BEREZOVSKIJ Mangiafuoco al Cremlino di Enzo Bettiza

BEREZOVSKIJ Mangiafuoco al Cremlino L'UOMO CHE INCARNA IL PASSAGGIO DALL'ECONOMIA SOVIETICA AL CAPITALISMO RUSSO BEREZOVSKIJ Mangiafuoco al Cremlino personaggio Enzo Bettiza GEORGE Soros, che nono�stante la sua filantropia da new economy è tutt'al�tro che uomo docile e impres�sionabile, disse una volta: «Era�vamo amici, poi litigammo e la sua collera mi trasmise un brivido di paura. Letteralmen�te sentii che avrebbe potuto uccidermi». Quell'assassino virtuale se�condo Soros era Boris Berezo�vsklj. L'oligarca principe della Russia poslsovietica, il sensale del Cremlino eltsiniano, uno dei lycoons più aggressivi e più discussi del mondo: per taluni, addirittura, il vero padrone della Russia dal 1996 al 26 marzo scorso, dalla seconda elezione presidenziale di Elt�sin alla recente incoronazione plebiscitaria di Putin. Ancora non si sa quali potranno essere le successivo puntate nella vi�cenda di questo straordinario personaggio balzachiano, che da alcuni anni avvolge con centinaia di tentacoli l'enigma�tica e labirintica Mosca del Duemila. Quel che certo si sa ò che, con la consacrazione di Putin, l'avventurosa e finora irresisti�bile ascesa di Berozovskij giun�ge por forza di cose ad una svolta dirimente. La sorte, la libertà personale, la vita stessa di Borezovskij dipenderanno infatti in massima parte o dalla forza o dalla debolezza del neopresidente cho lo detesta e vede in lui uno dei maggiori ostacoli al proprio dominio. Il magnate, che per convenienza ha pur dato una mano zelante al successo di Putin, ha espres�so il timore che ciò nonostante potrebbero metterlo in prigio�ne, «In questa Russia priva di leogi e di regole chiare», ha specificato, «chiunque svolga o abbia svolto un'attività d'affa�ri può finirr1 da un momento all'altro in manette». Non a caso Putin, sensibile anche ai malumori delle masse esasperate e impoverite, ha voluto alla vigilia del voto lanciare un avvertimento a colui che apparo oggi come il Raspulin postmoderno della corrotta Russia capitalista: «Se por oligarchi dobbiamo inten�dere la simbiosi tra finanza e politica, allora oligarchi del genere non potranno più esiste�re come classe». Linguaggio di minatoria risonanza classista, anni Trenta, familiare alla me�moria semantica di un popolo tuttora permeato da concetti e preconcetti di scuola sovietica. Fatto è cho lo scontro laten�te tra Putin e Borezovskij sem�bra aspettare solo l'occasiono propizia per emergere allo sco�perto come una nuova forma di «lotta di classe». So tale scon�tro diventerà prima o poi inelu�dibile e fattuale, osso non po�trà non affrontare il vischioso nodo gordiano lasciato in pe�sante eredità da Eltsin al neopresidente che serba incisa noi suo Una psicoideologico la spa�da del Kgb. Penso all'intricato nodo costituito da quel com�plesso rapporto di forza, di omertà mafiosa, di sudditanza reciproca fra il Cremlino e una ristretta nomenclatura di neo�capitalisti, che per diversi anni ha caratterizzato negativamen�te lo involuzioni e le corruttele della familistica «domocratura» oltsiniana. In verità, fino al trionfalo 26 marzo, il giovane presidente ancora ad interim era stato piuttosto cauto nel merito. Non colpiva con nomi e cognomi. Alludeva. Ammoniva trasversalmente. Soprattutto non desiderava urtarsi troppo frontalmente con le possenti armato modiaticho dell'impero Berozovskij. Così, nel corso della campa�gna, hanno finto ambedue. Pu�tin, polemizzando sempre in termini generici ed elusivi con lo zar degli oligarchi. Berozo�vskij, gettandosi a capofitto, come un qualunque galoppi�no elettorale, nel turbine propagandistico a favore doll'imminonto zar del Cremi no: al punto di sbilanciarsi in un attacco personale quanto volgare contro il più insidioso degli antagonisti antiputinia�ni, il liberalo Grigorij Javlinskij, bollato quale «uomo dogli ebrei, degli omosessuali e dogli stranieri». Eccesso di zelo e di maldicenza che tradiva la coda di paglia dell'ebreo Borezovskijj coinvolto, quant'allri mai, in commerci poco chiari con paradisi bancari e con faccendieri di mezzo mondo. Urgono a questo punto alcu�ni inderogabili interrogativi biografici. Chi ò veramente il mago versatilo e inafferrabile del capitalismo brado di Mo�sca, un tempo geniale matema�tico laureato dalle accademie sovietiche, approdato in segui�to alle più segrete stanze dei bottoni dell'arruffato impero postcomunisla? Chi è il perso�naggio d'eccezione che sembra assemblare nella sua mente prensile i gelidi automatismi di un computer, sprigionare dai suoi occhi d'antracite il fluido ipnotico di un Rasputin sbarba�to in doppiopetto, inoculare nello suo massime la spregiudi�catezza cinica e impudichi di un Enrico Mattel eurasiatico? Chi è il grande corruttore che una volta (oggi forse non più) usava sentenziare: «Tutti possono es�sere comprati, ognuno ha il suo prezzo»? Insomma: chi è il burattinaio romanzesco, privo di scrupoli, operante in una Mosca affaristica e rampante come la Parigi di Balzac, che con lo suo reti mediatiche e i petrodollari riusciva fino all'altroiori a far eleggere i presiden�ti, a nominare ministri gli ami�ci, a disperdere i nemici, a intrufolarsi misteriosamente perfino nelle cosche e nelle polveriere del Caucaso? La carriera repentina e stra�biliante di Berezovskij era ed è, sotto ogni aspetto, personalissi�ma e paradigmatica al tempo stosso. Un campione emblema�tico, per cosi dire, da sociologia poslsovietica. Si riflette in osso non solo il talento di un giocato�re d'azzardo fuori norma, non solo la tenebrosa fortuna di un nocchiero della neoimprendito�ria corsara alla russa. Ma, quel cho più conta, nella temerità inventiva dell'uomo e delle sue azioni si riverbera in presa quasi diretta la metamorfosi epocale dell'Urss dei piani quinquennali nella Russia dei mercati ebbri e scapestrati. Più che una persona fisica, più che un nome odiato o temuto, Bore�zovskij è il simbolo e l'incarna�zione di un caotico proces�so storico che ha visto la Russia passare in un baleno dalla non economia totalitaria all'ipertrofia di un capitalismo darwiniano con pochissime re�gnili e pochi padroni. Fra questi pochi, lui, padro�ne dei padroni, padrino dei padrini, il più veloce di tutti nel cogliere subito al volo le novità e le potenzialità ili una situazione senza precedenti nel passato russo: una mezza democrazia insieme dirompen�te e vacillante; un potere politi�co complessato, incerto di sé, per la prima volta condiziona�lo dalla tagliola del suffragio universale; una libertà di paro�la aperta alla manipolazione dei più ricchi e più intrapren�denti: un Cremlino dissacrato, permeabile ai giochi d'influen�za e d'interesso dei nuovi polentati economici, emersi qua�si tutti da privatizzazioni per�sonalizzate ad hoc. Gran parte di questi nuovi privati, ex tec�nocrati comunisti trasformati in voraci capitalisti, sono o alleati o creature di Berezo�vskij. Sarà difatt�lo stesso Berezovskij a sostituire, con un'assonanza volutamente simbolica, l'obsoleto termine politico «politbiuro» con quello più manageriale e quasi ironi�co di «bankbjuro», un consor�zio di setto banchieri da lui ispirati e teleguidati che nel 1996 finanzieranno la risicatissitita scorribanda elettorale di Eltsin contro il comunista Zjuganov. E' in quel momento che precocemente si «consolida» (verbo assiti caro a Berezo�vskij) la congrega oligarchica russa. L'ex scienziato e matemati�co aveva intuito in anticipo tutte le fasi di crescita e di sviluppo della nuova razza pa�drona. Egli stesso le aveva percorsi! in prima persona. Ave�va dato inizio alla sua parabola ascendente introducendo per primo in forma massiccia il software in Russia, e convin�cendo 30.U()() istituzioni statali ad acquistine una serie di pro�grammi per computer elabora�ti e brevettati da lui. Poi era piombato sul mercato delle automobili, dei petroli, dell'al�luminio, s'era anche intromes�so nella gestione dell'Aeroflot, mirando nel contempi) alla croazione d'influenti holding me�diatiche e diventando infine azionista ili maggioranza della Ort, la più grande stazione televisiva privata della Federa�zione russa. Perfino il futuro deU'Intemet indigena sembra già saldamente nelle sue mani. Pioniere e prototipo della nomenclatura oligarchica postsovietica, Berezovskij non si è mai limitato alla sola cura dei suoi feudi imprenditoriali. Li ha sempre collegati e avvilup�pati nell'intrigo politico. Com�binando clientelismo e affari�smo è stalo per qualche anno "oscuro deus ex machina della cerchia più intima di Elisio, ha tenuto in pugno consiglieri e amminislalnri della «Fami�glia» come Voloshin e Borodin, ha letteralmente distrutto con le sue santabarbare televisive l'immagine e le aspirazioni pre�sidenziali di candidali temibili come l'ex primo ministro Primakov e il sindaco di Mosca Luzhkov, Alla fine ha coronato le operazioni facendosi elegge�re deputato alla Duma, il che potrà assicurargli un salvacon�dotto per la tessitura di allre trame e, soprattutto, una ga�ranzia d'immunità per i tempi procellosi che probabilmente dovrà affrontare nell'era l'ulin. L'austero neopresidente, anche se in parte ancora circon�dato da uomini vincolati a Berezovskij. appare comunque mille miglia lontano dallo stile disinvolto e dai comportamen�ti clientelari dell'oligarchia. Tutti hanno potuto notare il suo distacco e la sua freddezza critica nei confronti dei l'avori e delle lodi ostentate elio l'oli�garca principe gli tributava durante la campagna elettora"e. Le allusioni negative, espres�so in quei giorni da Putin sugli oligarchi, sarebbero stale in�concepibili all'epoca in cui Be�rezovskij dominava i corridoi del Cremlino, «Guardali dai greci che ti portano regali», fu la risposta omerica di Putin al tycoon che lo illustrava a de�stra e a manca come migliore, dei presidenti che la Russia potesse darsi nel secolo nuovo. 1 cavallo di Troia piazzalo in mona posizione dentro le mu�ra del Cremlino sul quale Bere�zovskij potrebbe esercitare una notevole influenza, ha un nome preciso: e l'attuale mini�stro delle Finanze Mikhail Kasjanov, legatissimo per mil�le fili al padrino definito da Soros «bandito dol capitali�smo». Il ministro, in questo delicato momento di formazio�ne dei governo, e consideralo un test indicativo sui futuri orientamenti e intendimenti della presidenza Putin, Si pro�nostica che, se Kasjanov verrà promosso alla carica di primo ministro, vorrà dire che l'oli�garchia vedrà installato un amico nel centro del potere Se Kasjanov invece non riuscirà, i guai per Berezovskij e per i suoi potrebbero farsi più seri che mai. Sapremo meglio, allora, se il magnate dal fluido rasputiniano avrà i giorni contali. Non solo. Sapremo anche se il presi�dente eletto, dopo aver servito e coperto Eltsin, continuerà a utilizzarne i clienti e i nipoti. Ini amo, come ai tempi di Sta�lin, i lettori di giornali inviano poesie encomiastiche all'ulti�mo ".piccolo padre» delle Rus�sie: «Dal cielo è sceso un angelo con lo scudo e la spada. Attenti a voi, corrotti!». Vedremo se lo scudo e la spada, simbolo del Kgb, funzioneranno davvero. Lo scontro latente tra lui e Putin sembra aspettare solo l'occasione per emergere come una nuova lotta di classe è stato il e della 96 al 26 o, dalla ione e di Boris oto) alla ne di Putin o a urtarsi troppo con le possenti icho dell'impero rso della campa�to ambedue. Pu�ando sempre in ci ed elusivi con igarchi. Berozo�osi a capofitto, nque galoppi� nel turbine co a favore o zar del Cremi di sbilanciarsi in ersonale quanto o il più insidioso isti antiputinia� Grigorij Javlinuale «uomo dogli zione di un caotico proces�so storico che ha visto la politico «politbiuro» con quello più manageriale e quasi ironiLo scoe Putinsolo l'per emuna nutelziodegiànostsè msuhapabism"oceteamglhale l'isicomLulerepodotrrapdoliandBmdtiTsce gd"esocrdgltsdprzunsK Per taluni Berezovsklj è stato il vero padrone della Russia dal 1996 al 26 marzo scorso, dalla seconda elezione presidenziale di Boris Eltsin (nella foto) alla recente Incoronazione plebiscitaria di Putin