HOMO INSIPIENS di Luca De Biase
HOMO INSIPIENS LA FEDE IN INTERNET GENERA MOSTRI HOMO INSIPIENS Luca De Biase QUANDO il Sud e il Nord America furono riunite dall'emersio�ne delle terre citi Centro, i mammiferi più evoluti del Settentrione invaselo il Meridione e determinarono l'estinzione dei marsupiali lIkvi vivevano. La sixrtie homo tapims ha causato una quantità di fenomeni simili in tutti i luoghi nei quali si è installata. Ma in futuro, a sua volta, potrebbe incontrare una specie ancora superiore. Ed estinguersi. Scenari come questo non sono certo rari nella fantascienza. Ma il fatto nuovo è che uno come Bill Joy si è deciso a prenderli seriamente in considerazione. Nell'ultimo numero di Wim/, una rivista-culto della generazione internettiana americana, il capo delle ricerche della Sun, azienda tra le più importanti del mondo jier le tecnologie della Rete e certo non dedita a elucubrazioni filosofiche, Joy ha rotto gli indugi e trasmesso le sue preoccupazioni al mondo. A fargli improvvisamente balenare l'idea e stata una domanda: "Internet ha causato una rivoluzione, ma ormai è un problema risolto dal punto di vista scientifici). Quale sarà la prossima frontiera della ricerca nelle nuove tecnologie.''". E la risposta: biotecnologie, genetica, intelligenza artificiale, robotica. "Tutti argomenti e he produrranno tecnologie dotate di una caratteristica totalmente nuova: sapranno riprodursi o crescere indipendentemente dall'intervento uma�no". Da questa considera/ione all'idea della nascita di esseri dotati di una vita propria e di una struttura sii|K'riorc' a quella umana, il passo non ò poi tanto lungo. Una forma ili preoccupazione clic si sta diffondendo ben oltre il mondo dei tei liofobi incalliti. Sul sito di 'rime (www.time.com), la rivista chiede ai lettori di votare sulla plausibilità di alcune i|x)tesi sul futuro. E le risjioste sono inquietanti. Alla domanda: "Gli umani cambieranno le leggi dell'evoluzione determinando la propria autoestinzione!''» Ha risposto di s�oltre il 50 per cento dei primi 10 mila rispondenti. In passato, il timore della fine del mondo era legato a latti religiosi o alla possibilità di guerre devastanti. Gli eccessi del progresso finora avevano deterpiinato previsioni catastrofiche, come quelle contenute nelle ricerche di stampo malthusiano del Club eli Roma: crescita demografica incontrollata, inquinamento ed esaurimento delle risorse, diceva il rapporto su "1 limiti dello sviluppo", determinexanno l'arrivo di un periodo eli crisi profonda e di arretramento economici), con prandi sofferenze per la popolazione mondiale. Ma un pensiti largamente diffuso sul progresso tecnologico come causa di una piena estinzione della specie/ww« uifiiem, questi) non si era ancora visto. Probabilmente non è un caso che appaia oppi. Se in Italia qualcuno comincia a lagnarsi della quantità eccessiva di attenzioni che i media dedicano alla rivoluzione tecnologica ed economica innescata dal boom di Internet, negli Stati Uniti questa proiezione esasperata sul futuro dura da molti anni. li certamente non è compensata, nella cultura locale, da un'adeguata conoscenza della storia e del rapporto tra passato e presente. Ma la domanda resta: che cos'è questo castrofismo? Una nuova moda intellettuale per sparare contro la fede nella rivoluzione internettiana divenuta quasi un luogo comune dopo essere stata la scoperta di un'elite? Oppure il tinnire delle nuove forme di vita più evoluta della nostra che potrebbero nascere dalla genetica o dalla robotica ha un fondamento reale? In attesa di una risposta fondata, un fatto appare già chiaro. Li strana, paranoica, esagerata concentrazione sull'aspetto monetarii), finanziario della rivoluzione internettiana, sta facendo perdere di vista la qualità e i valori dell'azione innovativa \icr sottolineare soltanto l'aspetto della scommessa eli borsa. E quando una cultura dimentica i valori, l'immaginario collettivo certamente comincia a produrre fantasmi.
Persone citate: Bill Joy
Luoghi citati: Italia, Nord America, Roma, Stati Uniti
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