«Via la par condicio e riprendo il dialogo» di Ugo Magri

«Via la par condicio e riprendo il dialogo» «Via la par condicio e riprendo il dialogo» Berlusconi «apre» a D'Alema.almeno se dice s�è s�Ugo Magri inviato a VENEZIA «Voglio essere sincero fino in fondo». Silvio Berlusconi posa la forchetta, asciuga le labbra col tovagliolo, guarda la tavolala dei giornalisti alle prese con le fetluccine al ragù preparale dal cuoco Michele, corruga la fronte e poi, quasi col tono confidenziale di chi svela una pena d'amore, si lancia in un monologo sul carissi�mo nemico Massimo D'Alema. «No, questo duello televisivo con lui non lo voglio fare. Non solo perché la convenienza è tutta dall'altra parte. E' che spero sem�pre di poter avere col presidente del Consiglio un rapporto rispet�toso l'uno dell'altro. Se andassi in tivù, dovrei tendere a distrug�gerlo, e lui sarebbe costretto a ripagarmi di eguale moneta. L'ho spiegato a Vespa che insisteva per averci nel suo Porta a porta: se vengo li, sparo tutto quello che ho dentro, per cui quel duello non lo voglio fare, meglio di no». Niente più rumore di mandibo�le o tintinnio di bicchieri, nel ristorante della nave Azzurra ap�prodata a Venezia, solo il fruscio di penne che inseguono le parole. «Si, lo so, D'Alema mi ha attacca�to personalmente, figuratevi quanto ne son rimasto sorpreso e dispiaciuto. Sposa tesi libertici�de, fa la più bassa propaganda da cortile. Però alla fine bisogna pur avere un interlocutore dall'altra parte. Uno che se dice s�è sì, se dico no è no... Tutti gli altri sono la peggìor classe dirigente che quel partito abbia mai avuto. Occhetto era un'altra cosa. Una volta là non ti attaccava su (Jose che non hai detto. Invece Veltro�ni è la mistificazione fatta perso�na. Lo disistimo personalmente. Lui, Mussi, Polena; inaccettabili sul piano umano, se dovessi ave�re a che fare con loro perderei la considerazione di me stesso». Visti gli altri, D'Alema resta pur sempre il «miglior nemico». Sennonché ammetterlo a sette giorni dal voto può prestarsi a equivoci. Paolo Bonaiuti, porta�voce col braccio ingessato per il ruzzolone lungo le scale dulia nave, non si dà pace sulla sedia davanti al Cavaliere. Il quale capisce di aver pigialo forse un po' troppo l'acceleratore, e preci�sa; «D'Alema resta comunque un avversario, lo dico per far conten�to lo zio (Bonaiuti, ndrl». Troppo tardi, però. Fioccano le doman�de. Come mai riscopre adesso le virtù del premier? «Io non ho interesse ad avere dall'altra par�te qualcuno che non sia leader vero, riconosciuto da tutta la sua coalizione». Su che cosa potreste collaborare, lei e D'Alema? «Si collabora sulle regole fondamen�tali, sulla legge elettorale... Mi augurerei di non andare a volare con questa legge, che il Parlamen�to possa avere uno scatto di ( isapevolozza... Però prima bi�sogna ritornare a condizioni di normalità democratica». E qui Berlusconi lascia intravedere qualcosa che somiglia molto a un baratto politico; via la famigera�ta «par condicio» in cambio di un rapporto più costruttivo con l'op�posizione, capace di rendere me�no orribile (l'espressione ó del Cavaliere) l'ultimo anno di legi�slatura. Già, perché dal voto di domeni�ca prossima Berlusconi non si aspetta più la spallata capace di far crollare in pezzi il governo e la sua maggioranza. Sa che il risultato è in bilico e ostenta realismo; «Sarei molto felice se potessimo aumentare di una re�gione rispetto alle quattro che abbiamo». Perdere «solo» dieci a cinque, il 16 aprile, lo riempireb�be di gioia. Ecco allora i due opposti scenari disegnati dal Ca�valiere, nell'ultimo pranzo consu�mato sabato a bordo; o si va a uno scontro tremendo, «con noi che ci affideremo ai regolamenti parlamentari per fare l'opposizio�ne più dura possibile», oppure D'Alema accetta di rimetter ma�no alla «par condicio», garanten�do ai grandi partiti una presenza televisiva commisurata al peso politico. In questo secondo caso. hanno inteso lutti i commensali del Cavaliere, si potranno addirit�tura ristabilire le condizioni per quel dialogo istituzionale invoca�to a gran voce da Carlo Azeglio Ciampi (invitato da Berlusconi, tra una portala e l'altra, a «inter�venire contro la dittatura della maggioranza»). E dire che il pranzo coi giorna�listi, occasione per quattro chiac�chiere prima dello sbarco, era iniziato su temi assai più leggia�dri. Con Berlusconi che narrava l'incanto provalo la notte prima davanti alla bravura del pianista Sante Palumbo, ascoltato in com�pagnia di mamma Bosa; eMi ha ricordato un altro pianista, quel�lo sull'oceano del film di Tornatore». Accattivante, seduttivo, il Cavaliere aveva discettato di giardinaggio («Ho fatto filmare le buibacee del mio giardino») e di biotecnologie («Con le scoperte sul genoma potremo arrivare a cent'anni senza più acciacchi»). Poi la conversazione era scivola�ta sui capi d'abbigliamento. E qui il Cavaliere si era lascialo andare a confessioni davvero inli�me, tipo il colore del suo pigiama (bianco), il diviolo del color mar�rone imposto dalla consoli e Vero�nica, gli apprezzamenti di San�dra Mondami por il maglione blu d'ordinanza, le camicie sempre uguali da 25 anni e, nientedime�no, l'esistenza di due sosia, uno più grasso e l'altro più magro, che lo sostituiscono dal sarto Caraceni per provare i suoi abiti. Frammischiato all'alta politi�ca, non poteva mancare l'argo�mento calcio. «Zaccheroni mi di�cono esser di sinistra. Il Milan con lui delude? Vuol dire che la sinistra va male in tutti i settori... Tolti non lo polleremo via alla Roma. Le bandiere non si com�prano, non si vendono e non si raccolgono neanche se regalale. Avrei da aggiungere qualche ma�lignità sul momento che il gioca�tore attraversa, ma non la dico». In compenso, Berlusconi è entra�to a gamba lesa su Enrico Menta�na. Un fan di Forza Italia gli aveva urlato poco prima di cac�ciare il direttore del Tg5, giudica�to in combutta col nemico. E lui, socco; «Il lasso di libertà del Paese è sceso mollo in basso se un'azienda devo temere di perde�re le concessioni so applica una diversa linea editoriale», Tradu�zione; se licenzio Mentana, quel�li mi tolgono le tivù. E dunque, me lo debbo sopportare. «Veltroni e gli altri Ds sono la peggior classe dirigente della sinistra» «Zaccheroni è di sinistra e il Milan delude? Vanno male in tutti i settori...»

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