«I capi non potevano non sapere»

«I capi non potevano non sapere» IL TEOREMA DEL SUPERPENTITO: COSI' AGIVA LA CUPOLA «I capi non potevano non sapere» «Tutti gli omicidi vengono decisi dalla commissione» verbali Urlo Abbate PALERMO Le «cortezze» che aveva don Masi�no Buscetta, quando parlava di malia, si basavano sul quel che gli uomini di onoro gli avevano det�to. Per lui, infatti, queste fonti «orano incapaci, por coerenza di ruolo, di qualsiasi menzogna». Per primo svolo l'esistenza della commissiono maliosa, la Cupola che negli anni 70 decideva (lolla morti.' di ogni «uomo d'onoro»: il consiglio di amministrazione di Cosa Nostra, tonnato dai capimandamento e coordinato da un primus Inter pares, che aveva proordinalo a tavolino l'omicidio di decine di uomini dolio istituzio�ni. «Tulli gli omicidi di uomini d'onoro vengono decisi dalla Coramissione», disse Buscetta e lo sue parole diventarono il «looroma» che inchiodo all'ergastolo decine di boss mafiosi Cosa Nostra unita�ria e verticistica, dunque, dove il dissenso veniva punito con la morto. Il primo pentito di Cosa nostra fa il suo debutto nell'aprile del 1984 nell'aula-bunker di Paler�mo, nel processo a Cosa nostra. Qui parla di boss o picciotti. «Pip�po Calo non ó il cassiere della mafia aveva affornialo -; è il cassiere di se stesso». Parlando poi di eventuali connessioni tra Michele Sind'' . e la mafia aveva detto; «Sindone era un pazzo, voleva faro una rivoluzione in Italia, porquosto Boutade lo allon�tanò». Noi racconti di doi; Masino si parlava anche della sua vita carce�raria all'Ucciardono di Palermo, negli Anni 70, quando vietava ai detenuti di evadere e in cambio otteneva dalla direzione, [jer se per gli altri, piccoli favori. Nel corso dei dibattimenti, Bu�scetta si concedeva qualche «li�cenza umoristica». Parlando di un boss, il jxmtito spiegava ai giudici che «avrebbe dovuto esse�re squalificato da Cosa nostra perché gli piacevano solo lo don�ne e le carte». Replica del giudico; «Non gli si può dare torto». Buscet�ta fulmineo; «E io, infatti, non gliene davo». Noi luglio dell'89 montano lo polemiche sulle dichiarazioni di Buscetta. I giudici lo interrogano negli Stali Uniti e lui sottoUnea che ha fatto ima sola cosa, quella di «faro la fortuna degli avvocali». «Io non ho aiutato la giustizia italiana dico ho solo fatto bene agli avvocati». Quando le senten�ze di assoluzione alla fine degli Anni 80 svilivano le sue dichiara�zioni, Buscetta disse: «Carnevale (riferendosi all'ex presidente del�la prima sezione penale della Cas�sazione, miri va cercando prove vestite su misura, io non so fare il sarto. Il signor Carnovale, lo fac�cia lui il sarto: io prove, più di quello che ho dotto, non so dar�ne». «Potrei faro romanzi di fanta�scienza per quello che io so affermava Buscetta in aula rispondendo alle contestazioni dei difensori ina non voglio parlare solo per sentito dire, perché que�sto vi va comodo. Ma se parlano due uomini d'onore non sono più chiacchiere di comari per le scale ma sono affermazioni». Il confron�to con Pippo Calò nel novembre del '93 ò una rissa verbale. «Mi aspettavo il ruggito dei leoni esordi Buscetta ma sento solo lo squiltio dei topi». E cosi quando Calò gli ha gridato per l'ennesima volta: «Infame, meriti una meda�glia», Buscetta ha ribattuto: «Da te accetto lutto, tranne baci. Mi è basta' i quando hai baciato i miei figli», poi uccisi da Cosa Nostra. Cinque anni fa Buscetta affron�tava in aula anche il fenomeno dei penrii d ii dibattito che si era aperto attorno ai collaboratori. «Ho visto recentemente avvocati, giornalisti e ministri discutere del problema. Io ho sempre detto la verità. Non ho fatto del male a nessuno, ho fatto deposizioni su coso che ho saputo, non sono stato banco di accusa, ma testimo�ne di accusa. Qf jgi si discuto come se i giudici in rmesti dieci anni si siano messi d'accordo con i colla�boratori per concordare le dichia�razioni. Ma io sono una persona per bene». Arrivano le stragi del '92. Due anni dopo Buscetta dice: «Ad uccidere Borsellino è stata Cosa Nosti a, ma le ragioni della st rage vanno aldilà degli interessi della mafia». Quando i pm di Palermo deci�dono di chiedere il processo per il senatore Giulio Andreotti, inter�viene Buscetta: «Fin dall'inizio della mia collaborazione avrei po�tuto fare il nome di Andreotti. Ma tale era la sua jxjlenza che sarei stato ridicolizzato e le mie dichia�razioni, anche quelle sulla mafia militare, sarebbero state smantel�late». Deponendo nel processo al se�natore a vita i pm chiedevano: risulta che Andreotti abbia detto a Bontade e Badalamenti che Pecorelli gli dava fastidio? No, ri�spondeva il pentito. E i pm ribatte�vano: quindi ima sua congettura. Buscetta: «No, praticità della vi�ta». Ai magistrati che lo interroga�vano in aula il vecchio padrino era solito dire: «Ero solo un solda�to, non ho mai comandato in vita mia, neppure in casa». «Ho sempre detto la verità, ho deposto su cose che ho saputo Non sono stato "banco d'accusa" ma testimone di accusa» «Fin dall'inizio avrei potuto fare il nome di Andreotti, ma era cos� potente che sarei stato ridicolizzato e le mie parole smantellate» . ' . . . .: ■■91 f i ■1 '.*i*:* * Tommaso Buscetta in costume da bagno sulla nave della crociera che scatenò un putiferio ITOTOOGGl]

Luoghi citati: Italia, Palermo, Stali Uniti