Veleni tedeschi su Prodi: sta per cadere di Francesco Manacorda

Veleni tedeschi su Prodi: sta per cadere Veleni tedeschi su Prodi: sta per cadere «Due inglesi pronti a sostituirlo». Bruxelles: invenzioni Francesco Manacorda cortlspondente da hhuxelles L'ultimo siluro dalla Germania 6 arrivalo a destinazione con (jran fragore ieri mattina. Un titolo in prima pagina della «Faz», la Frankfurter AUgemeine Zeitung, recita: «La Commissione Prodi traballa A Bruxelles si jiarla di "regicidio"». Il presidente dell'ese�cutivo comunitario finisce di nuovo sotto il fuoco della stampa tedesca ad appena irò cionii di distanza da un corposo articolo dello Spiegel intitolato «L'uomo più solo di Bruxelles». «Di Ironie alla presidenza debole ili Prodi scrive ii quotidiano di Prancoforte in seno alln Commissione si sta svolgendo una lotta per il potere», li «por salvare la pelle alcuni Commissari stanno api roniomente prendendo in esame la possibilità di forzare Prodi a tornare in Italia e scegliere il suo succcessore dalle loro file». In prima linea per succedere a Prodi dopo il «regici�dio», sostiene ancora il giornale, ci sarebbe�ro i due Commissari britannici: Chris Pallen e Neil Kinnock. Uno scenario che la Commis�sione europea rimanda al mittente senza esitazioni bollandolo come fantascientifico. «Siete sUipidi?», è l'unica replica di un poco diplomatico Prodi ieri al Cairo a chi gli chiede se l'articolo del quotidiano tedesco abbia qualche fondamento. E da Bruxelles le parole dell'esecutivo sono chiarissime: l'articolo della Faz, dice il portavoce Jona�than Faull, «è una grossolana colleziono di falsità» e «non c'è assolutamente nulla di vero nell'idea che i Commissari stiano cer�cando in ((ualcho modo di sostituire noma�no Prodi come presidente della Commissio�no europea». E per quel che riguarda il molo da congiurali di Kinnock e Pallen «entrambi dice ancora Kaull lo smentiscono recisa�mente: non abbiamo idea da dove sia uscita una storia cosi assurda. Chi scrive una cosa del genere dimostra di non avere la più vaga idea di corno sia nominalo il presidente della Commissione». In effetti non potrebbero essere i Commissari a deporre Prodi e scogliere tra di loro il suo successore, visto che la scolla del presidente spella solo ai leader dei Quindici, Ma coi lo l'articolo della Faz l'ennesimo sullo stesso torna, dopo che nelle scorso settimane anche il francesi! «Le Monde» aveva ipotizzato un possibile pre�pensionamento di Prodi lascia intravedere so non una campagna di stampa franco-tede�sca, quantomeno un tiro al bersaglio sul presidente nominalo lo scorso anno con la decisiva sponsorizzazione di Tony Blair. Ieri anche il governo tedesco ha voluto fugare ogni dubbio che gli ultimi articoli siano siali orchestrali da Boriino; «A Bruxol les sorgono le voci più disparale. Non c'è assolutam mte alcun moiivo por mollerò in discussione la posiziono di Prodi», dice il portavoce del ministero degli Esteri Andre�as Michaelis. Ma a Bruxelles nelle stanze più allo della Commissione si guarda con qualche sospetto proprio alla Germania. La chiave degli attacchi si cerca non tanto nei iresunli errori di Prodi, quanto nella deboozza dell'asse franco-tedesco, che tradizio�nalmente negli anni passali faceva da spon�da alla Commissione. Con il Cancelliere Gerhard Schroeder al potere spiegano gli uomini vicini al presidonle la Germania ha perso molla della sua capacità di influenza�re il processo europeo e certo il fatto che la responsabilità dei problemi comunitari fini�sca addosso a Prodi, non può che far piacere al Cancelliere, che non ò mai stalo un sostenitore del presidente. E c'è anche chi lega l'offensiva della slampa tedesca con un'altra offensiva: quella che il Commissa�rio alla Concorrenza Mario Monti sta condu�cendo contro le banche regionali tedesche e le cospicue sovvenzioni pubbliche che rice�vono. Se Berlino non è esplicitamente con�tro Bruxelles, insomma, non identifica più il suo interesse con quello comunitario, come accadeva ai tempi di Helmut Kohl. Ma assieme ai difficili rapporti con la Germania, la Commissione sconta anche l'ostilità dei piccoli Paesi dell'Unione, capita�nati dal Lussemburgo. Il premier lussembur�ghese Jean-Claude Junker è stalo il primo e finora l'unico tra i leader dei Quindici ad esprimere pubblicamente la sua «delusione» per l'operato di Prodi. Una delusione che dipende in parte dalla necessità di difendere l'onore del lussemburghese Jacques Santer spiegano i nuovi uomini della Commissio�ne ma che è soprallutio la reazione alla posizione presa da Bruxelles sulla Conferen�za inlorgcvernaliva e in particolare sulla nuova ponderazione dei voli tra i Quindici, che secondo i piccoli Paesi leverebbe loro potere proprio a favore di colossi come la Germania. Il presidente della Commissione Uè: siete stupidi? C'è chi considera la campagna una ritorsione per le critiche di Mario Monti alle banche di Berlino