Bella Roma Viaggio nel '600 con Bellori

Bella Roma Viaggio nel '600 con Bellori Bella Roma Viaggio nel '600 con Bellori OLTRE 700 di�pinti, sculture, opere grafiche e reperti ar�cheologici arrivano a Roma dal Louvre e da Washington, Londra, Berlino, Pietroburgo, Vienna, Anversa, Dre�sda per la mostra curala da Eveli�na Borea e Andrea Emiliani, Nel reticolo azzurro degli spazi esposi�tivi allestiti da Lucio Turchetta tra terreno e primo piano del Palazzo delle Esposizioni, si respira cos�dopo decenni l'aria delle grandi mostre del dopoguerra, da Homa a Bologna, Soprattutto di quelle cura�le a Bologna da Gnudi ed Emiliani, soprintendenti modello di un minisiero die ancora non c'era. In quelle esposizioni bolognesi dedicale alle glorie europee della scuola e all'Ideale classico del Sei cento di cui non poche opere ricompaiono qui a Roma, da Pous�sin a Duquesnoy, da Reni ai due stupendi Paesaggi con storie di LA MODESETTMarc Beale Ludovisi del Domenichino, già ricordate dal Bellori nel 1072 nelle collezioni di Luigi XIV e la radice prima di questa. La mostra è dedicala all'Idea del hello nella Roma del "600 sulle onne di Giovan Pietro Bellori, bio�grafo, poligrafo, «antiquario» com�missario delle antichità pontificie, amico di Poussin e degli ultimi classicisti romani del '600, Sacchi e Maratli, nonché inventore della contrapposizione fra il «naturale classico» di Annibale Cartacei e dei suoi seguaci ed eredi e il «naturale volgare» del Caravaggio, L'Idea del Belìo, conciliante naturalità, mo�delli statuari classici e apollinea selezione e fusione di Raffaello, era il titolo di un'orazione del Bellori all'Accademia di San Luca a Roma nel 1664. Ed ecco, nelle sue Vite, quadro parziale ma fondamentale del '600 STRA A ANA Rosei a Roma, Annibale Carracci: «Il suo proprio stile fu di unire insie�me l'idea e la natura»; e Guido Reni; «Portò seco Guido dal suo nobil genio una mente elevata alla bellezza, e con lo studio delle più belle forme l'accrebbe al sommo, diffondendo il lume della sua cele�ste idea». L'idea fondamentale, anche sce�nografica, che domina l'area terre�na della mostra, da Caravaggio, Annibale e i bolognesi a Poussin e Duquesnoy, è appunto quella di contestualizzare secondo il dettato di Bellori grande pittura e modelli classici riemersi nello stesso '600 dagli scavi romani e fonti d'orgo�glio nelle grandi collezioni gentili�zio, Ludovisi e Massimo, Borghese e Medici, Farnese e Chigi, prima di affluire nei musei di Roma e Napo�li e di là dalle Alpi, Ne risultano momenti di altissi�mo fascino: il patetismo ellenistico dei due Niohidi degli Uffizi, già nei giardino di Villa Medici, davanti alla grande Strage degli Innocenti del 1611 di Guido Reni, che secon�do Bellori li «studio mollo»; i'Afro dite accovacciata Farnese dell'Ar�cheologico di Napoli davanti alla Caccia di Diana Borghese del Dotnenichino; i due bassorilievi «nu�ziali» con Fanciulle danzanti del Louvre, già Borghese e Pampliily, a confronto con il grande Impero di Flora da Dresda, apice ovìdiano di Poussin, che, sempre secondo Bel�lori, volle i calchi dei due bassorilie�vi. Da un tale contesto risultano un poco avuLse le presenze di Caravag�gio, pur sempre fascinoso, dalla rara squisita liquidità cromatica diurna della Maddalena Pampliily («Dipinse una fanciulla a sedere sopra una seggiola con le mani in seno in atto di asciugarsi i capelli. la ritrasse in tuia camera ed aggiun�gendovi in lena un vasello d'un�guenti la finse per Maddalena») alla grande Madonna dei palafre�nieri della Galleria Borghese, di Van Dyck e di Rubens, pur giustifi�cale dall'essere le loro Vite fra le prime, subilo dopo Annibale e Agoslino Carrocci e Federico Barocci. Rubens è comunque ottimamente presente con fogli dello stupendo album dell'Ambrosiana di disegni dall'antico, dal Laocoonte aii'Ercole Farnese oggi a Napoli, al Seneca morente Borghese oggi al Ixiuvre, L'originale romano in marmi poli�cromi, scoperto alla fine del '500 sull'Esquilino e ammirato nel '600 come esempio d�gusto «barocco» ai limiti dell'incredibile, e anch'es�so presente in un vano apposito, rapportato con una vista «a cannoc�chiale» con un altro celeberrimo modello per i pittori seicenteschi, l'Arianna dormientegìk nella villa Medici al Pincio e oggi all'Archeolo�gico di Firenze, da cui Velàzquez trasse il bronzo per Filippo IV di Spagna. Il corridoio con le due statue agli estremi si incrocia con uno dei due fulcri della mostra, la sequen�za di spazi dedicata a Poussin, culminante nella Presa di Gerusa�lemme da Vienna, formidabile eser�cizio classico-raffaellesco alla pari con il Ratto deHe Sabine del Lou�vre. L'altro fulcro consiste nel vasto spazio offerto all'Ercole al bivio fra la virtù della poesia e della filosofia e il vizio arti comprese di Annibale Carracci, già in Palazzo Farnese e oggi a Napoli, esempio altrettanto d�gran pittura quanto di elaborazione «concettuale» e simbolica di un manifesto del filo�ne classico del Seicento; e alla mirabile serie di disegni per la Galleria Farnese. Il primo piano è dedicalo a Sacchi e Maratli e alla sezione archeologica vera e propria, com�presa la ricostruzione della collo�zione di piccole anticaglie romane ed egizie del Bellori, L'idea del bello. Roma, Palazzo delle Esposizioni Orario da mercoled�a lunedi 10-21 Chiuso marted�Fino al 26 giugno SULLE ORME DEL COMMISSARIO ALLE ANTICHITÀ' PONTIFICIE AMICO DI POUSSIN E DEI CLASSICISTI UNA STRAORDINARIA ESPOSIZIONE FA RIVIVERE GLI SPLENDORI DELLA CITTA' LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Marco Rosei «ili ratto di Elena», un'opera di Guido Reni, che arriva al Palazzo delle Esposizioni dal Museo del Louvre