Pedalando tra i castelli e le colline dell'Erbaluce

Pedalando tra i castelli e le colline dell'Erbaluce UNA GITA IN BICICLETTA TRA LE DOLCEZZE DEL BASSO CANAVESE Pedalando tra i castelli e le colline dell'Erbaluce WEEKEND Roberto Bollato C| È una fetta del Basso Canavese che è un inseguirsi di laghi, boschi e vigneti: da Mazze a Candia, da Masino a Maglio�ne. Una terra che profuma d'altri tempi: quando i cavalieri di Arduino vigilavano nei castelli medioevali; o i soldati dei Savoia, fin dal Trecento, riportavano la pace tra i nobili loca�li; oppure, nella prima metà deil'Ottocento. Massimo D'Azeglio, solita�rio e incompreso, si sforzava di educare gli italiani con i suoi scritti. Vale la pena di guardarla da vicino questa terra, pedalando di buon'ora in una mattinata di prima�vera, con le zolle che fumano di nebbia e laggiù le montagne bianche di neve fresca che sembrano più vicine senza il filtro del parabrezza. Un paesaggio che cancella con la dolcezza dell'oggi ricordi di un passa�to spesso bellicoso. Appena fuori Chivasso, scavalcata l'autostrada Torino-Milano, la statale corre retti�linea in direzione di Caluso, ]m piega a destra verso Mazze. La bicicletta fatica a scalare la ripida via del Municipio, ma il castello che domina il poggio ha un aspetto veramente insolito con due ali asimmetriche del Tre-Quattrocento. Già della potente famiglia Valperga fino al 1840, è monumento nazionale dal 1981. Si accede alle prigioni, dall'edificio più piccolo, attraverso un sotterraneo. Qualche minuto per ammirare la conca aperta alla pianura della Dora Baltea e si riparte sulla strada che tra vigne di Erbaluce ancora addormen�tate porta al lago di Candia, residuo di antichi ghiacciai. Una ciclopista costeggia le rive fitte di canneti. E' un'area protetta, ottanta le specie di uccelli. Qui si può ancora vedere l'airone rosso, quasi scomparso in Italia. C'è tempo per un cafie in uno dei bar, affollatissimi nei weekend e oggi piacevolmente deser�ti. Poco lontano, sul pendio di Santo Stefano, ci aspetta Candia con i suoi cento tetti di cotto. Uno strappo e siamo tra le case semplici e severe del borgo dominato dalla Torre di Castiglione, ciò che resta del castello. Tracce delle mura medioevali nelle vie Battisti e Cavour. Superata una piccola sella, via verso Strambino e poi sul fondovalle disegnato dalle pezzature dei campi. Attraversata la Dora si sale a Caravino («Cara a vinum», una delle ipotesi etimologi�che) e si raggiunge Azeglio. Nel 1754 la località fu data in feudo ai Taparelli, dai quali nacque Massimo, scrittore, pittore e figura rappresentativa del Risorgimento. L'acciottolato ci obbliga a scendere dalla bicicletta ed a percorrere a piedi la stradina lungo le mura del Castello, collegate alla Parrocchiale neoclassica con un passaggio «ae�reo» nobiliare. Sulla piazza, un bu�sto di Massimo D'Azeglio sembra guardare, con una punta di malinco�nia come allora, il bel porticato del municipio e il campanile. I rintoc�chi del mezzogiorno invitano a risa�lire in sella per conquistare, non senza sudore, Masino, il «balcone del Canavese». Sulla destra il lago di Viverone. Di fronte la linea retta della Serra spruzzata di paesini. In fondo le Alpi del Mombarone e del Gran Paradiso. Appartenuto ai Valperga dal 1070, il castello fu trasformato da fortezza a dimora. Nel '700 la marchesa Cristina Saluzzo di Miolans, trafugò da Agliè le ceneri di Ardumo d'Ivrea, primo Re d'Italia nel 1002, e le portò qui nella cappel�la. L'edificio non è mai stato abban�donato e conserva intatti mille anni di storia, al centro di un parco ottocentesco. Gli ampi saloni arreda�ti hanno ospitalo personaggi come San Carlo Borromeo, Anna Maria d'Orléans moglie di Vittorio Ame�deo II di Savoia, Gioachino Rossini e Silvio Pellico. Nelle scuderie una curiosa collozione di carrozze della famìglia Valperga. Il bar è a disposi�zione per uno spuntino. Meglio, però, non far raffreddare i muscoli. E anche l'orologio consi�glia di ripartire. Allora di corsa a Boi^omasino, accontentandoci di sa�lutare passando ciò che resta del castello dell'XI secolo. In un'altra occasione si potrà visitare la villa e la terrazza panoramica dalle quale si scorge il naviglio, un'opera idrauli�ca del XV secolo costruita da Ivrea al Vercellese con la consulenza dicono di Leonardo da Vinci. Ma non è troppo tardi per un'ulti�ma sosta a Maglione, dopo un sali�scendi tra poggi colorali dal rosa dei peschi in fiore. Qui c'è il «museo» voluto dal regista Maurizio Corgnati, ex marito d�Milva, Si chiama Macam (Museo di arte contempora�nea all'aperto di Maglione), una sigla quasi magica che contribuisce a rendere più suggestiva l'istituzio�ne. Senza scendere dalla bici si possono gustano affreschi realizza�ti sui muri delle case, ceramiche, terrecolte, sculture collocate ai mar�gini delle strade, accanto alle inse�gne dei negozi, nei prati. Le finne sono fra le più celebrate: dai cieli di Carena all'incanto delle immagini di Tabusso all'ironia d�Nespolo e Comencini, sino alle più misurate raffigurazioni di Chessa. E tanti altri, non necessariamente tutti fa�mosi, «purché diceva Corgnati abbiano qualcosa da dire». Non c'è biglietto da pagare, né orano di visita. L'ultima pedalata CiglianoHondissone-Chivasso è per recupe�rare l'auto, con il pomeriggio che declina. Sono suiti 95 chilonidtr�di serenità macinali a nemmeno 20 all'ora. Le gambe torsi! domani pro�tosteranno, ma con discreziot, . Mazze, Candia, Masino, Maglione e Azeglio: la terra dei cavalieri e di re Arduino tra laghi, boschi e vigneti San'a al crepuscolo, con le guglie cilindriche dei 64 minareti delle moschee. In primo piano i minareti della Grande Moschea Jami 'al-Kabir, fra le più antiche e venerate dell'Islam ^m.JÉàìttéSSÈ Il castello di Masino