Alberi giapponesi stuzzicadenti americani

Alberi giapponesi stuzzicadenti americani Commercio buono o cattivo? Le risposte a «Global» di Lori Wallach, leader del Movimento di Seattle Alberi giapponesi stuzzicadenti americani Moisés Naim CHI dovrebbe stabilire le regole del commercio in�ternazionale? «Dovrebbero essere stabilite in modo che le persone che ne subiscono i risul�tati possano chiederne conto ai responsabili. Io credo che l'In�dia debba poter evitare il brevet�to per i farmaci salvavita. Se l'India, nella fase di sviluppo attuale, ritiene più importante proteggere la salute dei propri cittadini, e di conseguenza, ave�re accesso ai farmaci, invece di tutelare i diritti della proprietà intellettuale delle società farma�ceutiche estere con il ricorso al brevetto, dovrebbe essere libe�ra di farlo. Si tratta di una decisione democratica rispetto alla quale sono i governi, che possono essere eletti e sostituiti dai cittadini, a stabilire le priori�tà voltta soddisfare i bisogni dei propri elettori». Lei parla di deficit demo�cratico delle organizzazio�ni internazionali. C'è chi afferma, però, che anche le organizzazioni non gover�native come quella che lei rappresenta soffrono di un deficit democratico. Chi ha eletto lei? «Chi ha eletto Mike Moore, il direttore generale della Wlo?». Lo hanno scelto governi eletti democraticamente. «Tra chi è davvero eletto e il direttore generale della Wto c'è una tale distanza che lui e la sua squadra non rispondono a nessuno! Il nostro primo obietti�vo è di ridimensionare i poteri della Wto. Nessuno mette in dubbio la necessità di regole intemazionali. Non vogliamo l'autarchia, bens�norme sulla sicurezza dei prodotti alimenta�ri, regole che ci dicano come conciliare la necessità di dispor�re dei farmaci con gli interessi dell'industria farmaceutica». Secondo lei, che cosa distin�gue un commercio «buono» da uno «cattivo»? «Quei prodotti che non possono essere realizzati o coltivati in un determinato luogo in modo economicamente valido dovreb�bero poter essere scambiati con altri beni che possono essere realizzati in un altro posto». Esportare blue jeans dalla Cina agli Stati Uniti è un commercio buono o catti�vo? «Direi che è un commercio catti�vo, noi senso che sono favorevo�le ad un vantaggio comparato e non assoluto». Che intende per vantaggio assoluto? «Lo faccio l'esempio di un accor�do tra un'azienda e il governo cinese, accordo in virtù del quale un gruppo di studenti universitari di Piazza Tienanmon viene confinato in un cam�po di lavoro dell'Esercito di liberazione popolare per produr�re blue jeans o per fabbricare giocattoli senza che l'azienda in questione tiri fuori un soldo, salvo il costo del contratto con l'Esercito di liberazione. I profit�ti sono enormi». Quindi sarebbe favorevole all'imposizione di tariffe elevate sulle importazioni di blue jeans dalla Cina? «No. Cercherei piuttosto di cam�biare le condizioni alle quali quei jeans vengono prodotti in Cina». E se ciò non fosse possibile nel breve periodo? «Allora ne vieterei l'importazio�ne». Torniamo agli effetti del sistema commerciale. E' probabile che nel 2000 il commercio globale cresca oltre il V/b. Chi è convinto che il commercio favorisca la crescita e aumenti i po�sti di lavoro lo considera un andamento positivo. «Nei primi cinque anni di vita della Wto, all'aumento costante del flusso globale degli scambi si è accompagnata una riduzio�ne altrettanto costante della quota di flussi commerciali rela�tiva ai paesi in via di sviluppo. In molti paesi i salari reali sono diminuiti ed è aumentata la disparità salariale sia all'inter�no dei confini nazionali che tra paesi diversi. Per non parlare di una serie di danni sociali e ambientali, dalla perdita delle specificità culturali ai semi bre�vettati». Che cosa non funziona nell attuale sistema di scambi? «Ci sono aziende americane che lucrano sulla possibilità di racco�gliere legna nel Nord-ovest del Pacifico, di farne stuzzicadenti, di infilarli in apposite confezioni su cui compare la scritta in giappone�se "usa e getta'' e di caricarli a bordo di un imbarcazione diretta in Giappone. Questo, mentre un' azienda giapponese il fatto risale a due anni fa raccoglie legna nel Sarawak. in Malaysia, produce al�tri stuzzicadenti, li avvolge nella plastica e li spedisce negli S'ati Uniti. Evidentemente il fatto che le due imbarcazioni navighino ver�so le rispettive destinazioni ha un senso economico che fa si che, nonostante il trasporto, la lavora�zione extra, l'etichettatura e la traduzione, lo scambio sia più red�ditizio di quanto non sarebbe desti�nare gli stuzzicadenti prodotti con legno americano al mercato inter�no e quelli prodotti con alberi asiatici al mercato giapponese. In�tendo dire che è il sistema che fissa il prezzo del petrolio a rendere possibili situazioni del genere. Ma sono anche tutti quei porti e tutte quelle strade che consentono di spostare quel materiale, tagliarlo qui e spedirlo li, caricarlo su un camion li e portarlo qui». Direttore di -Foreign PolicyLa crescita vertiginosa del com�mercio mondiale accresce le ineguaglianze o mette a disposi�zione nuove risorse per tutti? E' una grande opportunità per i paesi più poveri o aggrava la loro condizione? Lori Wallach. la leader americana della prote�sta che tra dieci giorni a Washin�gton cercherà di fare il bis di Seattle, manifestando contro il Fondo monetario e la Banca mondiale, spiega le sue ragioni in questa intervista pubblicata sul secondo numero di Global. La Wallach, 36 anni, laureata alla Harvard Law School. appar�tiene al gruppo di impegno civile «Public Citizen» fondato da Ralph Nader. IN EDICOLA. Lo scandalo «ohi in Germania, l'importanza dei finanziamenti nella corsa d�Gore e Bush alla presidenza Usa. i referendum italiani, la corruzione nei Paesi ex comunisti: il rappono tra soldi e politica scotta ovunque. Lo discuce il secondo numero di Global FP, il bimestrale edito da La Stampa, dallo lai e dall'lspi in collaborazione con la rivista americana Foreign Policy. Sotto il titolo «Il costo della politicaintervengono Dominique Moisi. Carlo Bastasin sul caso tedesco; Paolo Mieli; Rodolfo Brancoli. La giornalista americana Jane Busse/ indaga sulla globalizzazione delle tangenti. FOTO: a sinistra un momento della contestazione di Seattle Sotto: Lori Wallach e Renato Ruggiero.

Luoghi citati: Cina, Germania, Giappone, India, Seattle, Stati Uniti