Caro, vecchio Bukowski, eri proprio un fanfarone di Giuseppe Culicchia

Caro, vecchio Bukowski, eri proprio un fanfarone Caro, vecchio Bukowski, eri proprio un fanfarone POCO prima della sua scomparsa, avvenuta nel mar�zo del 1994, Char�les Bukowski appreso da un amico che qual�cuno lo stava già dan�do per motto. Convin�to che la diceria fosse fi-ulto dell'invidia di qualche altro scrittore, Bukowski scrisse allora una poesia nel suo famoso st ile assai diretto; «la vostra vigliaccheria , non sarà dimenticata I e voi sarete I morti/ molto/prima, di me». Sono trascorsi ormai sei anni dal giorno in cui un cancro sconfisse per ko tecnico all'ultima ripresa l'autore di Musica per organi caldi: minimum fax avvia la pubblicazio�ne delle lettere [Urla dal balcone, voi 1*, 1959-1969, pp. 228, L. 26.0001; Feltrinelli manda in iibrena 11 Capitano éfuori a pranzo Ipp, 138, L,22.000), splendido, tremendi) diariotestamenlo degli ultimi anni, percorso dalla consapevolezza che «la cosa terribile non è la morte, ma la vita che la gente non vive»; Guanda propone una biografia frut�to dell'appassionato lavoro del bri�tannico Howard Souness, volume di cui forse a prima vista non si senti�va la necessità. Non perché come ritenuto a torto da molti Bukowski sia lutto sommato un «minore» e perciò vada dimenticalo; ma piuttosto a causa del fatto che in sei romanzi, alcuni volumi di racconti e numerosissime poesia Bukowski si era già racconta�lo, ripercorrendo cronologicamente la sua esistenza con Panino al prò sciatto (l'infanzia infelice nella Los Angeles tra le due guerre). Factotum (la giovinezza randagia dei mille mestieri precari in giro per l'AmeriRECENGiusCulic IONE ppe hia ca). Post Office (la matu�rità col lavoro alle po�ste lascialo dopo dodici anni per dedicarsi a tempo pieno alla scrit�tura). Dotine (il consoli�darsi della sua fama letteraria), Hollywood, Hollywooii (la trasposi�zione cinematografica della parte più buia della sua vita) e Pulp (l'avvicinarsi della fine). Ma, grazie a una lunga serie di conversazioni con le persone che nel corso del tempo furono più o meno vicine a Bukowski il suo editore .lohn Marlin e la sua secon�da moglie Linda Lee, innanzitutto, e poi amici, amanti, persino qualche parente ili origini tedesche e alla lettura della corrispondenza che Bukowski intrattenne con non po�chi di coloro che nei suoi libri prima e poi finirono per diventare veri e propri personaggi letterari, Souness è riuscito con questa biografia a raccontarci un Bukowski talvolta sorprendentemente diverso dallo stereotipo che da sempre lo identifi�ca nell'alter ego/compagno di sbron�ze Henry Chinaski. Certo, tra i duo rimangono moltis�simi tratti in connine; e la grande onestà della scrittura di Bukowski qualità che forse più di ogni altra lo )«a fallo apprezzare se non alla critica unìcialt�a tantissimi lottori non viene messa in discussione: perché nessuno ha saputo narrare con allreltanla efficacia la condizio�ne dol disadattalo che vive ai mai^ini del grande sogno americano, E però, ad esempio, al contrario di quanto riportalo in Post Office, Bukowski per poter scrivere non lasciò voloniariamento l'impiego, ma venne costretto a dimettersi a causa dello troppe assenze accumu�late; e se è vero che nell'immediato dopoguerra se ne andò di casa e sopravvisse a stento grazio a un'in�credibile sequenza di lavoretti ma�nuali, non si fenno più di un pome�riggio in un mattatoio né mise mai piede in una fabbrica di biscotti per cani, all'opposto di ciò che amava raccontare. Così, alla richiesta di un fotogra�fo di farsi immortalare nell'atto di salire su un carro merci metodo col quale sosteneva di essersi spostato por mezza America Bukowski non ne fu capace; e per quanto riguarda l'aneddoto della riuscita del suo tentativo di farsi passare per pazzo alla visita militare, pare che invece venne scartato dopo essersi presen�tato volontario perché emotivamen�te inaffidabile. E, dopo la morte del padre, Bukowski si guardò bone di spendere l'eredità noi bar di Los Angeles, come asserito a più ripre�se: «era un fottuto conservatore tedesco, una sorta di banchiere rea�zionario» ricorda un amico, «pagava tutte le bollette con la massima puntualità e aveva terrore dei debi�li». Niente di lutto ciò, tuttavìa, rie�sce davvero a demolire il mito del personaggio-Bukowski; la biografia di Souness piuttosto mette ancora meglio in luce come prendendo spunto dalle proprio vicende perso�nali e spesso stravolgendole lo scrii lore-Bukowski seppe costruire nel tempo un suo stilo inconfondibile, che alla «semplicila» ili una prosa ispirata a quella di Hemingway e al rilino dei brevi capitoli mutuali dall'opera di Fante univa una gran�de comicità e un iperrealismo solo bukowskiani. Il caro vecchio Hank, insomma, ora un po' più fanfarone di quanto credevamo. Ma questo ce lo rende ancora p;ii simpatico. Fer�mo restando che la sua poetica «del rifiuto di adeguarsi alla convenzio�no dell'onesto lavoro in cambio di un'onesta paga, di accettare una posizione subalterna nella società perche questo è l'ordino capitalisti�co» appare allo stalo delle cose quanto mai attuale. Una biografia dello scrittore che seppe costruire uno stile inconfondibile: la «semplicità» di Hemingway, il ritmo dei brevi capitoli mutuato da Fante, una grande comicità e un iperrealismo inimitabili Howard Souness Bukowski traduzione di Stefano Viviani, Guanda pp. 329. L. 34.000 BIOGRAFIA R OVMt '-»* Due illustrazioni di Robert Crumb per il diario di Charles Bukowski «Il Capitano è fuori a pranzo» uscito da Feltrinelli RECENSIONE Giuseppe Culicchia

Luoghi citati: America, Hollywood, Los Angeles