«Fu un testimone leale e coraggioso» di Giovanni Bianconi

«Fu un testimone leale e coraggioso» «Fu un testimone leale e coraggioso» Caselli: demol�l'immagine della mafia invincibile Giovanni Bianconi (WMA LA prima volta lo incontrò neu'aprile doi 1993, in una località secreta (lolla Flori�da, Stati Uniti d'Ainurìca, por ascoltarlo sui rapporti tra mafia e politica. A condurrò rinterrogatorio di Tommaso Buscetta fu proprio lui, Gian Carlo (lascili, procuratore di Palermo da pochi mesi, alle proso con l'inchiesta su Giulio Andreotti accusalo di concorso in associazione mafio�sa. Dottor Caselli, che ricordo ha di «don Masino»? «Quando si incontra una perso�na por interrogarla c'è sempre il filtro delle formalità e della pro�cedura, aumentato in quell'occa�sione dalla presenza di altri magistrati, funzionari di polizia, interpreti, giudici americani. In ogni caso ebbi l'impressione di una persona molto intelligente, cauta, perfino diffidente verso chi incontrava per la prima vol�ta, ma pronto a cambiare atteg�giamento una volta valutato po�sitivamente l'interlocutore». Che cosa la colpi di più? «La sua grande memoria e la sua precisione: era lui stesso a distin�guere con chiarezza ciò che sape�va dirottamente da quello che aveva appreso da altre persone». Pensa che sia stato un testi�mone sempre leale? «Si, e anche coraggioso. Fu lui a rivelare il tentativo di Gaetano Badalamenti di "appattaro" le dichiarazioni in modo da farlo uscire dai guai con la giustizia americana. E già neir84 parlò a Falcono dei rapporti tra mafia e politica. Solo precisò di non voler sviluppare l'argomento perché riteneva che lo Slato non fosse in grado di sopportarne le conseguenze. Ma un anno dopo no parlò con i magistrati degli Slati Uniti, e dunque pure su questo tema fu sempre leale. Non inventò nulla». Perché crede che nel 1992, dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio, Buscetta deci�se di sollevare quel coper�chio anche con gli inquiren�ti italiani? «Perché la situazione era diven�tata tragica con la scella terrori�stica di Cosa Nostra, e perché riteneva di avere un debito nei confronti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». Da allora, però, la sua figura fu accompagnata da conti�nue polemiche... «Ricordo la sua grande amarez�za per la famosa crociera in Egitto. Un viaggio organizzalo a sue spese, attraverso il quale voleva regalare a se stesso e a sua moglie qualche scheggia di normalità. Invece si scatenò la solita "bagarre" contro i pentiti che parlano dei rapporti tra mafia e politica. E' successo, puntualmente, anche con lui; fin quando non ha parlalo di mafia e politica ò stalo solo Buscetta, poi è diventato un problema, era ben consapevole che quando si parla di certi argomenti arrivano polemiche e linciaggi». Poi però, dopo i processi, sono arrivate le assoluzioni di Andreotti, a Perugia co�me a Palermo. Quei verdetti hanno minato la credibilità di «don Masino»? «A questa domanda preferisco non rispondere. Mi limito a una generica considerazione; in Ita�lia esiste l'obbligatorielà del�l'azione penale, e di fronte a certi presupposti i magistrati hanno il dovere di procedere. Cercano i riscontri, e se i riscon�tri trovati non vengono ritenuti sufficienti dai giudici l'imputato può anche essere assolto. Il che non cancella a priori la credibili�tà intrinseca del dichiarante. Questo e l'Abc del processo pena�le». Ora che se n'è andato, qual è l'eredità lasciata da Bu�scetta? «Quella di aver contribuito a demolire l'immagine della mafia invincibile. C'è stata una lunga stagione nella quale la mafia non esisteva, e a negarne l'esi�stenza erano tutti i più autorevo�li personaggi pubblici. Nessuno la cercava, e quei pochi che la cercavano non la trovavano, ar�rivando al massimo alle assolu�zioni per insufficienza di prove. Tutto è cambiato con il pool creato da Chinnici e Caponnetto, e col lavoro di Falcone e Borselli�no, che cominciarono a indagare sull'organizzazione Cosa No�stra, e dopo averla decifrata si dedicarono alla ricostruzione dei singoli episodi criminosi, da�gli omicidi, agli appalti, ai traffi�ci di droga». Con quali risultati? «Con la dimostrazione che la mafia è, come diceva proprio Falcone, un "fenomeno umano che ha un inizio e una fine". Purché lo si voglia. Questo è stato possibile grazie a due stru�menti principali: le indagini pa�trimoniali e i collaboratori di giustizia. Tra questi Buscetta è certamente una figura di primo piano. Con lui s'è potuto verifica�re un altro assioma di Falcone: i pentiti non sono accadimenti fortuiti, ma il risultato di una precisa situazione; non nascono dal nulla, ma dalla decisione dello Stato di voler combattere seriamente la mafia. Resta infi�ne la sua constatazione che oggi per certa gente il problema non è più la mafia ma chi la combatte; di qui alcune sue amare ma fondate considerazioni». «Non inventò mai nulla, ma fu linciato lo stesso. Lo ricordo amareggiato per ' la famosa crociera un viaggio-regalo donato alla moglie a sue spese» Gian Carlo Caselli, ex procuratore di Palermo, ora direttore delle carceri

Luoghi citati: Bu, Capaci, Egitto, Falcone, Palermo, Perugia, Stati Uniti