Dal «giallo» Ferlaino alla Lega-Zamparini di Marco Ansaldo
Dal «giallo» Ferlaino alla Lega-Zamparini I RETROSCENA DEL POTERE Dal «giallo» Ferlaino alla Lega-Zamparini Marco Ansaldo Qualsiasi imprenditore voglia acquistare una società di cal�cio, diventa per definizione un magnate nel proprio settore merceologico. Perciò anche Giorgio Corbelli, in trattativa per comprare il Napoli, è già slato definito il «re delle aste», roba che gli impiegali di Sotheby's e Christie's ancora se la ridono. Chi ha seguito l'escalation del proprietario di Telemarkot, l'emittente specializzala nelle televendite, non se ne ò fatto un concetto altrettanto monar�chico. Gran fiuto, sicura simpa�tia, la capacità e ia spregiudica�tezza di chi si è crealo dal niente. Ma quanto ai miliardi, a Roma ricordano che la squadra di basket di cui Corbelli è proprietario non navigava nel�l'oro finché non e arrivato lo sponsor Atir (Aeroporti di Ru�mai a garantire acquisti, ingag�gi, stipendi da prime posizioni. Che l'imprenditore riminese investa 100 miliardi per la me�la del Napoli o addirittura 200 per rilevarlo lutto, sembra per�lomeno sospetto, pur conside�rando le sinergie possibili tra la tv corbelliana e una squadra profondamente popolare. Cor�belli garantisce che sia facendo da solo, ma circola la voce che abbia al fianco il presidente della Roma, Sensi, che di miliar�di ne ha tanti e disponibili. Sensi sogna una privatissima Lega del Sud. Cominciò com�prando il Foggia, ha proseguilo col Palermo perché, dicono i bene informali, il club siciliano non appartiene alla società Sds (quindi con 'Lanzi, Cragnotti e Cocchi Cori, quelli di Stream) ma a una Scìs2, o qualcosa del genere, con capitale interamen�te versalo dal presidente roma�nista, perché gli altri soci si erano ritirali. Ora il sindacali�sta Sergio D'Antoni, presidente del Palermo e dell'Adr Basket nonché sospinto dai romani verso la presidenza della Federcalcio, avrebbe collegato Sensi a Corbelli e renderebbe possibi�le la conclusione dell'affare-Napoli, ammesso che Ferlaino in�tenda davvero lasciare e non sia una finta, come cento altre volte. Lo scenario inquadrerebbe l'impero di Sensi, finora poco fortunato ma in fuluro chissà; intanto la sua scalala a più squadre non ha fallo levare gli scudi, mentre quando sembrò che Flavio Briatore fosse inte�ressato sia al Napoli che al Palermo si parlò di imperiali�smo arrogante, perché è amico dei dirigenti juventini. Sono giorni di leghe e sollolegbe, come quella che Zamparini prova a coagulare conlro il potere che lui identifica nella Juve e nel Milan (anzi in Giran�do e Galliani) e, per contrasto, in Roma e Lazio. A Milano si sono riunite tutte le società di B più 11 di A; tra le invitate, non hanno risposto Fiorentina, Par�ma e Torino (pensiamo distrat�to dalle beghe societarie e non per un colpevole disinteresse). C'era anche Ghelfi, amministra�tore dell'Inter, in rappresentan�za di Mot alti, che i piccoli club considerano vicino a loro, ben�ché spenda 150 miliardi all'an�no sul mercato. Gli zampariniani chiedono una diversa distri�buzione dei proventi, un mag�gior peso politico, una migliore attenzione nei loro confronti, non escluso il problema arbitra�le; lutto da discutere in un'as�semblea straordinaria che han�no invocalo ieri. Sono in 31, una maggioranza fortissima che si ò sempre lasciata dirige�re e che spesso si è spaccata davanti a un piatto di lentic�chie. Zamparini quesla volta sembra deciso, il malcontento monta. Ma scommetteremmo ancora sulle lenticchie.
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