Il sogno di Buscetta, tornare a Palermo di Francesco La Licata

Il sogno di Buscetta, tornare a Palermo Il sogno di Buscetta, tornare a Palermo Disse.«Vorreipasseggiare in una città senza mafiosi» reportage Francesco La Licata PALERMO UNA volta don Masino Bu�scetta disse: «Sa quale sa�rebbe la vera vittoria? Po�ter passeggiare per Mondello, prendere un gelato, assaggiare la caponalina o un cannolo. Sta�re, insomma, in una Palermo senza mafiosi». Certo, potrebbe�ro essere frasi di circostanza, furbizie di un uomo che cerca di riciclarsi. Eppure alla «palermiludine» di don Masino bisogna concedere credito. Se c'è una cosa che deve essergli davvero costata molto, è il fatto di non essere riuscito a morire a Paler�mo. Certamente avrebbe scelto U cimitero dei RoloU, perchè guarda il mare, non potendo aspirare (per via di un «numero chiuso» che vige da anni) alle maioliche del camposlanto di Santa Maria del Gesù, dove si mischiano nomi della «nobiltà palermitana» e boss come Stefa�no Boutade. Con questa città Tommaso Buscetta aveva un legame visce�rale, come quasi la totalità dei palermitani. Poteva odiarla, nel momento in cui gli tornavano alla mente i lutti e il dolore per i troppi cadaveri che gli opprimevaao la memoria. E' qui, però, che stavano le sue radiche di Palermo parlava ogni volta che il 9iscorso prendeva la china dei ricordi. Di contro, non si può dire che la città amasse Buscetta. Lui era cosciente dell'avversione, ma confidava nella proverbiale ca�pacità di «metabolizzazione» che ha fallo di Palermo una città «felicissima». Ancora oggi, a 16 anni dal clamoroso colpo di sce�na che consegnò ai palermitani un Buscetta diverso da quello di cui avevano «sentito parlare», sono tanti i luoghi che evocano quel cognome sovente utilizzato come metafora della «sbirritudine», che da queste parti non è considerata un pregio per via delle affinità con le casenne. C'è un angolo della città addi�rittura «inventato» per lui. Già, la famosa aula bunker fu costrui�ta perchè i pentiti potessero testimoniare senza correre ri�schi. Quella «prolesi» del vec�chio maniero borbonico, l'Ucciardone, conteneva (e contiene ancora) un appartamento che ospitò don Masino per un mese. Era il 1986, cominciava il maxi�processo. «Una notte ricorda ancora il poliziotto arrivò a Punta Baisi un aereo militare con un unico passeggero, Tom�maso Buscetta. Andammo a prenderlo con un blindato arma�to con mitragliatrice. Quelli era�no tempi in cui nessuno credeva che si sarebbe mai concluso il maxiprocesso». «Buscetta aggiunge il poli�ziotto passò dall'aeroporto al bunker. E ne usc�solo per tomare a Roma. Don Masino poteva solo fare timide passeggiale in un corridoio strettissimo, protet�to da muri. Era il solo modo per prendere aria. I pasti li cucinava�no gli agenti del nucleo centrale anticrimine di Roma. A Palermo spargevamo la voce che Buscetla stesse protetto alle Torri di viale del Fante». Già, le Torri. Anche queste trasformate, in corso d'opera, e divenute foreste�rie per i poliziotti del «maxi». Pure Giancarlo Caselli ha cono�sciuto quell'isolamento. Oggi il bunker è poco frequentalo. Si vede qualche avvocalo, qualche magistrato. Leonardo Guarnolta è presidente della IV Sezione della Corte d'Assise, allora era giudice istruttore del pool di Giovanni Falcone. «Certo che ho conosciuto Buscetta». «L'ho in�terrogato dice negli Stali Uniti. Era l'inizio del 1993, c'era�no state le stragi di Falcone e Borsellino. Mi colpi la lucidità della sua analisi. Disse che Cosa Nost ra avrebbe cambialo strate�gia: non più attacchi ai singoli magistrati ma terrorismo diffu�so, per condizionare l'attivila repressiva dello Stato. Parlò ad�dirittura della possibilità che la mafia scegliesse come obiettivo il patrimonio artistico. Qualche mese dopo esplosero le bombo di Roma, Milano e Firenze». Ma è la toponomastica della morto che evoca il nome di don Masino. Viale delle Alpi 119, via del Bersagliere 37: sono strado non lontano tra di loro, separale dalla Statua della Liberta. Nella prima c'è ancora la vetreria del fratello di Buscetta, Vincenzo. Il contorno non è cambiato molto e i commercianti non hanno dimenticato ciuci colp�di pistola cho uccidevano Vincenzo insie�me col figlio, Benny, colpevoli solo di ossero fratello e nipote di don Masino. Anche la via del Bersagliere non è cambiata. Non c'è la pizzeria «New York Place» dove i killer corleonosi uccisero il genero di Buscetta, sotto gli occhi atterriti di Felicia, figlia del «grande pentito». Al posto della pizzeria si può trovare un discreto ristorante, senza «le lu�ci di New York» ma con un nomo più rassicurante: Edoardo. Si allunga fino a Bagheria, il i filo della memoria. L�abitava j Serafina Buscetta, sposata con i Pietro Buselta, un tranquillo commerciante. Una sera, menj tre la coppia rincasava, nella i parto nuova del paese, a due passi dallo illuminai issime gelatene gestite dai «padroni» di Bagheria, un killer preciso stroni co il cognato del peni ilo. Serafi! na impazzi per il doloro e lanciò un anatema che don Masino s'è portalo nella tomba. Un doloro pari a quello piii recente, per la morto del nipote Domingo, mas�sacrato alla Circonvallazione, al�l'ombra di uno «scatolone» che i palermitani si ostinano a chia�mare palazzo dei sogni. Ogni strada un ricordo. Via Cirrinciono, al rione Sampolo. Oui abitò il Buscetta giovane con Molchiorra Cavallaro, la pri�ma moglie. Che fine avrà fatto la madre di Felicia? Nel quartiere se la ricordano. Il vecchio vendi�tore ambulante di frulla ha buo�na memoria. «Era la sorella di Rosa, moglie di Vincenzo Buscet la. Sì, proprio così: i due fratelli avevano sposalo due scrollo. Lei ora conosciuta come "a crivara" perché lavorava col padre e con la madre al deposito di mangime per animali che tenevano a Por�la di Termini, praticamente in corso dei Mille». Buscetta era giovanissimo, qualche foto lo ritrae con un doppiopetto post�bellico: risicalo, sottomisura e camicia bianca aperta in cima, alla Clark Cable. La signora abi�ta ancora qui? «No, se n'è andata ormai da anni. Da quando sono comincialo le disgrazie». Nei quartieri ancora ricordano i colpi di pistola che uccisero il fratello di don Masino Un'immagine di Tommaso Buscetta: il superpentito della mafia è stato seppellito domenica scorsa in America