consi�glio nazionale: «Quanto a te, caro Flaminio, se un suggeri�mento posso darti: calma, cal�ma, ealma...». Sarà stata l'origino monta�nara era nato a Kirchbichl nel 1915, famiglia trentina: «Alpcnstock», lo chiamava Fortebraccio a renderlo cos�diverso dai democristiani mor�bidi, gommosi, immoti cultori di equilibri a tutti i costi. Lui invece era operoso e al tempo stosso sospettoso. Ma c'era in Piccoli anche un che di senti�mentale, un afflato temera�rio, un certo gusto di ficcarsi generosamente in mezzo alla confusione, magari solo per descriverla. Era anche un gior�nalista, fondatore e direttore dell'Adige; e di questa sua origine si avvertivano subito tutti i vizi e le virtù. Alla politica vera e propria era arrivato nei primi Anni Cinquanta, a seguire la frana del dossettismo e dopo una tempestosa leadership nell' Azione cattolica di Trento. C'è anche un decreto di espulsio�ne firmato da Luigi Gedda nell'album di ricordi del giova�ne Piccoli. Che si disse dispo�sto s�ad abiurare «a patto, che ciò avvenisse con il rituale usato dai vescovi ortodossi costretti a giurare deferenza a Stalin». Già allora piuttosto determinato. Deputato nel 1958, vicese�gretario con Rumor, segreta�rio nel 1969, viene spazzato via dal patto generazionale (Forlani-De Mita) di San Ginesio, ma poi è recuperato e sarà quindi un ottimo capogruppo al tempo della solidarietà nazlonale, arrivando perla se�conda volta sulla poltrona di segretario. Nel 1980, congres�so del preambolo, entra come candidato di centrosinistra e ne esce con lacrime e alti lamenti confermato a piazza del Gesù da una maggioranza di centrodestra. Ma si trova a governare la De nel periodo peggiore: casi P2, Cirillo, Cal�vi, niente più Quirinale né Palazzo Chigi. Nel 1981 impo�ne r«assemblea degli ester�ni», coraggiosa tappa di ripen�samento autocritico. Poi si tira da parte, all'inizio come padre nobile di De Mita, ma col tempo arriverà a dargli del «tiranno». La vecchiaia e la lontanan�za dal potere accentuano il gusto di andare controcorren�te, trasformando Piccoli in una figura di notabile anticon�formista, una specie di Scalfaro meno pensoso, e più inter�ventista. A parte la costante denuncia di complotti contro la De, accompagnata a un'in�termittente segnalazione di misteri sui casi più controver�si (rapimento Moro), l'ultimo o se si vuole il penultimo Piccoli si mise di buzzo buono per portare Pannella e la Boni�no, incontrati durante la bat�taglia contro la fame nel mon�do, nel governo. Poi, molto prima di Cossiga, si espose per la concessione della gra�zia a Renato Curcio. E in una logica imperscrutabilmente cristiana («perdonista» diceva�no gli avversari, semplifican�do), si spinse non solo a posare un fiore sulla tomba di Mara Cagol, ma anche a procu�rare, tramite una suora, un avventuroso finanziamento per ex brigatisti in carcere. Perfino sul delicatissimo terreno pacifista si misurò lo slancio di Piccoli. Perplesso sull'installazione degli FI6 a Crotone, riusci a becoarsi, un inviperito richiamo dal Fbpb* lo, giacché «vi sonoetà: 'e responsabilità politiche nelle quali è arduo vestirsi da figlio dei fiori...». Prima che partisse la slavi�na di Tangentopoli non si risparmiò richiami vagamen�te autoflagellatori: «Se conti�nua cosi faremo ridere anche i sassi». Reag�a muso duro come pochi altri contro Cossi�ga, ma in certe occasioni fu lesto a lodarlo e a difenderlo. Con quell'autonomia di giudi�zio che un tempo sarebbe stata addebitata a uno dei suoi abituali scatti d'umore, ma che alla fine molto alla fine, troppo alla fine, insom�ma oggi che Piccoli non c'è più si può addirittura rilegge�re come un esempio di saggez�za. La diplomazia non era il suo forte Polemizzò perfino con un vescovo che dubitava delle apparizioni mariane Dopo la diaspora, era finalmente riuscito a tornare in piazza del Gesù Poco prima di Tangentopoli disse: «Se continuiamo in questo modo finiremo per far ridere anche i sassi» Una recente immagine di Flaminio Piccoli

Luoghi citati: Crotone, Italia, Roma, Trento