La Stampa - Consultazione Archivio

La dark lady esagerata La dark lady esagerata ON so perché gli organizza�tori de Festival hanno scel�to di tributare un omaggio a Dalida. Forse conoscono qual�che segreto della sua vita che io ignoro o forse semplicemente con�servano la suggestione di quella matrona mediterranea che fu po�polarissima anche in Italia tanti anni fa, con il suo bel viso e la voce calda, prepotente. Comunque sia, la scelta mi sembra originale e indovinata. Ecco un bel posto dimenticato dove possono curiosare i nostalgi�ci della canzone «come una vol�ta». Dalida viene sempre e solo ricordata per il suo legame con Luigi Tenco nei giomi di quel tragico festival di Sanremo 1967; c'è il sospetto che ci fosse anche lei nella stanza dove Tenco morì, qualcuno sostiene dopo una tragi�ca roulette russa. Nessuno che ricordi mai suoi treni'anni di car�riera, i travolgenti spettacoli che fecero la storia di locali importan�ti come L'Olimpia di Parigi e i dischi, le tantissime canzoni meise in più lingue: più di quattrocen�to, quasi tutte sepolte negli archi�vi. Erano brani sempre sopra le righe, enfatici, come oggi non usa più, perché quello era il suo mar�chio: sia scrivessero apposta per lei, come nei casi celebri de «I ragazzi del Pireo» o di «Zingari», sia che interpretasse cover come «La danza di Zorba» o «Bang Bang», il pezzo beat di Cher che fu curioso ascoltare nella sua lingua mèlo. Dalida era cos�anche nella vita. Passionale, esagerata, umo�rale. Con una vena darfc affasci�nante ma pericolosa, quasi streghesca, che portò molti suoi uomi�ni a sceglici a la via del suicidio e lei slessa a cercare la morte, tentò di togliersi la vita un anno dopo Tenco ma la salvarono. Ci riprovò nel 1987 e la ebbe vinta, ingeren�do un flaccone di barbiturici. La�sciò un biglietto d'addio in cui spiegava che la vita era diventala insopportabile, proprio lei che in certi momenti era sembrala un inno alla forza della natura, e concludeva come quel suo amore lontano lontano «perdonatemi». Riccardo Berionceili