Svolta a Miami: Elian affidato al padre di Franco Pantarelli

Svolta a Miami: Elian affidato al padre Svolta a Miami: Elian affidato al padre Juan Miguel Gonzalez ha già ottenuto il visto per gli Usa Franco Pantarelli NEW YORK La trattativa fra i parenti di Elian Gonzalez, il bambino cuba�no conteso, e l'ufficio immigrazio�ne degli Stati Uniti ha cambiato oggetto: non più l'impegno da patte dei parenti ad accettare la decisione che la Corte d'Appello prenderà fra un mese, bens�le «modalità di consegna» del bam�bino al padre, non appena arrive�rà da Cuba. La cosa potrebbe verificarsi da un momento all'altro, (secondo la tv americana Cnn, forse l'uomo arriverà già oggi) visto che è stato 10 stesso FidelCastro a proporla. 11 leader cubano ha infatti detto espUcitamente alla tv che Juan Miguel Gonzalez è pronto a recar�si negli Stati Uniti da solo, ma a una condizione: che le autorità americane si impegnino a consegnargli subito il bambino e a lasciare che i due se ne tornino a Cuba insieme, senza aspettare l'udienza della Corte d'Appello, fissata all' 11 maggio. «Sta al go�verno degli Stati Uniti decidere se preferisce questa soluzione», ha detto Castro. La «svolta» verifi�catasi nelle trattative con i paren�ti di Elian a Miami è servita sicuramente a far saltare ancora una volta la scadenza fissata per stamattina alle nove dall'ufficio immigrazione (quella secondo cui o i parenti di Elian si impegna�vano a rispettare la sentenza della Corte d'Appello o il permes�so di soggiomo di Elian veniva revocato), ma non è servita a chiarire questo punto. Le «modalità di consegna» in discussione comportano che Elian sarà consegnato al padre perché se lo porti a casa o che gli verrà consegnato perché trascor�rano insieme, in territorio ameri�cano, il mese e più che manca all'udienza della Corte d'Appello. Nel primo caso (Juan Miguel prende il figho e se ne va) la condizione posta da Castro è ac�colta e la vicenda è ormai prossi�ma alla soluzione; nel secondo caso (resta qui fino all' 11 maggio) la soluzione risulta ancora lonta�na. Se bisogna aspettare, infatti, Cuba ritiene «non negoziabile» la famosa «spedizione di massa» (il padre del bambino, sua moglie, il loro figlio e fratellastro di EUon, insegnanti, medici e dodici com�pagni di scuola di Elian) che dovrebbe stare con Elian alla «sezione d'interessi» cubana a Washington per consentire a Elian di «sentirsi a casa». Ieri tutte quelle persone (28, non 31 come era stato detto in un primo momento) hanno presentato la richiesta di visto, ma la «sezione d'interessi» americana all'Avana ha già fatto sapere che per i parenti stretti del bambino non c'è problema ma per «gli altri» sì. E ieri sera il dipartimento di Stato americano ha sciolto il dub�bio: verranno concessi i visti di ingresso ai familiari più stretti di Elian, al suo pediatra e alla mae�stra dell'asilo che frequentava prima di lasciare Cuba. In tutto sei visti approvati. I dodici piccoli candidati al viaggio erano apparsi alla tv cu�bana con Fidel Castro in veste di nonno affettuoso. «La vostra sarà una missione molto importante», ha detto lui sorridente ai bambini eccitatissimi. «Il vostro sarà un potente commando. Neanche il Pentagono riuscirà a sconfigger�vi». Poi ha aggiunto che se le autorità americane avranno dei problemi a «consegnare il bambi�no in quello che è considerato territorio cubano, la nostra sezio�ne di i Isressi è pronta a rinuncia�re all'immunità diplomatica». Uno degli avvocati del prozio di Elian Lazaro Gonzalez, una signora di nome Linda Osbe^g Braun, l'altro giorno aveva cerca�to di insinuare dubbi sul fatto che Juan Miguel fosse un buon pa�dre, cosa che finora nessuno, neppure il suo cliente Lazaro aveva messo ir dubbio. «Ha parla�to al telefono con Elian e gli ha detto che sua madre è ancora viva e lo aspetta a Cuba», aveva detto la signora. Gregory Craig, l'avvocato di Juan Miguel, è in�sorto: «E' un'affermazione vergo�gnosa che dimostra solo quanto sono disperati», e lei si è trovata costretta ad ammettere che in effetti quelle cose il padre del bambino non le aveva dette. Un passo falso nella «battaglia di munagine» che naturalmente non ha scosso gli irriducibili di Miami, indifferenti anche all'im�mancabile sondaggio pubblicato dal «Washington Post». Su dieci degli intenjellati, dice quel son�daggio, sei dicono che Elian deve essere restituito al padre, tre dicono che deve restare a Miami e uno è incerto. E' possibile che su quei nume�ri abbia preso a riflettere Albert Gore, che l'altro giorno si è messo contro il governo di cui fa parte per inseguire gli improbabili voti degli irriducibili. Bill Clinton ha detto di «comprendere le esigen�ze» del suo vice, ma nell'ultimo commento che ha avuto modo di fare su questa storia ima frecciatina gliel'ha mandala. «C'è molta gente da ambedue la parti ha detto il Presidente a bordo del�l'Air Force One diretto a Las Vegas (non per giocare d'azzardo ma per raccogliere fondi) che pensa molto più all'interesse del bambino che al problema riguar�dante Castro e Cuba. E questo mi fa sperare che riusciremo a trova�re una soluzione corretta e di principio». Insieme con il genitore potranno recarsi in Florida altre sei persone: i parenti più stretti il pediatra e la sua insegnante d'asilo L'affidamento non significa ancora che il bimbo possa ripartire subito I parenti americani potrebbero ottenere di aspettare il processo Una foto di Elian Gonzalez mentre gioca nella casa dei parenti di Miami