Tre storie di «malagiustizia»

Tre storie di «malagiustizia» QUANDO E' QUASI IMPOSSIBILE OTTENERE UNA SENTENZA GIUSTA Tre storie di «malagiustizia» L'operaio, il muratore, l'autista: ecco chi non conta testimonianze Nino Pietropinto TORINO ECCO tre esempi di persone che «non contano» e che si sono trova�te, disarmate, a fare i conti con la giustizia. TT, MURATORE. Carmine M., 41 anni, ospita nel suo alloggio di ringhiera, a Torino, un compaesano calabrese. Lo accoglie in casa, gli presta l'auto e anche il cellulare della moglie. L'amico cerca di vendere un chilo di cocaina, ma conlatta l'uomo sbagliato, un cara�biniere sotto copertura. Al momento della consegna lo arrestano. Ma finisce nei guai anche Cannine: l'auto è sua, anche il cellulare. Gli inquirenti sono convinti che il muratore si sia tenute nell'ombra, che sia lui il vero regista. Cos�nell'estate del '98 Cannine, sposa�to, padre di tre figli, incensuralo. oltrepassa per la prima volta il portone di un carcere. E' quello di Savona, L'inchiesta si fa nella città ligure per�ché il carabiniere sotto copertura so�stiene che l'accordo sulla cessione della droga è sialo siglato in Liguria. Non è proprio cosi. Ma quello che conta è che Carmine si vede arrivare una condanna a nove anni di carcere dai giudici savonesi. A nulla servono le sue proteste: «Non c'entro con la dro�ga. Quel giorno io ero a Milano dai padrini di cresima dei miei figli». A fatica il suo legale Claudio Papotti riesce a far trasferire la causa a Torino, dove in un processo con rito abbrevia�to il gip Fabrizia Pironti assolve Carmi�ne perché il fatto non sussiste. Aveva ragione lui. Quel giamo era davvero a Milano, come hanno dimostrato i tabu�lati del cellulare. Il proscioglimento arriva dopo due anni e due mesi di ingiusta detenzione. Ora il muratore, che dopo la drammatica esperienza ha deciso ai lasciare Torino, ha chiesto 700 milioni di risarcimento per quei 26 mesi trascorsi in carcere senza ilcuna colpa. Una somma vicina al rimborso massimo di un miliardo previsto dalla Legge Carolli. Durissimo il commento dr suo legale: «L'hanno tenuto dentro deigiudici irragionevoli», a CAMIONISTA. Vincenzo C., 39 anni, ha chiesto due milioni di risarci�mento par due mesi e mezzo passali ingiustamente in galera. Era finita nel carcere delle Vallette, a Torino, con l'accusa di aver ucciso nel '94 un giovane trovato in una piazzala della superstrada Torina-Chivasso, Tutto per colpa di una pistola con matricola abiasa scoperta nell'alloggio del camio�nista e che il consulente del pm aveva indicala come arma del delitto, E per una sfortunata coincidenza: Vincenzo, infatti, frequentava abitualmente la stesso bar della vittima. «La pistola l'ho presa al mercato di Porta Palazzo si era inutilmente difeso ma non l'ho mai usata». Dopo 75 giorni di custodia cautelare avviene il colpo di scena: il suo consulente prima e il perito nomi�nata dal Gip poi lo scagionano comple�tamente: il proiettile che ha ammazza�ta il giovane sulla superstrada non è partito dalla calibro 38 di Vincenzo, che viene scarceralo e risarcito con 130 mila lire per ogni giorno passalo in cella. GLI OPERAI. Francesco V., 25 anni, padre di un bimbo piccolo, di Alessan�dria, finisce nei guai nella primavera del '96. In quel periodo in città si erano verificale varie rapine ai danni di pensionali e quando vengono cattu�rati due fratelli, questi ultimi parlano di un complice, «un tale Franco che non conneciamo bene», e uno dei due addirittura riconosce Francesca V. in una foto. L'operaio viene tenuto in carcere per 22 giorni, poi la testimo�nianza del rapinatore arrestalo si dimostra inattendibile e il giovane viene scarcerato con tante scuse e con risarcimento di 6 milioni e 6s0 mila lire, vale a dire 75 mila lire per ogni giorno di prigione. Antonio B,, 25 anni, di Torino, non è finilo in carcere ma ha avuto un sacco di guai a causa di una condanna per furto che gli è stata inflitta a sua totale insaputa. Un ladro sorpresa senza documenti dai carabinieri di Forl�su un'auto rubala aveva dato le sue generalità ed era staio denunciato apiedelibero. Processalo in contuma�cia, il «vero» Antonio si è visto notìfica�re a casa la sentenza che lo condanna�va a 1 mese e 10 giorni di carcere. Viene assolto in appello soltanto per�ché riesce a dimostrare che il giorno della denuncia di Forlì, in realtà lui era in ospedale a Torino. «Ma quanto ho dovuta soffrire racconta Antonio fino all'assoluzione sono stalo re�spinto da lutti e trattalo come im criminale». L'interno di un carcere: è polemica sull'uso della carcerazione preventiva

Persone citate: Carmi, Carmine M., Claudio Papotti, Fabrizia Pironti, Nino Pietropinto, Vincenzo C.