D'Ambrosio; noi non abusiamo del carcere di Paolo Colonnello

D'Ambrosio; noi non abusiamo del carcere IL PROCURATORE DI MILANO «COME FACCIAMO A DARE GLI ARRESTI DOMICILIARI A CHI ESSENZA CASA?» D'Ambrosio; noi non abusiamo del carcere «Perché non ci pensa la Chiesa agli istituti alternativi?» intervista Paolo Colonnello f.m amo UNDICESIMO: non incarce�rare ingiustamente, Dodi�cesimo: non prolungare i processi. Tredicesimo: non vio�lare il segreto istnittorio... Dot�tor Gerardo D'Ambrosio, se la sente d�aggiungere questi nuo�vi comandamenti del Papa al «Vangelo» della sua procura? «Il problema e che sono già scrini nel codici; penale e di procedura penale, li in procura noi lavoriamo con questi, non con il "Vangelo". Dire che non si deve violare il segreto istrutto�rio o die non si deve tenere in carcere qualcuno ingiusiamente e come dire "non rubare": lo provede già la legge», E allora porche secondo lei il Papa, che e la massima autorità morale e religiosa del mondo, si ò preso il disturbo di rivolgersi ai ma�gistrati italiani su questi temi? «li lo chiedete a me?» E a chi so no? «Forse bisognerebbe chiederlo ai legislatori, lo non riesco a capire: lo coso dette dal Papa sono davvero già scritte nel eodici! penale. Io credo che ab�bia voluto solo din;: "Stale atten�ti, non abusate della carcerazio�ne preventiva". Ed è condivisibi�le». Per la verità il Papa ha dolio che il rispetto dui diritti della persona esclu�de il ricorso alla carcerazio�ne «motivata soltanto dal tentativo di ottenere noti�zie significative per il pro�cesso». Che è un'accusa ri�volta più volte a Mani puli�te. «E che io respingo. Se cosi fosse, si tratterebbe solo di carcerazio�ne abusiva, in violazione di ogni minima regota deontologica e del codice. Il carcere è stato sempre utilizzalo, nel rispetto delle norme, per evitare le reite�razione dei fatti e il pericolo di Ioga o l'inquinamento probato�rio. Non ci si può fare questa censura. Se no diventa un fatto di strumentalizzazione politi�ca». E invece, sull'orma! smisu�rata lunghezza dei proces�si, che facciamo: aspettia�mo l'intervento dello Spiri�to Santo? «Eh, su questo il Papa ha pro�prio ragione. Però una cosa sono i magistrati che, almeno per quanto ci riguarda, si stanno impegnando moltissimo sotto il profilo organizzativo e del lavo�ro. Un'altra sono le leggi e il sistema nel suo complesso che funziona poco e malo. Noi di più non possiamo fare». Insomma, secondo lei, più che rivolgersi ai giudici il Papa si è rivolto ai politici? (Forse a entrambi. Diciamo che un po' la colpa ò nostra e un po' del legislatore. Per esempio, con il giusto processo e il giudice unico noi, pur facendo il possibi�li!, non abbiamo più pm da mandare in udienza. E questo perché il legislatore facendo la legge ha dimonticato un piccolo particolare: aumentando i pro�cossi non ha aumentato i pm. Il buon Diliberto quando se n'è accorto si è impegnato per assu�mere mille nuovi magistrati. Benissimo: ma quanti anni ci vorranno? Quindi direi che dopo l'invocazione del Papa, almeno sulla lunghezza dei processi, una mano sulla coscienza do�vrebbero mettersela i politici, aiutandoci ad esempio a far aumentare il ricorso ai riti alter�nativi e a disincentivare chi, potendoselo pennettere, assu�me legioni di avvocati per pro�lungare i processi fino alla pre�scrizione». A proposito di chi se lo può permettere: Giancarlo Ca�selli ieri ha detto che in carcere ormai ci vanno solo i poveracci. E' d'accordo? «Perché, c'è qualcuno che può sostenere il contrario? Provate voi a dare gli arresti domiciliari a un extracomunitarìo senza fissa dimora, o al tossicodipen�dente che appena fuori commet�terà lo stesso reato che lo ha fatto arrestare. Ecco perché poi in galera ci stanno solo i pove�racci. E visto che il Santo Padre si e occupato di giustizia, mi permetto di avanzare una propo�sta: perché la Chiesa non prova a organizzare degli istituti alter�nativi per queste persone?». Ma intanto il grido d'allar�me di Caselli suona come un'altra bacchettata sulle vostre mani. «Non so se è davvero così. Intanto, se mi permetto il dottor Caselli, vorrei dire cho uno dei problemi della carcerazione pre�ventiva è che non esistono più carceri a misura d'uomo co�m'erano una volta gli istituti di pena mandamentali. E questo non dipende certo da noi». Eppure, dottor D'Ambro�sio, la sensazione è che effettivamente si vada sem�pre più verso una giustizia di disuguaglianze: chi è ric�co affronta il processo e magari lo vince, chi è pove�ro soccombe. Perché? «Io lo dico da una vita che il "giusto processo" è solo per i ricchi. Al dibattimento dovreb�bero poter arrivare solo pochissi�mi casi con una prospettiva di aumento della pena o di mancan�za di attenuanti se l'imputato viene riconosciuto colpevole, co�me avviene negli Stati Uniti. Forse anche chi ha più mezzi ci penserebbe due volte prima di giocare la carta della lungaggine sperando magari nella prescri�zione. E poi bisognerebbe innal�zare la soglia dell'accesso al gratuito patrocinio che oggi è fissala a un reddito annuo di 14 milioni. E chi ne guadagna 40 all'anno cosa fa? Si paga un super avvocato, l'investigatore privalo, il perito di parte?». Il procuratore della Repubblica di Milano Gerardo D'Ambrosio

Persone citate: Caselli, D'ambro, D'ambrosio, Diliberto, Gerardo D'ambrosio, Giancarlo Ca

Luoghi citati: Milano, Stati Uniti