Furio Monicelli: dacci oggi il nostro peccato filosofico

Furio Monicelli: dacci oggi il nostro peccato filosofico Furio Monicelli: dacci oggi il nostro peccato filosofico — RA le mie fortune, pure que— sta, un fratello regista vocato alla commedia. E cosi la sua macchina da presa mi ha la�sciato in pace». Furio Monicelli, ìntello di Mario, e anche di Mino, giomalisia di recente scomparso, e di una signora in quel di Cetona e di un traduttore (eccelso) di Sartre e di Faulkner, torna a distanza di quarant'anni. Nell'arco di alcuni mesi, la Mondadori ha riproposto due lontani romanzi di questo settantaseienne «altero» come lo de�scrisse Cristina Campo, inquieto di un'inquietudine purissima, fuori tempo: «Affrontare un foglio scrit�to o bianco: che cosa c'è, nella nostra età chiassosa e volgare e analfabeta, di più preagonico?». Dopo ((Lacrime impure», in origi�ne «Il gesuita perfetto» («Fu Pan�nunzio a scegliere il titolo, sul "Mondo" ne aveva anticipato alcu�ni capitoli»), ecco «L'amore guasta il mondo». «Lo realizzai sospinto ero nella scuderia Longanesi da Monti: vendette parecchio, il mag�giore successo della casa editrice nel '61». Storia di un noviziato nella Compagnia di Gesù, la prova d'esordio, immersa in una sensibili�tà omosessuale; intreccio di vite rastremate, scarnificale, la secon�da scommessa narrativa. Un proto anziano, don Antonio Amodeo, al�l'epilogo di un lungo ministero osa affermare «perentorio che per il sacramento della penitenza non c'è bisogno di confessione». Quindi Ser�gio, giovane che morirà in un inci�dente stradale, incardinalo nel «peccato filosofico», l'omosessuali�tà, «uno di quegli esseri perduti che trovano più difficile separarci da un dolore che da un piacere». Infine la signora Elvira Clerici, madre di Sergio, che cercherà ostinatamente il figlio scomparso, financo nelle nudità di un medico: morirà «dispe�rata ma serena, per�ché tutta la vita è davjìto stata invano, co�me io desidero sia sta�ta, per chi muore dispe�rato». E' un portiere delle tenebre. Furio Monicelli, come Guitton nei dialoghi con Paolo VI defini Gide, Bemanos, Dostoevskij. Delle sue opere Montini, papa pro�blematico, sarebbe stalo (forse eb�be occasione di esserlo) un lettore ideale. Come lo sarebbe, come ma�gari lo è Carlo Mario Martini. «Fu mio compagno di noviziato sui colli Albani o ricorda l'ex marinaio, ex portiere d'albergo, ex collaboratore INTEBrQua della Bbc, soprattutto interprete dell'esistenza come Dilollo -. Capi�tò che passeggiassimo insieme du�rante la ricreazione. Era consapevo�le di sé, ieratico, lo sguardo rivolto a un domani elevalo». Nel giardino dominavano, tra gli argomenti di conversazione, «la storia della Chie'a e della Compa�gnia, gli esempi dei santi, le virtù e i principali vizi dell'uomo, eccello quelli attinenti alla castità». Fiori�vano cos�«i giardini segreti» (come si chiamava inizialmente il libro ora in uscita: il 4 aprile). «Finche ci sono giardini, orti secreti dentro di noi, non ci può essere vera intimila con Dio» sentenzia il confessore di don Antonio nell'ultima recita die�tro la grata. Come so le profondità fossero inaccessibili a Dio, come se Ira Dio e l'Ombra il richiamo non fosse assoluto... Che cosa accomuna il prete, Sergio, donna Clerici? Alfronlano la vita e la morte, la morte nella vita, da soli, impavidamente: VISTA o nta «L'abisso è sotto di noi, protende verso di noi le sue braccia, ma dobbiamo guardarlo in faccia e puntare i piedi, finché c'è tem�po». Non pratica più la religione Elvi�ra Clerici, per Sergio la confessione è uno sfogo, non un sacramento, don Antonio sa ormai che «nulla possono» contro la cattiveria, la slealtà e la miseria del mondo «tutte le chiese e papi e sacerdoti e preti e monaci di questo mondo». «Hanno abdicalo diagnostica Mo�nicelli a qualsiasi sacralità, si sono arenali nella solidarietà, nel didascalico insegnamento morale, dimenticando la carila». Ovvero l'Ainore che muove le cose, perfe�zionandolo. Sradicalo dair«amore che guasta il mondo», «l'amore come sapevano Giordano Bruno e Spinoza che inlacca il senno, la razionalità, l'equilibrio». La ferocia, l'idiosincrasia di Fu�rio Monicelli verso il qui e ora è filtrala, decantala, arri itata nel (Jandysmo, sublimata nel giansenismo, lui che si laureò con Pietro Paolo Trompeo, tesi su «Il giansenis.no nel teatro di Bacine». Dal gesuita perfetto al prete e allo luterior�figure (controfigure di don Anto�nio?) intonalo a Poit-Royal che attraversano «L'amore», «Mormo�ra don Antonio, poirebhero mormo�rare Sergio e la madre: "Ad tribunal tuum. Domine Jesu, appello". Co�me non rimpiangere il Dio nascosto di San Paolo, d�Sant'Agostino?». Come non scoprirsi predestinati? S'incanta, s'inceppa. Furio Monicelli, .scrittore che riconosce in se stesso il lettore ideale (in fieri è il terzo romanzo, protagonista un in�gegnere vedovo in odore di pedofi�lia). Onesto Paese molle, pagano, affogato in un clima, direbbe Longa�nesi, «metà acqua santa metà ac�qua potabile» che cosa c'entra con le sue pagine radicali, scavale negli infernotti dell'anima? Longanesi, E il contemporaneo del Grand Siècle Jie Monicelli è, minuto, rovente, mondano di una mondanità claustrale, fratello sepa�ralo d'Italia, alza il sipario. «Mio padre, Tommaso, nel Ventennio quadrò i conti, tra l'altro, ammini�strando "Omnibus". Noi '24, diretto�re del "Carlino", aveva battezzato l'articolo sul delitio Malleolti "11 terrore", facondo intorno a sé terra bruciata, sigillandol'epoca del gior�nalismo attivo. "Omnibus", l'aristo�crazìa, lo snobismp, la froncja che accoglieva o nutriva. Bruno Barilli, per esempio, il critico musicale. Mai che andasse all'Opera, firmava recensioni di spettacoli mai visti. Ne usavo io la tessera». «Omnibus», Rizzoli,,. Un sentie�ro che porta al Vate, «A mio padre, legionario fiumano, il commendato�re affidò l'impresa eroica di convin�cere D'Annunzio a lasciare la Mon�dadori, Tre giorni al Grand Hotel di Gardone, un'attesa vana, il Vale non concesse l'udienza, in compen�so vidi la Baccarà, mi diodo un buffetto». L'avventura di Tommaso Monicolli terminerà nel '46, due colpi di pistola. Un gesto che contribuirà a determinare la scolta gesuitica di Furio. E forse la fuga dalla colla: «Mi pareva di subire il contagio di quella sonile, ineffabile, particola�re pazzìa che serpeggiava nella nostra atmosfera priva di voci, favorita da condanne fatali che sembravano isolarci in una solitudi�ne cattiva». Tanto diversa dalla solitudine odierna, serena, addirit�tura pare felice. Furio, a differen�za di un personaggio dell'amatissi�mo Saint-Simon, ha dello spirilo, si, ma anche altro. Ritorna il secondo romanzo dello scrittore «altero», come lo defin�Cristina Campo: usc�la prima volta nel '61, dopo il successo di «Il gesuita perfetto» La storia di tre solitudini al cospetto dell'Abisso «L'AMORE GUASTA IL MONDO»; UN PRETE CHE NON CREDE PIÙ' NELLA CONFESSIONE, UNA GIOVANE VITA MALEDETTA. UNA DONNA DISPERATA E SERENA Sul mare uccica una tragedia di famiglia Palandrivola con Angela alla ricerca della maturità INTERVISTA Bruno Quaranta Furio Monicelli: il suo primo libro, «Il gesuita perfetto», ristampato nel 1999 con il titolo «Lacrime impure», ha vinto la prima edizione dell'lntemational Prize Furio Monicelli: il suo primo libro, «Il gesuita perfetto», ristampato nel 1999 con il titolo «Lacrime impure», ha vinto la prima edizione dell'lntemational Prize Furio Monicelli L'amore guasta il mondo Mondadori, pp. 276, t, 28,000 ROMANZO

Luoghi citati: Cetona, Italia, San Paolo