Il salvadanaio della politica s'è rotto

Il salvadanaio della politica s'è rotto Il salvadanaio della politica s'è rotto Le regole per finanziare i partiti sono state mutate ovunque. In Italia con errori e mosse maldestre di Rodolfo Brancoli Italia, Giappone, Spagna, Israele, Bel�gio, Francia, Germania... negli ultimi dieci anni in ben pochi Paesi il siste�ma politico non è stato scosso da scan�dali connessi al finanziamento dell'atti�vità politica, con carriere e reputazioni di�strutte, meriti storici irrimediabilmente macchiati, assetti di potere sconvolti, for�tune elettorali compromesse. Sembre�rebbe che in qualsiasi momento dato nei Paesi democratici metà dei partiti ab�biano problemi con la giustizia per finan�ziamenti illeciti, e metà non sappiano co�me fare a finanziare legalmente la pro�pria attività. Sembrerebbe pure che, in un ragionevole arco di tem�po, le posizioni tendano J.;' ' Z a invertirsi perché chi é stato colpito dalla giustizia in�clinerà ad autolimitarsi incappan�do prontamente nello stesso ordine di difficoltà finanzia�rie, mentre chi aveva difficoltà sarà spesso indot�to a uscirne in modo illecito. È pos�sibile sottrarsi a questo ciclo perverso? Fino a qualche mese fa sembrava costi�tuire un'eccezione la Germania, in cui un fortissimo intervento pubblico (poco meno di 300 miliardi di lire all'anno), che si affianca in varie forme a quello di privati, pareva coprire in maniera ade�guata il fabbisogno dei partiti, e aver ridotto la corruzione almeno a livello federale a caso sporadico. Fino al gran�de scandalo che ha investito la Cdu e Kohl personalmente. Apparentemen�te, in politica, per quanto generosi siano i finanziamenti i soldi non bastano mai. Una eccezione è sicuramente rappre�sentata dagli Stati Uniti, dove al contrario il finanziamento della politica che in buona misura è finanziamento del In Ger300 miliaall'anon son "v-.-.., mania di di lire nno bastati processo elettorale per la diversa natura e struttura dei partiti rispetto all'Europa e al Giappone è interamente privato, sal�vo che nella competizione presidenziale (lo Stato interviene parzialmente nelle primarie, in toto nelle elezioni generali con un "tetto" di spesa. L'erario finanzia inoltre le convenzioni che designano i candidati). Il sistema politico americano non conosce crisi di liquidità, affoga anzi nel denaro. E neppure conosce casi macroscopici di corruzione, almeno a li�vello federale. Tuttavia il meccanismo di finanziamento è tale da esporre l'attività legislativa e di governo a un eccesso di influenza degli interessi organizzati che concorrono, e in misura preponderante rispetto agli individui, a finan�ziare il processo. Vi con�corrono legalmente per cui, come ripete spesso chi cerca inutilmente da an�ni di riformare il si�stema di finanzia�mento, il vero scan�dalo è rappresentato proprio da ciò che è le�cito, e dagli abusi determi�nati dall'agevole aggiramento delle norme introdotte nel 1974 per moralizza�re il finanziamento delle campagne per le cariche elettive federali (Presidenza e Congresso). Insomma, il problema del fi�nanziamento dell'attività politica è gene�rale. Nella stessa Gran Bretagna, che ha visto episodi imbarazzanti (il caso Ecclestone in cui è incappato Blair nel 1997) ma non casi importanti di corruzione, e in cui le spese per l'attività politica e le cam�pagne elettorali sono relativamente mo�deste anche se in crescita, é stato chie�sto al Committee on Standards in Public Life di mettere a fuoco la questione sen�za escludere la possibilità del finanzia�mento pubblico diretto per limitare l'in�fluenza di ricchi sowenzionatori la cui generosità è raramente disinteressata. Concettualmente non è difficile definirne i termini. A ben guardare, tre sono gli or�dini di problemi con cui ogni democra�zia dovrebbe confrontarsi; come assicu�rare a partiti e candidati fondi adeguati per diffondere in competizione i propri messaggi e mobilitare gli elettori; come porre il processo politico-elettorale al ri�paro dalla corruzione; come evitare che, pur nella legalità, gli interessi organizzati esercitino condizionamenti eccessivi. Ed è su questa triplice esigenza che an�drebbe misurata ogni soluzione, cercan�do quella che con maggiore approssi�mazione e presentando meno controin�dicazioni consente di soddisfarle tutte. Ma alla facilità di enunciazione corri�sponde pressoché ovunque una enor�me difficoltà a venire ragionevolmente a capo del problema. Pur con l'avvertenza che, realisticamente, soluzioni "per sem�pre" non esistono, e che le peculiarità nazionali e di sistema e le vicende stori�che in cui maturano gli interventi legisla�tivi condizionano sensibilmente l'appro�do, se si guarda alla esperienza com�plessiva dei regimi democratici sembra di poter dire che c'è un solo approccio in grado di rispondere a quella moltepli�cità di esigenze a cui ho accennato. Ed è un approccio che prevede una qual�che misura di finanziamento pubblico in un sistema misto pubblico-privato che assicuri una competitività effettiva, assie�me alla indicazione di "tetti" di spesa per contenere i costi della competizione elettorale, all'interno di un effettivo mec�canismo di controllo che garantisca in�sieme trasparenza e rispetto delle nor�me. Ma è un "modello" costretto a fare i conti con molti ostacoli, all'interno di una difficoltà, generalmente avvertita ovun�que, ad aprire un discorso franco sui co�sti della politica e sui modi corretti di farvi fronte. Talvolta sono ostacoli di natura costituzionale, come negli Stati Uniti dove la Corte Suprema ha sancito che In Germania 300 miliardi di lire all'anno non sono bastati Rodolfo Brancoli Giornalista a Itjnyo cotrispondente dagli Siali Uniti e ora portavoce dei Democialici

Persone citate: Kohl, Public, Rodolfo Brancoli