NIETZSCHE Ecce amante

NIETZSCHE Ecce amante O XXIV » N. 1204 » 1 APRIIE 2000 » LA STAMPA » SUPPtEMENTO AL NUMERO ODIERNO « SPED. IN ABB. POST. » PUBBL. 45'*. « ART, 2* )MMA 20B LEGGE 662/96 TO »la ricerca storica e bibhofica. A New York, da dove vo questo articolo, mi sono uti gli occhi su un documento ha subito attratto la mia enzione. Già l'indirizzo sulla ta rivelava l'inconfondibile fia di Nietzsche, di cui ricorre entenario della morte. Ma la nde sorpresa è venuta quando letto ciò che la busta contene� una lunghissima e confiden�le lettera all'americano Karl ortz, saggista e storico della eratura. Fu spedita da Torino 0 dicembre del 1888, come si va anche dal timbro postale, e ntiene cose che gettano una e completamente nuova sul giorno torinese del cantore di rathustra. La lettera occupa sette faccia�e credo che sia una delle più ghe scritte da Nietzsche. L'ho uta per pochi dollari da un tiquario di nome Fischer, no� chiaramente di origine tede�, che certo non ne conosceva il ore. La grafia è fitta e minuta, la si legge abbastanza bene. solito Nietzsche ha una grafia e metterebbe a dura prova i macisti, ma anche i filologi, me sa chi si è dovuto cimentare n qualcuno dei suoi manoscrit�Però qui, forse perché scriveva uno straniero, fece del suo eglio per farsi leggere. Uon era prima volta, che egli scriveva a rl Knortz, altro nome di chiara gine tedesca. Si veda, per esem�o, la lettera, da Sils Maria, del giugno 1888. Vi si legge fra ltro: «Il compito di fornire un o ritratto, sia come pensatore, a come scrittore e poeta, mi mbra straordinariamente diffi�e». E come uomo? Leggendo la ttera, si direbbe che Nietzsche lesse fornire lui stesso un ritrat� di sé in veste dionisiaca. Resta fatto che egli non si confidò mai n nessuno come fece con quel o lontano ammiratore america�o. Non avrei mai immaginato, lo nfesso, che Nietzsche fosse un edone d'alcove. Adesso capisco erché egli, nonostante l'incom�ente collasso psichico, fosse cos�uforico e sciogliesse inni ditiram�ci a Torino. Ma andiamo per rdine. Nietzsche giunse a Torino il 5 prilo del 1888, esattamente cendodici anni fa, e ci rimase fino 5 giugno: due mesi giusti giu�i. Poi, seguendo il suo ruolino di arcia, se ne andò a Sils Maria, ell'Alta Engadina. Ma non vede�a l'ora di ritornare nel capoluo�o piemontese. Per amore della ttà? No, per amore di una donna ell'alta aristocrazia! Il nome lo vela lui stesso nella lettera al�americano: si trattava della rincipessa Laetitia Bonaparte, ndata in sposa al duca d'Aosta, e nozze furono celebrate nel ettembre del 1888, ma Nietz�che non potè assistervi, perché il attivo tempo gl'impedl di parti�e da Sils Maria. Quando, il 21 ettembre, mise di nuovo piede a orino, la Laetitia era già consa�rata, per cos�dire, al duca d'Ao�ta. Ma l'amore vince qualsiasi acramento, né basta l'acqua san�a per raffreddare gli ardori di na donna. Lo dice anche Chamfort: «Quando un uomo e una donna hanno l'uno per l'altra una passione violenta, mi sembra empre, quali che siano gli ostaco�i che li separano, un marito, dei enitori ecc., che i due amanti iano l'uno dell'altro per forza di natura e che si appartengano per diritto divino, malgrado le eggi e le convenzioni umane». Ed è proprio quello che, stando alla lettera in questio�ne, avvenne tra il prode Nietz�sche e la deliziosa Laetitia Bona�parte. I due abitavano a poca distan�za l'uno dall'altra: Nietzsche al numero 6 di via Carlo Alberto e Laetitia un po' più in là, nel Palazzo Cisterna. Chi mai avreb�be immaginato che l'austero e inibito Nietzsche fosse capace d'introdursi furtivamente nel giardino del suddetto palazzo per fornicare con la padrona di casa? Eppure è quello che egli scrive nell'incredibile lettera. Non scen�de proprio nei dettagli, limitando�si a parlare di «Kùsse» e «Umarmungen», baci e abbracci; però ce n'è abbastanza per rimanere stu�pefatti. La sua metamorfosi in Dioniso, dunque, non era solo una finzione letteraria. I due s'incontravano segreta�mente anche al canale Michelotti e al Valentino. Traduco: «Verso sera, esco dalla mia camera am�mobiliata di via Carlo Alberto e percorro via Po fino al ponte Vittorio. Là, accompagnata da una fedelissima domestica e op�portunamente travestita per non dare nell'occhio, mi aspetta la duchessa. E' quasi sempre lei a decidere se dobbiamo svoltare a destra, verso il Valentino, oppure a sinistra, cioè verso il canale Michelotti. Che estasi! Al di là del bene e del male! L'amo forsenna�tamente». E continua dicendo che i loro pronubi erano le piante e i cespugli, dietro i quali consu�mavano i momenti di maggiore intimità. La stessa cosa faceva l'imperatore Francesco Giuseppe con la sua giovanissima amica Anna Nahowsky, la quale, nelle sue memorie, scrive: «Egli [l'imperatorel va avanti e mi aspetta nel cespuglio». In altre parole Fran�cesco Giuseppe, nel parco di Schònbrunn, faceva l'amore nei cespugli come i ricci. E se lo faceva un imperatore, a maggior ragione o poteva�no fare una duchessa e un allucinato filosofo dietro gli alberi del Valen�tino. Resta da capire perché si era confidato solo con lo storico americano: eccesso di euforia, lontananza del corrispondente? Gli psicologi, che sanno tutto, possono forse spiegare la co�sa. Io mi limito a riferire i fatti principali. Del re�sto, che Nietzsche avesse una forsenna�ta attrazione per Lae�titia Bonaparte lo si era capito. Quando, per esempio, a Torino incominciò a circolare la voce di un concorso di bellezza tra le donne dell'aristocrazia, egli, nella lettera a Peter Cast del 13 novembre 1888, scrisse che ne avrebbe fatto parte anche «la nostra nuova concittadina, la bel�la Laetitia Bonaparte». La nostra o la «mia»? Non è dato sapere quando sia incominciata la tresca, interrotta�si per forza di cose con l'impazzi�mento totale di Nietzsche. Ci sono buoni motivi per credere che qualcosa bollisse in pentola già durante il primo soggiorno torinese del filosofo. Ma solo durante il secondo soggior no, vale a dire a partire dal 21 settembre 1888, egli deve avere amato essenzialmente la duchessa. A matrimonio fresco, dunque. Diavolo d'un Nietzsche! Byron, che pure era un puttanie�re matricolato, aveva qualche esitazione nel raggiungere a Ra�venna la sua amante Teresa Guiccioli e di «andare a fare le coma in casa sua a un conte del Papa». Nietzsche, viceversa, non esitò un momento a fare le coma al duca d'Aosta. E siccome le donne ci fanno fare quello che vogliono, ecco che lui si trasforma m una specie di membro di casa Savoia: partecipa tutto compunto ai fune�rali di Eugenio Emanuele di Savo�ia, principe di Carignano, e si reincarna prima in Carlo Alberto e poi in Vittorio Emanuele II. Si trasforma anche in padre di Um�berto 1. Ma qui siamo già nel ? patologico, mentre l'amore per Laetitia, stando a ciò che scrive nella lettera in questione, ha tutti i connotati di una vera e propria passione longitudinale. Nel mio libro La catastrofe di Nietzsche a Torino credevo di aver detto tutto sull'argomento, ma il clamoroso documento che ho trovato qui a New York mi costringe a rivedere molte cose. Alle tante maschere che gli sono state messe addosso bisogna ag�giungere anche quella, insospetta�ta, di sottaniere. Si era sempre creduto che la sua decisione di ritornare a Torino, anziché a Nizza, dove amava trascorrere l'inverno, fosse dovuta a un parti colare affetto per la famiglia Fi�no, presso la quale abitava in vìa Carlo Alberto. Ora sappiamo che il vero motivo era un altro, Laeti�tia Bonaparte per l'appunto. ^^^^ Ma come reagì, l'aristo^■^ eretica signora, alla noti�zia che il suo spasiman�te era piombato nella notte della follia? Pur�troppo non si hanno Sopra a destra, Laetitia Bonaparte: sposò il Duca d'Aosta nel settembre 1888 :***^�tó^1 :sy vm Él Una lettera inedita rivela una liaison con Laetitia Bonaparte, moglie del Duca d'Aosta » ft*l««i*»»* Wém V-.■-iv*" . ' ^ 1 '* •,':,. f,-rT ' ,, .v:«.-r NIETZSCHE Ecce amante NIETZSCHE Ecce amante la ricerca storica e bibhografica. A New York, da dove scrivo questo articolo, mi sono caduti gli occhi su un documento che ha subito attratto la mia attenzione. Già l'indirizzo sulla busta rivelava l'inconfondibile grafia di Nietzsche, di cui ricorre il centenario della morte. Ma la grande sorpresa è venuta quando ho letto ciò che la busta contene�va: una lunghissima e confiden�ziale lettera all'americano Karl Knortz, saggista e storico della letteratura. Fu spedita da Torino il 20 dicembre del 1888, come si rileva anche dal timbro postale, e contiene cose che gettano una luce completamente nuova sul soggiorno torinese del cantore di Zarathustra. La lettera occupa sette faccia�te e credo che sia una delle più lunghe scritte da Nietzsche. L'ho avuta per pochi dollari da un antiquario di nome Fischer, no�me chiaramente di origine tede�sca, che certo non ne conosceva il valore. La grafia è fitta e minuta, ma la si legge abbastanza bene. Di solito Nietzsche ha una grafia che metterebbe a dura prova i farmacisti, ma anche i filologi, come sa chi si è dovuto cimentare con qualcuno dei suoi manoscrit�ti. Però qui, forse perché scriveva a uno straniero, fece del suo meglio per farsi leggere. Uon era la prima volta, che egli scriveva a Karl Knortz, altro nome di chiara origine tedesca. Si veda, per esem�pio, la lettera, da Sils Maria, del 21 giugno 1888. Vi si legge fra l'altro: «Il compito di fornire un mio ritratto, sia come pensatore, sia come scrittore e poeta, mi sembra straordinariamente diffi�cile». E come uomo? Leggendo la lettera, si direbbe che Nietzsche volesse fornire lui stesso un ritrat�to di sé in veste dionisiaca. Resta il fatto che egli non si confidò mai con nessuno come fece con quel suo lontano ammiratore america�no. Non avrei mai immaginato, lo confesso, che Nietzsche fosse un predone d'alcove. Adesso capisco perché egli, nonostante l'incom�bente collasso psichico, fosse cos�euforico e sciogliesse inni ditiram�bici a Torino. Ma andiamo per ordine. Nietzsche giunse a Torino il 5 aprilo del 1888, esattamente centododici anni fa, e ci rimase fino al 5 giugno: due mesi giusti giu�sti. Poi, seguendo il suo ruolino di marcia, se ne andò a Sils Maria, nell'Alta Engadina. Ma non vede�va l'ora di ritornare nel capoluo�go piemontese. Per amore della città? No, per amore di una donna dell'alta aristocrazia! Il nome lo rivela lui stesso nella lettera al�l'americano: si trattava della principessa Laetitia Bonaparte, andata in sposa al duca d'Aosta, Le nozze furono celebrate nel settembre del 1888, ma Nietz�sche non potè assistervi, perché il cattivo tempo gl'impedl di parti�re da Sils Maria. Quando, il 21 settembre, mise di nuovo piede a Torino, la Laetitia era già consa�crata, per cos�dire, al duca d'Ao�sta. Ma l'amore vince qualsiasi sacramento, né basta l'acqua san�ta per raffreddare gli ardori di una donna. Lo dice anche Chamfort: «Quando un uomo e una donna hanno l'uno per l'altra una passione violenta, mi sembra sempre, quali che siano gli ostaco�li che li separano, un marito, dei genitori ecc., che i due amanti siano l'uno dell'altro per forza di natura e che si appartengano per diritto divino, malgrado le leggi e le convenzioni umane». Ed è proprio quello che, stando alla lettera in questio�ne, avvenne tra il prode Nietz�sche e la deliziosa Laetitia Bona�parte. I due abitavano a poca distan�za l'uno dall'altra: Nietzsche al numero 6 di via Carlo Alberto e Laetitia un po' più in là, nel Palazzo Cisterna. Chi mai avreb�be immaginato che l'austero e inibito Nietzsche fosse capace d'introdursi furtivamente nel giardino del suddetto palazzo per fornicare con la padrona di casa? Eppure è quello che egli scrive nell'incredibile lettera. Non scen�de proprio nei dettagli, limitando�si a parlare di «Kùsse» e «Umarmungen», baci e abbracci; però ce n'è abbastanza per rimanere stu�pefatti. La sua metamorfosi in Dioniso, dunque, non era solo una finzione letteraria. I due s'incontravano segreta�mente anche al canale Michelotti e al Valentino. Traduco: «Verso sera, esco dalla mia camera am�mobiliata di via Carlo Alberto e percorro via Po fino al ponte Vittorio. Là, accompagnata da una fedelissima domestica e op�portunamente travestita per non dare nell'occhio, mi aspetta la duchessa. E' quasi sempre lei a decidere se dobbiamo svoltare a destra, verso il Valentino, oppure a sinistra, cioè verso il canale Michelotti. Che estasi! Al di là del bene e del male! L'amo forsenna�tamente». E continua dicendo che i loro pronubi erano le piante e i cespugli, dietro i quali consu�mavano i momenti di maggiore intimità. La stessa cosa faceva l'imperatore Francesco Giuseppe con la sua giovanissima amica Anna Nahowsky, la quale, nelle sue memorie, scrive: «Egli [l'imperatorel va avanti e mi aspetta nel cespuglio». In altre parole Fran�cesco Giuseppe, nel parco di Schònbrunn, faceva l'amore nei cespugli come i ricci. E se lo faceva un imperatore, a maggior ragione o poteva�no fare una duchessa e un allucinato filosofo dietro gli alberi del Valen�tino. Resta da capire perché si era confidato solo con lo storico americano: eccesso di euforia, lontananza del corrispondente? Gli psicologi, che sanno tutto, possono forse spiegare la co�sa. Io mi limito a riferire i fatti principali. Del re�sto, che Nietzsche avesse una forsenna�ta attrazione per Lae�titia Bonaparte lo si era capito. Quando, per esempio, a Torino incominciò a circolare la voce di un concorso di bellezza tra le donne dell'aristocrazia, egli, nella lettera a Peter Cast del 13 novembre 1888, scrisse che ne avrebbe fatto parte anche «la nostra nuova concittadina, la bel�la Laetitia Bonaparte». La nostra o la «mia»? Non è dato sapere quando sia incominciata la tresca, interrotta�si per forza di cose con l'impazzi�mento totale di Nietzsche. Ci sono buoni motivi per credere che qualcosa bollisse in pentola già durante il primo soggiorno torinese del filosofo. Ma solo durante il secondo soggior no, vale a dire a partire É dal 21 settembre 1888, egli deve avere amato essenzialmente la duchessa. A matrimonio fresco, dunque. Diavolo d'un Nietzsche! Byron, che pure era un puttanie�re matricolato, aveva qualche esitazione nel raggiungere a Ra�venna la sua amante Teresa Guiccioli e di «andare a fare le coma in casa sua a un conte del Papa». Nietzsche, viceversa, non esitò un momento a fare le coma al duca d'Aosta. E siccome le donne ci fanno fare quello che vogliono, ecco che lui si trasforma m una specie di membro di casa Savoia: partecipa tutto compunto ai fune�rali di Eugenio Emanuele di Savo�ia, principe di Carignano, e si reincarna prima in Carlo Alberto e poi in Vittorio Emanuele II. Si trasforma anche in padre di Um�berto 1. Ma qui siamo già nel patologico, mentre l'amore per Laetitia, stando a ciò che scrive nella lettera in questione, ha tutti i connotati di una vera e propria passione longitudinale. Nel mio libro La catastrofe di Nietzsche a Torino credevo di aver detto tutto sull'argomento, ma il clamoroso documento che ho trovato qui a New York mi costringe a rivedere molte cose. Alle tante maschere che gli sono state messe addosso bisogna ag�giungere anche quella, insospetta�ta, di sottaniere. Si era sempre creduto che la sua decisione di ritornare a Torino, anziché a Nizza, dove amava trascorrere l'inverno, fosse dovuta a un parti colare affetto per la famiglia Fi�no, presso la quale abitava in vìa Carlo Alberto. Ora sappiamo che il vero motivo era un altro, Laeti�tia Bonaparte per l'appunto. ^^^^ Ma come reagì, l'aristo^■^ eretica signora, alla noti�zia che il suo spasiman�te era piombato nella notte della follia? Pur�troppo non si hanno notizie al riguardo. Dal tono con cui ne parla Nietzsche, non dove�va certamente essero una lasagna fredda, bens�una donna focosa e passionale; e una donna cos�è sempre di cuore largo, cioè buona d'animo. Tutto lascia pensare, dunque, che la tragedia dell'ami�co l'abbia sconvolta. Di sicuro non avrà fatto come la viennese Sophie Ldwenthal, l'amica di Lenau: per anni tenne a mezza coltura il poeta; poi, quando lui impazzì, lei non andò neppure a trovarlo nella clinica psichiatrica in cui era ricoverato. No. a Torino Nietzsche non fu tenuto a mezza coltura, perché si trattò di un amore vero, essenziale, dionisia�co e bruciante. Qui, finalmente, abbiamo un Nietzsche veramente «umano, multo umano». Il solenne Zarathustra scende dalla montagna e, abbandonando le sue pose da demiurgo, si comporta corno tutti gli altri figli della Terra, E se Shakespeare, forse per evitare guai, raccomanda di «tenere la mano lontana dalla spaccatura della gonna», Nietzsche non gli dà retta e armeggia non solo con le vesti della sua amata Laetitia, ma anche, come è facile a capirsi, con la cordicella dei calzoni. In breve fa quello che abbiamo fatto tutti, non importa se tra i cespu�gli del Valentino o altrove. E questo, diciamolo francamente, ce lo rende simpatico. Una lettera inedita rivela una liaison con Laetitia Bonaparte, moglie del Duca d'Aosta Sopra a destra, Laetitia Bonaparte: sposò il Duca d'Aosta nel settembre 1888