«Siamo assediati dall'intolleranza»

«Siamo assediati dall'intolleranza» NEL CAMPO DI ROMA, TRA PAURA E SPERANZE «Siamo assediati dall'intolleranza» I nomadi: disprezzati perché facciamo gruppo reportage Giuseppe Zaccaria ROMA SUDICI panni a fiori schermano il sudicio nero delle baracche bruciate l'altra notte. Il muro che divide il campo dal «campus» sembra la bocca di un vecchio senza dentiera. Oggi il campo nomadi di vicolo .Savini io più comunemente, «del cinodromo») sembra una galleria dei simboli opposti, un concentralo di t ulto quel che si può muovere intor�no o contro quegli alieni che noi chiamiano zingari, \m baracd W bruciale sono la con�seguenza indiretta di una visiUi del�la polizia, «Erano venuti cosi, per un giro di routine, ma qualche gruppo ha temuto che gli agenti fossero arrivali per espellerli. K cosi sono scappati, hanno rovescialo qualche fomelloagas...». La stona del muro è conseguenza di un inlervenlo di segno opposto: i ragazzi di un centro sociale e i volontari dell'Arci l'hanno preso d'assalto poche ore fa. uà parola d'ordino era cancellare le divisioni, eliminare la barriera fra questo gi�gantesco pollaio di umani e le aule della Terza università, che se non fosse per la barriera architettonica s'affaccerebbero direttamente sulla discarica. Insultalo, né l'una né l'altra cosa hanno avuto compimento. L'incen�dio per fortuna è stato soffocalo sul nascere, prima che si propagasse al resto della baraccopoli, il muro é stato solo intaccato dai volenterosi volontari con queU'efTetto-denliera di cui si parlava più sopra. I-; la condizione di 700 «rom» nel più vecchio campo di Roma resta identica. L'altro ieri è piovuto, ades�so il campo è coperto da un'unifor�me strato di fanghiglia che non impedisce alle famiglie di continua�re gli abituali ritmi di vita. Il comu�ne, attraverso cooperative nate «ad hoc», assicura energia elettrica e acqua corrente, che almeno distin�guono il campo dagli altri trenta disseminali nel Lazio. «Abbiamo sapulo dell'appello del Papa, gli siamo grati, speriamo ser�va ad illuminare le coscienze, ma nello stesso tempo non ci laccamo illusioni. È paradossale, ma finché siamo stati nomadi, ombrellai o gio�strai gli italiani ci hanno accettati i più facilmente. 1 problemi sorgono adesso, quando «rom» o «sinti» deci�dono di feimarsi...». Se dell'intera, affascinante, mise�revole storia dei gitani in Italia si può trovare una chiave di volta, la chiave oggi è tutta qui. Se e fino a che punto un Paese invaso da torme di diseredati intenda e possa acco�gliere la più antica (e in fondo cono�sciuta) fonna d'invasione. La storia di Kasim Cizmic, 45 anni, bosniaco, portavoce di questa comunità, è alquanto rappresentativa del proble�ma. Lui viene da Sarajevo, con la guerra si era spostato a Zagabria, il primo censimento della Croazia i'aveva classificato come «rom» (dunque non croato, ed in ogni caso indesiderabile). Adesso, a Roma, è presidente di un'associazione inter�nazionale che dovrebbe rappresen�tare vari gruppi migranti e consiglie�rei dell'«Opera Nomadi», l'associazione tlLwalonuin che lenta di maneg�giare il problema, v «II paradosso èwtó qui», dice. «Finché 1'«rom» giravano l'Italia facendo la loro vita e i loro mestieri venivano accettati, magari come ele�mento del costume o fonna estranea e pittoresca di cultura. Oggi inutile girarci intomo il fatto centrale è che molti di noi hanno deciso di stabilirei qui in conseguenza degli anni trascorsi in Italia delle guerre che li hanno scacciali da altri Paesi. Ed ecco che di colpo il problema esplode e tutti i pregiudizi riaffiora�no, cancellando tulle le altre parti della verità». Uno dei pregiudizi vuole che i «rom» vivano solo di furti, borseggi o razzie in appartamenti: ma sareb�be difficile sostenere che si compor�tano come cittadini svizzeri. Beatri�ce Picchi, grande conoscitrice del problema, na raccontato di un'assembea in vista del Giubileo duran�te la quale molti nomadi si fregava�no le inani, considerando il Giubileo una grande occasione per «incrementaregli affari». L'«Opera Noma�di» è pronta però ad esibire cifre che dimostrano come fra gli «stanziali» le fonne di microcriminalità siano decisamente in ribasso. Altra idea fissa, cpaella in base a cui i «rom» stiano invadendo l'Italia. Cifre alla mano, l'uOpera): dimostra che gli zingari in Italia sono circa 110 mila, ossia la più bassa percen�tuale di tutta Europa. Alcuni ceppi poi (come i «napulegre » o gli «arbreshe» molisani, o ancora i «rumn» utl Cilento, i «camminanti» di Sicilia) sono legati da secoli alla storia dei nostri luoghi. Anche a Roma le dimostrazioni d'intolleranza stanno crescendo. Qualche tempo fa, quando si trattò di collocare alla Borgata Ottavia un altro cani]» di «stanziali», la prote�sta organizzala da alcuni consiglieri di An parti da una scuola intitolata a Piiblo Neruda (proprio il cantore del celebre bacio degli zingari, «parola che nella loro lingua equivale a «ti mangio»). Qui, nel «campo del cinodromo», fra un'area dedicala alla corse dei levrieri e un'altra deputala alla cor�sa verso il successo, i «rom» conti�nuano imperterrid a correre per l'immobilità. Forse, ammette qual�cuno, non tutta la gente ammassata qui è in regola col permesso di soggiorno. Forse, qualcuno era stato espulso ed è rientrato sotto altro nome. «Ma nessuno qui vuole crea�re disordini continua Kasim Ciz�mic e sa perché? Perché sappiamo bene di essere deboli, di essere rap�presentanti di una cultura che gli altri amano solo in provetta. Se gli zingari sono pochi, se fanno spetta�colo o colore, possono anche andare bene. Se fanno gruppo, se conduco�no la loro vita allora vengono avver�titi come estranei». Magari anche pericolosi, al di là di qualsiasi eviden�za. Era quel muro sbrecciato e quelle baracche annerite dalle fiamme, og�gi il «campo del cinodromo» sembra entità che alle esortazioni del Papa o all'imminente Giubileo dei Nomadi sfuggirà comunque. Potrà forse vive�re mia celebrazione in più, qualcosa da incorniciare con abiti tradiziona�li ed un po' di quei colori che fanno tanto spettacolo. Poi tutto riprende�rà còme prima, in attesa della prossi�ma manifestazione d'intolleranza o di uri nuovo, patetico tentativo di liberai e questa gente da una cattivi�tà in qualche modo cercata. Ci sarebbe da dire un'ultima, piccola cosa. Che siano 700 o qualcu�no in più, i «rom» del cinodromo sono tutti «harvati» oppure «khorakhanè, ossia vengono dalla Croa�zia oppure dalle aree balcaniche di fede musulmana. Quest'ultimo con�notalo, in termini di cittadinanza, li qualificherebbe come bosniaci o kosovari. Proprio la gente, quest'ultima, in nome della quale l'anno scorso si proclamò una «guerra umanitaria» che li vide scacciati dalla loro terra, minacciati prima dai serbi poi dagli albanesi. Oggi li si vorrebbe ricaccia�re nei medesimi posti non come kosovari ma in quanto «rom».

Persone citate: Savini