Moby Dick contro i Verdi di Alberto Papuzzi

Moby Dick contro i Verdi Li battaglia delle minoranze indigene d'America in difesa dei diritti e delle loro tradizioni Moby Dick contro i Verdi Alberto Papuzzi invisto a TORONTO "I ESTATE scorsa, sulla coLJ sta occidentale degli Stati Uniti, gli indiani Makah uccisero una balena, per la prima volta in cent'an�ni, com'è loro diritto per tratto. Sebbene siano l'unica popolazione nativa americana cui è riconosciu�to questo diritto, furono aspramen�te criticati dagli ambientalisti. «Gli attivisti verdi si sentirono traditi. In realtà va tutto bene solo finché tu ti comporti come loro vogliono che tu sia»», ci dice Rodney Bobiwash, intellettuale Anishabe, che dirige l'ufficio di Toronto del C wis (Center for World Indigenous Studiosi. Il caso della caccia Makah alle balene rispecchia i conflitti apertisi da quando le popo�lazioni indigene si sono date una rappresentanza istituzionale e si presentano come il Quarto Mondo, nuovo attore sulla scena del piane�ta, che si oppone sia ai Paesi ricchi sia al Terzo Mondo. Siamo di fronte a una cultura totalmente alternativa rispetto al�la civiltà occidentale. «Il Quarto Mondo sono i popoli indigeni del mondo, che si considerano nazioni separate. Lo spossessamento della propria terra, la distruzione della propria cultura, il fatto di essere diventati minoranze nella propria patria è il denominatore comune di queste genti», spiega Bobiwash. Cresciuto in una riserva ne! Nord dell'Ontario, vivendo in una ca�panna, con il nonno e il padre cacciatori e trappers, e facendo anche la guardia del corpo, ha vinto una oorsa all'Università di Oxford, dove sta conseguendo il suo PhD in Commonwealth and Imperiai History, sebbene il suo tempo sia assorbito dai meetings intemazionali, comprese le immi�nenti sessioni europee delle Nazio�ni Unite. Il Cwis è stato fondato nel 1984 dal Gran Capo George Manuel della Nazione dei Secwepemec e dal dr. Rudolph C. Ryser della Tribù dei Cowlitz. Oltre a Toronto, ci sono altre due sedi, negli Usa e in Messico. Conduce ricerche sul campo, si occupa della risoluzione di conflitti, tiene convegni e organizza corsi. Ha anche un sito Web (www.cwis.org). Il suo fine è la conoscenza e la divulgazione dei problemi e delle condizioni del Quarto Mondo, partendo dall'espe�rienza dei nativi del Nord e Sud America, ma aprendo l'atlività a un vasto orizzonte, che compren�de anche gli aborigeni australiani. Il Capo Manuel, a dispetto della scarsa istruzione, era un grande comunicatore. La sua idea era che ci fosse un centro dove raccogliere la documentazione sui popoli indi�geni, anche per stabilire legami intemazionali e per formare lea�der politici fra i nativi. Il cuore dei problemi che il Cwis tratta è la proprietà delle risorse indiane che il mondo industrializ�zalo utilizza. Nel Nordovest della Colombia si è progettata una diga di trecento miliardi, a valle dei tenitori degli Embera-Kalio, pa�tria di circa duemila indigeni, sen�za interpellarli, nonostante il ri�schio di una terribile innondazione. D'altronde in Quebec alcuni anni fa la prima fase del Progetto idroelellrico di James Bay ha pro�vocalo una catastrofe ecologica nei turrilori abitali da Crce e Inuil, con distruzioni ambientali e scon�volgimenti sociab: solo dopo l'av�vio di una c?usa, il governo Cana�dese e quello del Quebec hanno deciso di negoziare un accordo. Il Quarto Mondo è stato concepi�to per dare voce agli ultimi della terra, che sono pochi, fieri e soli. Quando in ottobre l'Organizzazio�ne degli Siali Americani (Oasi ha deciso di stilare una Dichiarazione dei diritti degli Indigeni delle Ame�riche, si è scoperto che non era previsto per loro diritto di volo, tanto che la dichiarazione stava per essere discussa senza la loro partecipazione. D'altronde in di�cembre, la Worid Trade Organizalion (WTO), al meeting di Seattle, apr�un forum della Società Civile, per organizzazioni non governati�ve, gruppi religiosi, sindacali, am�bientalisti, dal quale pero i rappre�sentanti degli indigeni restarono esclusi. Questo isolamento e il punto di forza ma anche il problema di una cultura che risente dei torti subiti dalle popolazioni indiane. Docente al corso di Indigenous Sludies del�l'Università di Toronto, Rodney Bobiwash ha tenuto una conferen�za al Native Center sugli stereotipi che i bianchi hanno coniato nei confronti degli indiani, non limi�tandosi a quelli più abusali che dipingono i nativi come selvaggi, ma colpendo anche stereotipi pro�gressisti come quello del Selvaggio Ideologico o Eco Savuge, caro ai Verdi. «Gli stereotipi negano le diffe�renze tra di noi dice Bobiwash -. Ognuno diventa, alla line, lo stesso tipo di indiano. Si nega di fatto la nostra individualità. Si impedisce alle persone di presentarsi come scelgono di essere. Tutti gli stereo�tipi, anche quelli con cui ci ritrag�gono la sinistra o i verdi finiscono per volgarizzare la nostra cultura e servono a negarci capacità di autogoverno». Né si risparmia un mito come Greenpeace: «Spesso non sembra diversa dalli3 imikinaziònali: qualcuno vende tabacco, i altri vendono ambientalismo». Dietro l'idea di un (.Inailo Moni do ci sono concetti che rovesciaj noe i canoni della cultura occidenI tale. Cosi alla forza degli Stali si 1 contrappone l'anima delle Nazioj ni, che sono il patrimonio fondaj mentale degli indiani, loro l'orma j originaria di aggregazione, da di; fendere contro le invadenze e le usurpazioni di quei figli snaturali che sono gli siali moderni. E' la diversità delle nazioni a riflettere «l'ecologica diversità della terra». Ma nel nucleo dell'idea di un Quarto Mondo si ritrova fonda�mentalmente una concezione sa�crale del rapporto con l'ambiente in cui si vive. Non ci si limita a chiedere risparmio d'acqua, in no�me del miliardo di uomini che non ne godono, ma si ricorda che l'ac�qua (è il sangue della Madre Ter�ra». E si reclamano dal governo i territori d'insediamento non sol�tanto come una proprietà perduta. ma anche perché sono composti delle ossa degli antenati Naturalmente si può respinge�re, come molti fanno, questa visio�ne della società come un arcaico mondo a sé, in cui la cultura è un prodotto dello spirito piuttosto che della mente e le preghiere del cacciatore per l'animale che ucci�de sono considerate tanto impor�tanti quanto la sua abilità nel colpire. Ma non è detto che ciò valga a fermare la processione di genti mdigene che avanza dagli angoli remoti di un mondo diviso tra Nord e Sud, tra opulenza e indigenza. Nei documenti del Cwis si osser�va come i problemi che oggi incom�bono sul pianeta (buco di ozono, crisi idrica, distruzione delle risor�so) siano gli stessi con cui i nativi, da James Bay in Canada ad Ayor's Rock in Australia, hanno dovuto fare i conti nella loro storia di oppressione e sterminio. Perciò il mondo occidentale dovrebbe far tesoro della loro esperienza: «Pos�sediamo la cultura per sopravvive�re dico Bobiwash e we (ire not for sale. Non siamo in vendita». albpap.nJlasiarnpa il La miccia accesa dai Makah. Adesso i nativi che hanno perso terra e cultura si presentano come il «Quarto Mondo» alternativo a tutti Ét^QP^ Nelle foto, dall'alto: un grande raduno di pellerosse, Rodney Bobiwash e una danza tradizionale Indiana. I nativi americani sono lo zoccolo duro del Quarto Mondo. Il Bureau of the Census degli Usa offre dati precisi. Al censimento del 1990 erano due milioni di persone, con un aumento di 458 mila rispetto al 1980. Le nazioni più numerose (cioè le tribù) sono i Cherokee (370 mila), i Navajo (225 mila). I Sioux ( 107 mila) i Chi ppc wa ( 106 mila). I diplomati sono il 65^o degli over 25 anni. Il reddito medio per famiglia era. dieci anni fa. di 21 mila dollari, contro i 35 mila della famiglia americana media. Le famiglio povere erano calcolate al 27 per cento.