Nella Venezia del deserto dove regnò la regina di Saba di Fiorella Minervino

Nella Venezia del deserto dove regnò la regina di Saba IN VIAGGIO DA SAN'A, CAPITALE DELLO YEMEN Nella Venezia del deserto dove regnò la regina di Saba REPORTAGE Fiorella Minervino I /arrivo a San'a, dopo 5 ore di Lvolo da Roma, delude un poco, specie chi sogna da anni di visitare la "città magnifica, da sogno" come la evocò Moravia. La periferia della capitale (la tradizione vuole che a costruirla fosse Sem, figlio di Noè, il suo nome significa "protetta", nella Bibbia è chiamata Azal) è tutta lunghe strade illuminate di luce fioca, enormi quanto sgraziati palazzi come in tante città arabe ed europee. Elevata a 2300 metri dal livello del mare, la prima notte non concede lunghi sonni. Sicché è tutto un fantasticare sull'incredibile imma�ginazione, prima di Pasolini, poi di Moravia, nel tramutarla in un mirag�gio. D�mattina la sorpresa è, se possi�bile, più mirabolante. La Cillà Vec�chia, più o meno conservala, dove ancora molli abitano, è un miracolo di sovrana bellezza, al centro di tanta folla, tanta sporcizia, tanta miseria, Moravia parlava d'una "Venezia ara�ba che affondava nella sabbia", me�glio non si potrebbe definirla. E' un intrico di edifici superbi dal colore grigio, talora rossastro, alti dai 6 ai 9 piani, per difesa, privi d�luce in basso, poi tutti un fiorire di minusco�le finestre ogivali, rettangolari, cia�scuna adorna di arabeschi bianchi, ora dipinti, ora incisi come gli smerli che completano le terrazze in cima. Risalgono a circa 400 anni fa, ma parecchie sor:o più antiche, costruite con fango e paglia (talvolta pietruzze) che regalano lo speciale colore grigio, sul quale un genietlo dovette sbizzar�rirsi a "ricamare" quei pizzi, quegli smerli da regge scaturite dalle "Mille e una notte". Completano la visione alcune moschee dai candidi minareti. Il suk, con le consuete bottegucce, è una furia, una frenesia, gente che corre, si incrocia, si scontra, travolge in una folla che pare impazzita: per scambiarsi qualche manciata di spe�zie o il Cai, le foglie che molli mastica�no per ore, una sorta di droga leggera che dopo l'euforia può produrre nel tempo inarrestabili danni al cervello. Il SO*)*) delle piantagioni nello Yemen sono di Cat e ora il governo ha prolungato fino alle 15 l'orario di lavoro per ridurre il tempo in cui si mastica l'ambitissima e costosissima foglia. Variopinte botteghe vendono gli Al-JanLiyali, terribili coltelli soste�nuti da cinture ricamale che ciascun uomo, fin da bimbo, tiene davanti come simbolo di virilità. Ora, dopo la guerra civile tra Sud e Nord, altro segno di potenza è il Kalashnikov che quasi tutti hanno, fanciulli compresi. Non mancano frulli, animali, esem�plari modesti d'un artigianato pove�ro, per nulla adescante, misero. La povertà in questo Paese è tangibile a ogni passo, supera quella degli altri Stali Arabi, con la natalità più esorbi�tante del mondo, cioè una crescita inarrestabile del 20"o l'anno. Sono 17 milioni sopra una superficie di circa 550.000 chilometri quadrati. La mise ria crudele non rispannìa che pochi, tocca uomini, donne, soprattutto bim�bi. Le vere vittime sono le bambine, segregale in casa, velale, offerte in sposa a 12 anni (la legge impone i 14) al primo offerente della medesima tribù. Il maschio può avere 4 mogli contemporaneamente e sposarsi die�ci volte nella vita. Cos�la bimba, sfornalo il primo figlio, sovente deve andai-sene, magari per strada. Hanno occhi di vecchi i bambini di questo Paese. Per uscire dall'affascinante, infernale suk, ecco la magnifica por�ta che lo chiude fra le mura rifatte. Di sera, la Città Vecchia si trasfor�ma, diventa un luogo incerto fra mito, favola, .eggenda. L'aria e la luna sembrano fatate, i profumi para�disiaci, mentre le case color del fango svaniscono nel buio per esaltare i preziosi merletti bianchi, quasi fosrero slati or ora ricamati. Le finestrelle divengono fiammelle rosse, blu, gial�le, verdi. C'è pace fra le mura, silen�zio e magia che riconducono alla tradizione d'un popolo stanziale che si impose fra i potenti, prima del Mille a, C. Li comincia il viaggio vero dentro questa antichità cos'i distante, il solo spazio dove Pasolini pot.va girare le sue "Mille e una notte", li a incredibili suggestioni, meraviglie, si�lenzio sublime, realtà terrificaiilì. Nel Museo di San'a le creazioni più emozionanti si trovano al primo piano, dedicalo ai Sabei, antica popo�lazione semitica con architetti e inge�gneri idraulici di tale ingegno come neppure l'Egitlo forse potè vantare di simili La loro mirabile sovrana, la regina d�Saba, qui non è leggenda. bens�realtà incontrastata. Ed è alla sua ricerca che comincia il viaggio per eccellenza nello Yemen. Marib, la capitale del regno dei Sabei, tuttora occultata nelle viscere della terra e della sabbia, è oggi una nuova città, con tracce ant iche, a soli 172 chilome�tri da San'a, Come dire più di quattro ore con i fuoristrada. Infatti la strada asfalta�la (dalla Cina) è un serpente tutto curve che si insinua fra ogni tipo di paesaggio, dal Gran Canyon . jnlagne che paiono il Cervino privato di neve, rocce rosse, a villaggi dai coloralissimi suk, ioni quadrate o tonde, paesi come fortini, al deserto petroso, ora collo da vortici di sabbia, magnìfi�co dai colori che mutano a seconda della luce, a zone con alberi, pianta�gioni, cammelli. Dopo posti di blocco, gran quantità di soldati giovanissimi annali, al fine si raggiunge Marib, la cillà che controllava la rotta dell'in�censo, ora sulla riva sinistra della Valle Dhana che irriga il Deserto Sailiad. La prima visita è alla famosa Diga (una delle tante costruite dai Sabei, ma certo la più completa e noia). Pare che la fondazione i ell'imponente "muratura" di pietre e ghiaia (tenute insieme da un collante specia�le: albume d'uovo) sia passata per diverse fasi fra l'inizio del secondo Millennio e il prime a. C. Divenne comunque il punto di riferimento della fiorente civiltà d�Saba fino al suo declino. Era lunga 720 metri, alta 15 con un muro intonacalo, spesso dalla base di 60 metri. Scritte sabee ne narrano la storia. La Diga irrigava la terra di due giardini per una superficie di 72 chilometri. Si capisce allora come in un luogo cos�arido e desertico si scorga ovuncpie tanto verde, alberi, piante, aranci. Insom�ma, un altro mondo, proprio quello descritto nel Corano e nella Bibbia, dove Balquis (la regina di Sheba, l'arabo per Saba) fece visita al profeta Salomone circa nel 950 a, C. La Marib moderna è di uno squal�lore sconcertante, in compenso ecco apparire i templi che videro apparire la Regina, A Ovest, il Tempio di Awan, della dea Solo, che risale al primo Millennio a, C, e svolse le sue funzioni fino al IV secolo dell'ora Sabea, L'altro, il Tempio Bar'an, dodicalo al dio Luna, è noto come "Il trono d�Balquis", Qui la Regina di Saba aveva il proprio trono, e si trovava la camera sacra. Certa tradizione vuole che la Regina, sposata a Salomone, chiese a dei geni o demoni di traspor�tare il suo trono a Genisalenuio, là dunque s�troverebbe. Sotto il sole cocente il luogo è di un fascino e seduzione senza pari. Pare di scorgere da lontano la Regina di Saba che incede con le ancelle, solenne e conturbante, al di là del filo di ferro che circonda anche il suo tempio Una bimba, velata di nero, si avvicina con calma, I magnìfici occhi parlano por lei. Afferra una manciata di terra e me la porgo, con un magnifi�co, solenne, antico sorriso. E' il regalo più bollo: un pizzico del tempio di Balquis, la sua regina al tempo in cui l'Arabia era davvero Felix, LA CITTA VECCHIA E UN MIRACOLO DI SOVRANA BELLEZZA, DAL COLORE GRIGIO TALORA ROSSASTRO, CON QUEGLI SMERLI DA REGGE SCATURITE DALLE "MILLE E UNA NOTTE" Dalla capitale a Marib e al tempio Bar'an, dedicato al dio Luna, e noto come "il trono di Balquis" dove la Regina aveva anche la camera sacra. Certa tradizione vuole che, sposata a Salomone, chiese a geni e demoni di trasportarlo a Gerusalemme

Persone citate: Awan, Moravia, Noè, Pasolini, Saba Reportage