Prima Zeman, ora Capello Roma chiude sempre male

Prima Zeman, ora Capello Roma chiude sempre male Sensi scatenato e i tifosi contestano la squadra Prima Zeman, ora Capello Roma chiude sempre male Giancarlo Laurenzi ROMA Alla fine, Zeman lo scialacquatore apriva il paniere e volava tutto via. Falchi e colombe, amici e nemici, vittorie e sconfitte. Resta�va un uomo solo e il ria. .Io di un progetto. Restava, soprattutto, l'affetto della gente, l'amore per l'idea arrogante: noi siamo qui, a prescindere dall'avversario. Alle�namenti duri e numerosi: due alla settimana più di quest'anno, un'enormità che accelerava la squadra quando il sole cucinava le gambe. Hanno convinto Sensi a cambiare: meno fumo, più arro�sto. Meno pavoni, più volpi. Preso Capello, la quintessenza della so�stanza, scudetti in Italia e in Spa�gna, bravo da far dimenticare Sac�chi. Capello ha fatto dimenticare anche l'inverno zemaniano, quan�do le squadre del boemo andavano in letargo. Il letargo della sua Roma è cominciato a cavallo della primavera: nelle ultime 6 giornate 4 punti, una vittoria risicata con�tro il Torino e im pari per miracolo con l'Udinese, ieri. Più quattro sconfitte, che diventano 5, se si somma quella di Leeds, ritomo Uefa, eliminati nello stadio dove l'anno prima Zeman aveva diverti�lo giocando in 10 per un'ora. La Roma di adesso è un mollusco senza anima, creatura monca, la nave che galleggia a 50 metri dal porto che non riesce ad attraccare né a prendere il largo. I tifosi ululano: «Fieri della maglia, non di voi». Sensi ha sintetizzato la situazione: «Uno strazio». Il gioco della Roma è pallido: scomparsi movimento, velocità, profondità, la finezza di prima, a questi ritmi Tommasi e Di France�sco diventati uomini qualunque, Delvecchio è tornato l'eterno di�lemma: bravissimo o bravino? Do�po la sconfitta di Torino in 11 contro 10 bianconeri, la tensione è morta. Questione di testa: si è spenta la luce e la squadra non sta più in piedi. Infortuni a raffica, le travi portanti giù come pere matu�re: Candela, Cafu, Montella, Tolti. Assuncao è tornato da poco, Zanet�ti non si sa quando lo farà, Zago non è mai uscito, ma troppe volte in campo con un occhio malato, perdendo fiducia nei movimenti. Ieri il colmo: 7 titolari in meno e giocatori con i crampi, ad aprile appena comincialo. Con l'Udinese che dilagava e Warley che perdo�nava. Capello ha ammesso: «Ci è andata bene, è un punto d'oro». Perché Capello bada ai risultati e non al gioco. E i risultati dicono che la Roma è ancora a sole 3 lunghezze dai due posti disponibi�li per la Champions League (gli altri sono virtualmente di Juve e Lazio) e ha il vantaggio di dover aspettare all'Olimpico sia Parma (22 aprile) che Milan (7 maggio). Capello non è neppure uno che bada troppo ai rapporti interperso�nali: questioni con Montella e lo staff medico, scricchiolii con Tol�ti, Aldair, Di Francesco. Capello è uno che raramente senti assumer�si le colpe. C'entrano gli altri: arbitri, terreno, infortuni, medico, panchina corta, sfortuna. Sensi vuole metterci una pietra sopra e proporrà al tecnico di prolungare il contratto (scadenza 2001) di altre due anni. Non lascia il presi�dente, raddoppia. L'unico davvero esente da colpe, nell'ultimo mei^. to investiti 150 miliardi e per giugno ha già preso Emerson e Samuel, ien in città per le visite mediche. Più la quotazione in Bor�sa alle porte e il canale digitale di solaRoma. Per i gol ci pensino gli stipendiati. Capello dà (invano) indicazioni alla squadra

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