Mohammed VI, il monarca repubblicano di Igor Man

Mohammed VI, il monarca repubblicano Mohammed VI, il monarca repubblicano Domani in Italia il re che vuole cambiare il Marocco personaggio Igor Man Di \ IAMO il benvenuto a Mohammed VI, re e Shen/lsupremo capo religio�so) del Marocco, in visita ufficiale in Italia. Il giovanissimo (37 anni) succes�sore di Hassan II è un sovrano sui generis, assolutamente postmoderno. Al suo pae�se lo chiamano «il re dei poveri», forse con un eccessivo entusiasmo, sposo ottimista della speranza. A noi che non di rado polemizzammo col suo augusto padre, piacerebbe definire Mohammed VI del Maror o un re repubblicano; poiché mo�stra d'occuparsi, concretamente, della res publica. La grande scommessa di Moham�med VI a davvero grande: fare del Maroc�co un paese libero. Il che comporta, innanzitutto fare del principale strumen�to democratico; le elezioni, l'arma più forte del cittadino. Non più brogli e quindi non più preferenze bulgare a questo o a quel «padrino», insomma; trasparenza. Non si diventa «democratici» da un gior�no all'altro, e re Hassan II lo sapeva bene tanto che decise di abituare il suo popolo all'esercizio democratico adoperando dosi omeopatiche. Il governo «socialista», per cosi dire, nato nel 1997 è figlio di elezioni diremo pilotate; con saggezza, con abilità da Hassan II. Ma il suo dirigismo omeopatico appartiene, oramai, al passato mentre il gover�no postula un «futuro migliore» non certo facile da attingere «a breve». Occorre comunque far pre�sto, compatibilmente con quella ch'è la realtà, per molti versi dram�matica, del Marocco. «La vastità dei nostri problemi mi dà le vertigi�ni)» dice spesso il re ai suoi giovanis�simi consiglieri, cresciuti con lui: prima nel Collegio Reale, poi, sui banchi delle università (francesi, americane). Costoro sono dei mo�dernisti convinti, consapevoli del gap tra le potenzialità del Marocco e lo stato delle cose; senza fretta apparente ma con fredda determinazione stanno distribuendosi ai vertici di impor�tanti imprese, di determinati servizi pub�blici, della stampa, della vita associativa e infine della politica. E' una piccola élite che riesce a coniugare, serenamente, la cultura di appartenenza con quella occi�dentale. Sono «la generazione Moham�med VI», per dirla col sorboniano Arkoun, i «fratelli» di M6, come oramai in molti chiamano affettuosamente re Moham�med VI. Va detto che fu proprio Hassan II a volere che il figlio crescesse insieme con compagni di talento «per fare del Marocco di domani un paese vero, unito, prospe�ro». Entrarono in undici, quattordicenni, al Collegio Reale, nel 1977. Tutti insieme vissero a Rabat, nella residenza del princi pe ereditario, sino alla fine degli Ottanta. «Noi formiamo una famiglia. Una famiglia particolare, un piccolo Web», per citare Nourredin Benssouda, cui il re coetaneo ha assegnato il compito di rifor�mare l'amministrazione pubblica. Una impresa ciclopica, quasi disperata (si ve�da l'Italia) che il giovane Nourredin sta affrontando per adesso con la meritocra�zia. Un'ombra di malinconia sul viso giovi�ne, lo sguardo spesso triste e perciò celato da un paio di occhiali neri di attualissimo design, re Mohammed VI è tutt'altro che un secchione pessimista. E' un uomo serio, un pragmatico che tuttavia non disdegna la chiacchierata di svago nella famiglia Web. Lui e i suoi consiglieri non si prendono troppo sul serio perché sono serissimi ma vivaddio sono giovani sicché sanno che «il riso fa buon sangue». Gli M6 guardano all'Europa ma il rapporto più intenso, di fiducia, è con la Francia di Chirac. Il presidente francese, mi assicurano, parla con Mohammed VI almeno una volta alla settimana, con una speciale linea telefonica. Chirac si vuole le protecteur du jeune Rai e in Marocco si attendono molto dalla presidenza france�se (in giugno) dell'Ue. Il re spera che la Francia si faccia paladina del dossier marocchino che ha molte voci, due diffici�li; la pesca che avvelena le già difficili relazioni con Madrid; l'esportazione dei prodotti agricoli che effettualmente vede in concorrenza Rabat con Parigi, Madrid, Roma. Ci risulta che il re abbia recente�mente detto a qualcuno dei suoi (impa�zienti) consiglieri; «Noi non dobbiamo inseguire chimere; sarebbe un errore chie�dere l'adesione alla Uè; non appartenia�mo all'Europa. Dobbiamo invece, e innan�zitutto, irrobustire l'accordo di associazio�ne ancora (relativamente) fresco di fir�ma». Facendo il bilancio della visita uffi�ciale in Francia, Mohammed VI ha detto che se Parigi è «il pilastro», l'Italia può offrire interessanti terreni di cooperazione e di sviluppo. L'ancoraggio alla Uè ò prioritario per gli MG anche in funzione della stabilità politica, e per tanto il Marocco guarda all'Italia con particolare attenzione. «Bisogna cercare "vie nuovo" per rafforzare [con l'Italia) un rapporto al momento poco più che formale, nonostan�te la complessa problematica dell'immi�grazione». Le difficoltà sono tante («quelle di sempre», sorride la gente) però un po' tutti sembrano impazziti per il giovine successore del grande ma dispotico Has�san II. Chiamano Mohammed VI «il re dei poveri» perché le libertà formali che il sovrano ha allargato in maniera inopina�bile, sembrano al popolo la premessa del riscatto dalla povertà. Va notato come il re sia popolarissimo soprattutto nel derb di Casablanca, cioè nelle bidonvilles dove più alto ò il picco della disoccupazionecalcolata nella misura del 350ó. La già modesta crescila si vede minacciala dal secondo anno di feroce siccità. «Io non ho la bacchetta magica, i problemi sono troppi, vi invilo alla pazienza con fidu�cia», non si stanca di ripetere il giovine sovrano quando si reca (lo fa frequente�mente, senza preavviso) nelle zone più precarie del suo paese. Per Mohammed VI, forse, il problema centrale del Maroc�co è riuscire a fonnare una classe media, al momento pressoché inesistente. In Marocco ci sono ricchi ricchissimi e, poi, i miserabili. Al tempo di Hassan II è basta�to un minimo di approccio al liberalismo economico e un controllo meno rigido sulla valuta (hard cummey) perché i ricchissimi divenissero ultraricchi. Il gua�io è che costoro non investono. Si godono la ricchezza e aspettano. Attendono che «le cose si chiariscano». Perché se ò vero che Mohammed VI ha (lato una scossa al paese reale (il 5(Wi delia popolazione ha meno di 25 anni) in appena 9 mesi di regno, ò anche vero che gli integralisti islamici, ancorché nel rispetto che debbo�no portare al re-sherif, comincino a rialza�re la testa. A preoccuparli è il piano di emancipazione della donna annuncialo dal sovrano addirittura nel suo primo discorso del Irono, il 20 eli agosto del '99. �o o i �o e o al a di ti o�a�di o o 9. Paradossalmente, in Marocco la donna può fare (e fa) il pilota d'aerei, il medico, il giornalista eccetera tuttavia per ottenere il passaporto ha bisogno dell'autorizzazio�ne del marito ovvero d'un tutore, ovvia�mente «maschio». Le femministe maroc�chine, invero, non si fanno troppe illusio�ni; il re è si il principe dei credenti cui gli Ulema debbono ubbidienza tuttavia deve fare i conti con loro, in qualche modo. Come se non bastasse la Afoudawana (il codice, diremo, di famiglia) ecco i) sordo rancore del «clan Basri», ancora forte in seno alla poliposca burocrazia, sabotare ogni apertura del re e dei suoi uomini. Driss Basri è stato, durante vent'anni, il vero reggitore del Marocco. Pieno di affettuoso disprezzo per il suo «caro popolo», che spesso umiliava, Has�san II gli aveva dato carta bianca. Egli non era soltanto il potente ministro del�l'Interno bens�l'intoccabile alter ego del sovrano. Controllava tutto con un siste�ma di intelligence e di volgare spiata da cortile, di tipo sovietico, lino dei primi «gesti» di mohammed VI è stalo quello di mettere alla porta Driss Basri. Senza neanche preavvisarlo. Lui, il totopoderoso, )o avrebbe appreso dalla tv. «Obbedisco», ha detto ma s'è messo subito a tramare. AlQui accanto tra abile mossa del gioMohammedVI vine re: affidare la si�re del Marocco curezza del paese alNelia foto l'esercito. Ouell'esercipiccola a sinistra to che ben due volte suo padre (nel 1971 e nel '72) Hassan II attentò alla vita di Has�san II, salvatosi grazie alla sua enonne baraka. In visita ufficiale in Italia, regnando Cossiga, ebbi modo di stare accanto ad Hassan I! per quasi due giorni filati. Al Grand Hotel, nel fastoso, perfetto, ricevimento per ricam�biare quello del Quiri�nale, re Hassan accet�tava che i sudditi gli si inginocchiassero davanti, che gli abbracciassero le gambe, che gli baciassero la mano. Ad ogni bacia�ta, il re faceva una mezza piroetta per dar modo a un valletto di asciugargli la mano con un panno caldo, profumato. Quando fini il suo evidente fastidio (confinante col disgusto) gli chiesi cosa effettivamente fosse la bora/ca. «E'la protezione dell'Altis�simo disse -, che può esprimersi in varie fomie. Ma per rafforzarla occorrono due virtù: il coraggio, l'intelligenza». Hassan II, che Allah lo abbia in gloria, fu senz'al�tro un uomo soprattutto intelligente: ho avuto modo di verificarlo nel 1982, duran�te una difficile conferenza stampa (alla quale l'erede assistette, impassibile, non perdendosi una parola di quel dibattilo), allorché polemizzai con lui, col dovuio rispetto, beninteso. Concludendo con l'abituale signorilità la sua replica, il re mi disse; «La ringrazio di aver detto franca�mente che la conferenza di Fes cosi come s'è chiusa lei la considera un insuccesso del mondo arabo (...) Dobbiamo smettere di dar l'aspirina ai nostri popoli, è tempo di guardare in faccia la realta, di trame senza paura le conseguenze». E' codesta, par di capire, la «linea» di suo figlio. Ancorché profondamente diver�so del padre, mohammed VI non potrà non raccoglierne la lezione. Che potrebbe esser la seguente: anche Hassan II, non appena salito sul trono, puntò subito alla emancipazione della donna, pregando ad�dirittura sua sorella di posare in due pezzi nella piscina d'un grande albergo. Tenne a lungo gli Ulema a debita distanza ma col tempo dovette concedergli sempre qualco�sa in più e la emancipazione, in chiave legale, della donna rimase nel libro dei sogni. Epperò Hassan era tanto orgoglioso e ricco di arroganza intellettuale da rifiu�tare ogni (paleso) compromesso, Suo fi�glio, più pragmaticamente, sembra cono�scere la virtù del compromesso onorevole e soprattutto della pazienza. (Virtù, que�sta, ignorata dal defunto sovrano). Non solo: mohammed VI si preoccupa di dare il buon esempio. Ogni mattina va in ufficio, cioè alla presidenza del Gabinetto Reale, senza scorta, guidando lui l'auto�mobile; è puntualissimo mentre suo pa�dre ritardava a bella posta: una volta fere aspettare la Regina Elisabetta II addirittu�ra due ore. Sovente capita nei quartieri popolari, va tra la gente, ascolta, stringe la mano a questo e a ([nello. Ha particola�re tenerezza per i portatori di handicap, U va a trovare spesso, li carezza. Ancora: la prima visita ufficiale in Marocco, l'ha fatta nel Rif (dove Hassan II si rifiutò sempre di andare) rendendo pubblico omaggio a quelle fiere popolazioni. Ma tutto ciò, in uno con la dichiarata lotta alla corruzione, con l'invito ai grandi esuli a tornare, la chiusura della Lubianka-marocchina a Casablanca, per ci�tare i suoi atti più significativi, poco potrà giovare a lui e al suo nobile, bellissimo paese se il parlamento non uscirà da una sorta di crescente immobilismo contro il quale ogni riforma rischia di infrangersi. Certo, il re può fare e disfare, l'ultima parola è la sua epperò c'è un limite a tutto, come suol dirsi. L'analfabetismo e una piaga: ufficialmente è del 47lln ma si ha motivo di ritenere che sfiori il 6006. La metà dei compatrioti di sua maestà vive con meno di 50 dollari al mese. Più di un terzo della popolazione non ha acqua potabile né riceve assistenza medica. Il tasso di crescila ristagna a causa (anche) dell'anemico investimento straniero. L'at�tuale insieme di investimenti nonconsen te so non una crescita del 396. Vista la natalità galoppante, per rifiatare il Maroc�co dovrebbe crescere a un ritmo sostenu�to del G0" annuo, il che implicherebbe un tassodi investimento del 250ii(lel l'il. Si capisce, dunque, perche il giovine re veda nella UE la demier chance. Un Marocco instabile, contiguo a un paese tuttora in fibrillazione (la orgogliosa Alge�ria di Buteflika), sarebbe una mina vagan�te proprio in quell'area geopolitica nella quale vive e lavora l'Italia, Aiutare il Marocco di M6, dare una mano a un tre ragazzo» che mostra d sere una persona ragionevole, niente affatto dispotico, ri�spettoso del suo popolo, non è soltanto una operazione di simpatia bens�una operazione politica altamente pragmati�ca. Recita il Corano; ^E infatti Dio vi fa conoscere i suoi segni affinchè troviate la giusta via» (HI. 103), Il rapporto più intenso è con la Francia di Chirac che parla con lui tutte le settimane su una linea speciale li giovane sovrano si è circondato di consiglieri cresciuti insieme, tutti modernisti convinti ma senza troppe illusioni iQui accanto MohammedVI re del Marocco Nelia foto piccola a sinistra suo padre Hassan II