La «new economy» dei sigarettari di Francesco La Licata

La «new economy» dei sigarettari ì^rgì^za oiMiNÀmS La «new economy» dei sigarettari Sono diventatiferoci, inseguono il guadagno a tutti i costi \ dsen analisi N Francesco La Licata on importa sapere a quale criminalità sia ascrivibile l'azione militare che ha lasciato sull'asfalto dell'auto�strada del Sole il cadavere di Domenico Stanisci, brigadiere della Guardia di Finanza e padre di tre figli. Cambierebbe qualco�sa sapere che sono stati i «nuovi contrabbandieri» di sigarette, piuttosto che i corrieri della droga o i trafficanti di armi? Sono sfumature che potrebbero tornare utili per gli investigato�ri che dovranno occuparsi di trovare e far processare gli occu�panti della Passai assassina di Frosinone. Per l'uomo della stra�da, l'ennesimo episodio di una guerra che va assumendo toni sempre più insopportabili, signi�fica solo una cosa: prender co�scienza che esiste, in Europa e non solo nel nostro Paese, una criminalità, feroce, avida, che non assegna alcun valore alla vita umana. Una criminalità che ha subito una mutazione genetica e che, di conseguenza, non può più essere guardata con gli occhi di una volta, quando i «sigareltari» venivano conside�rati «inoffensivi» e quasi vitti�me di un sistema che li obbliga�va a cercarsi un'alternativa ca�pace di assicurare la sopravvi�venza, e per ogni . 3linquenle era possibile trovare quasi un'at�tenuante. Persino per i mafiosi, che uccidevano «solo quando era giusto» e quindi nel tentati�vo di «amministrare una sorta di giustizia» che si sostituiva all'assenza dell'ordine costitui�to. Il profitto, il guadagno a qua�lunque costo, il rampantismo dei leader criminali, alimentato dal ricorso alla «violenza senza ideologia» foriera di carriere ful�minanti, hanno modificato il volto del crimine organizzato. E quando davanti agli occhi di rozzi predatori metropolitani si è aperto il nuovo scenario del�l'Europa orientale destruttura�ta dalla caduta del Muro, quan�do i nostri boss hanno potuto incontrare i leader di una crimi�nalità nata nel vuoto politico e umano del ribellismo di popoli assetati di libertà e consumi, beni visti solo nelle immagini incerte ricevute dalla tv, allora si è creata la miscela esplosiva che ogni giorno uccide e deva�sta. A ciò gli analisti associano una sorta di crisi intema alla nostra criminalità. In particola�re la crisi di Cosa Nostra, la mafia siciliana. E' difficile intui�re che cosa stia diventando la vecchia «onorata società», passa�ta per vicende che l'hanno disar�ticolata: il carcere duro, le stra�gi compiute in combutta con chissà quali cascami di organiz�zazioni segrete, il pentitismo, l'illusione di poter dettare condi�zioni allo Stato, la delusione per l'inavverarsi delle ottimistiche previsioni dei capi «corleonesi». Doveva, la mafia? L'impressione è che si stia modificando, almeno nelle sue articolazioni esterne. Per neces�sità di cose è entrata in contatto con altre organizzazioni. Ma non può più essendo scemato il suo potere di attrazione in ragio�ne della perdila di potere con�trattuale pretendere di impor�re le proprie condizioni. Deve, in qualche modo, adeguarsi alle culture «altre» certamente poco compatibili con la scala d�falsi valori con cui Cosa Nostra ha tenuto in pugno, nell'ultimo se�colo, le popokzioni del Meridio�ne d'Italia. Ecco perchè il forza�to abbassamento di visibilità di Cosa Nostra ha, per reazione, portalo in primo piano le nuovo bande e i loro metodi. Sarà un caso che a Palermo non si spara da anni, mentre nel resto d'Ita�lia c'è stata un'impennata di violenza? Si offenderà qualcuno di fronte all'affermazione che il declino di Cosa Nostra ha, come contraltare, l'annullamento del�la funzione calmierante della mafia? E' polemica affermare che tutto ciò era ampiamente prevedibile, e bastava solldnlo fare ricorso alla memoria slori� \ ca e all'analisi dei corsi e ricorsi di più di un secolo di «coppole»? E allora? Forse bisognerebbe tornare a un'attenta osservazio�ne del fenomeno mafioso, sfug�gendo alla suggestione di consi�derarlo avulso dal resto del Pae�se e, soprattutto, fenomeno estinto. Le armi e la droga sono nleressi mafiosi, lo sigarette di contrabbando da sempre sono state per le «famiglie» merce por reperire i fondi da reinvestire. Senza dimenticare che il variare dell'intensità dello emergenze molto spesso è stato regolato da Cosa Nostra. A cominciare dai rapimenti. Una leggo intema alla mafia li proibiva in Sicilia ma Liggio esportò il sistema a Milano. E mentre si cercavano le «nuove gang metropolitane», si scopriva che proprio i mafiosi rapivano i ricchi in Lombardia e investivano i proventi in eroina. Anche allora l'Italia scopr�un'« inedita emergenza» che invece ora di età avanzata. Vecchia quanto la mafia.

Persone citate: Domenico Stanisci, Liggio

Luoghi citati: Europa, Frosinone, Italia, Lombardia, Milano, Palermo, Sicilia