Mandela: l'America arrogante da quando un nero guida l'Onu

Mandela: l'America arrogante da quando un nero guida l'Onu Mandela: l'America arrogante da quando un nero guida l'Onu intervista Anthony Sampson LONDRA ELSON Mandela, a 81 an�ni, sembra più in forma di quanto non fosse quand'era presidente del Sudafrica. Alla sua prima visita in Gran Bretagna da quando, un anno fa, si è ritirato, è venuto a trovare vecchi amici e raccogliere fondi per la Fondazio�ne Mandela. In un'intervista al «Guardian», ha accusato il gover�no britannico di incoraggiare il caos intemazionale, insieme agli Stati Uniti, ignorando gli altri Paesi e recitando la parte dei «poliziotti del mondo». «Tony Bla�ir è un giovane che rispetto molto ha detto ma sono irritato dal genere di cose che fanno America e Gran Bretagna. Vogliono essere i poliziotti del mondo e sono dispia�ciuto che la Gran Bretagna si sia unita agli Stati Uniti su questo punto. E un atteggiamento total�mente sbaghato. Devono usare la persuasione, con quei Paesi come la Cina o la Russia che minacciano di porre il veto alle loro decisioni alle Nazioni Unite. Devono seder�si a un tavolo e parlare con loro. Non possono ignorarli e partire con le loro azioni». Questo disprezzo per le conven�zioni intemazionali è stato più pericoloso per la pace mondiale d�qutdmjque altra cosa, accada attu^lipente in Africa. «L'iAfripa non ha raggiunto la stessa capacità di distruzione di civili innocenti che hanno invece le potenze occidenta�li. Non abbiamo bombe nel senso proprio del termine, tranne un paio di Paesi, né le armi di distru�zione di massa». L'attacco di Man�dela segue accuse simili da parte di leader africani. Luned�scorso il presidente deLo Zimbabwe, Roìjert Mugabe, ha accusato il gover�no britannico ai minacciare il suo Paese come fosse ancora una colo�nia britannica, mentre il leader lìbico Gheddafi ha detto che a lungo gli europei hanno considera�to gli africani «come gorilla». L'ex presidente del Sudafrica ha stigmatizzato la decisione ame�ricana di bombardare l'Iraq e il Kosovo senza cercare l'autorizza�zione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. «Il messaggio che man�dano è che qualunque Paese tema un veto dall'Onu può intraprende�re un'azione unilaterale. Questo significa introdurre il caos negli affari intemazionali significa che qualunque Paese può prende�re la decisione che vuole». Mandela ha ipotizzato anche un motivo razzista dietro la negli�genza di Washington nei confron�ti dell'Onu. «Gli Stati Uniti non si comportavano in questo modo quando segretario generale del�l'Onu era un bianco. Lo fanno adesso con Kofi Annan. E sono in molti a mormorare che accade perché il segretario generale è nero. Questo è sgradevole». I Quanto al presidente dello Zim�babwe Mugabo, dice Mandela, «i giornali sudafricani purtroppo gli sono cos�ostili che sono pronti a dire di lui cose che noi sappiamo non essere vere. Soltanto perché ha perso il referendum (sull'esten�sione dei suoi poteri, ndr), pensa�no che perderà le elezioni. E inve�ce questa sconfitta potrebbe esse�re una benedizione. Perché è un pensatore strategico, un uomo molto capace. Se devo esprimere un'opinione, è probabile che conserverà il potere». Mandela ha poi negato che qualcosa in Africa non abbia fun�zionato nell'idea di democrazia. «È chiaro che ci sono problemi, ma i leader africani si stanno mostrando all'altezza delle aspet�tative. La democrazia si sta diffon�dendo nel continente, con poche eccezioni». Rilassato nella sua solita cami�cia floreale indonesiana aperta, Mandela sottolinea che si sta go�dendola pensione e le opportunità di dire quello che pensa. Ma dà pochi segni di voler interferire con il suo successore, Thabo Mbeki, come alcuni amici si aspettavano. Lo occupano però ancora molto i tentativi di portare la pace in Burundi, il Paese confinante con il Congo devastato dalla guerra, do�ve i tutsi, pur rappresentando soltanto il 14 per cento della popolazione, dominano la maggio�ranza hutu. Da quando si è ritirato da presi�dente, Mandela è slato mediatore nei negoziati che sono continuali negli ultimi quattro anni. Ultima�mente è diventalo molto più espli�cito nelle sue critiche al presiden�te del Burundi, Pierre Buyoya. «Dobbiamo essere un po' duri con loro ha detto -. È inaccettabile per me, che sono slato in prigione 27 anni, trattare con qualcuno che ha incarcerato senza processo mi�gliaia di persone, alcune anche per tre anni». È diventato impa�ziente con il negoziato di pace e con il numero di delegati coinvol�ti. «Il problema laggiù ò che ci sono piccoli partiti, alcuni fatti solo di marito e moglie. I negoziati sono un modo di guadagnarsi da vivere, cos�non hanno fretta d�arrivare a una soluzione». Mandela è stato spesso in con�tatto con i leader occidentali, com�presi Jacques Chirac e Tony Blair. Loda in particolare il presidente Clinton, che ha avuto «un impatto straordinario». «Sto cercando d�insegnare all'Europa come affron�tare le questioni, come parlare all'unisono dice -, in modo da non indebolirsi l'un l'altro come l'Occidente sta facendo in Medio Oriente. Quanto al Burundi, si comporta invoce mollo bene». Ri�mane speranzoso di un accordo. «Buyoya è un uomo accorto. Que�ste cose sono delicate. Non vuole un cambiamento nello status quo. Ma io le coso lo ho fatte muovere e una svolta è imminente». Mandela è assai meno ottimi�sta per quanto concerne la Repub�blica democratica del Congo, dove da presidente del Sudafrica è stato coinvolto nei tentativi di pace. «Il Congo è stalo sfortunato. Perché quando l'Angola, la Nabibia e lo Zimbabwe decisero di mandare truppe per aiutare il presidente Kabila, io dissi chiaramente che né Kabila e i suoi amici né i ribelli e i loro sostenitori Uganda e Ruanda avrebbero vinto. Quello che sarebbe successo, sarebbe sta�ta la distruzione delle infrastruttu�re, il blocco dello sviluppo, l'ucci�sione di civili innocenti. Avrebbe�ro ridotto il Paese in cenere. E dopo, si sarebbero seduti intorno a un tavolo a parlare. Io dissi: "Perché non potete farlo adesso?" La cosa migliore era che i cinque eserciti stranieri so no andassero. Invece sono sempre l'i. Gli amici di Kabila dicono: "Se ne vadano pri�ma Uganda e Ruanda, perché noi siamo stali chiamali dal capo del�lo Stato". Io dico: "Non è questiono di chi vi ha chiamati, è questione di buttar fuori tutti gli eserciti stranieri. La cosa migliore sarebbo che ve ne andaste tulli insie�me". Ma loro non lo hanno fatto. «Adesso c'è la decisione di man�dare cinquemila caschi blu e il Sudafrica,..se vorrà interpellato, darà il suo contributo. Ma la situazione in Congo ò tale per cui noi non possiamo mandare il no�stro esercito a mono che non venga rispottalo l'accordo esisten�te, cosa che loro non fanno. Cos�lo truppe dell'Onu andranno li per combattere, e noi non siamo pre�parati a farlo. Le Nazioni Unite non manderanno una forza di pace finché non ci sarà la pace. Ma governo e ribelli insieme ai loro alleati stanno riprendendo i com�battimenti. È un problema». Mandola continua a vedere l'Occidente come elemento elio complica i problemi dell'Africa interferendo nei suoi interessi. .«Molli Paesi continuano a riceve�re assistenza finanziaria dall'anti�ca madrepatria e dagli Stati Uniti e perciò non si sentono di sfidarli. Questo è un problema reale per�ché, sebbene alcuni capi di Sialo siano espliciti nel criticare l'eredi�ta del colonialismo, la maggioran�za non vuole offendere i propri benefattori e tende a restaro tran�quilla. Ciò nonostante l'Africa ha prùdono leader molto competenti e sperimentati, che pensano sia arrivaui il momenlfi di gestirà i propri affari senza interferènze», Mandela spera che, con un accordo per il Burundi, potrà go�dersi pienamente il ritiro dalla politica. «Altri ire Paesi mi hanno chiesto di risolvere i loro problemi dice ma non lo farò». Copyright The Guardian Anthony Sampson è autore di saggi storico-politici sulla Gran Bretagna, l'Europa e lAtrica «Usa e Gran Bretagna creano il caos nei rapporti intemazionali ignorando le Nazioni Unite con gli attacchi a Iraq e Kosovo. Non si comportavano cosi all'epoca in cui al Palazzo di Vetro c'era un bianco» L'ex presidente sudafricano Nelson Mandela; un durissimo attacco al ruolo anglo-americano di .gendarmi del mondo»