IL PETROLIO NON E' CAVIALE di Igor ManIppolito
IL PETROLIO NON E' CAVIALE UNO DELL'IRAN AULQPEC IL PETROLIO NON E' CAVIALE Igor Man IL «no» dell'Iran all'aumen�to della produzione di petro�lio, sollecitato dall'Arabia Saudita su mastodontica pres�sione degli Stali Uniti, pone qualche interrogativo. La spac�catura dell'Opec. il cartello dei principali paesi produttori di oro nero, avrà conseguenze sul prezzo del greggio, 0 quindi su quello della benzina? Cano che abbaia non morde: pur defi�nendo «sgradevole» il compor�tamento dell'Iran, i paesi-ma�gnati non se ne fanno un cruccio. Tutto si assorbe. (La benzina, poi, è soprattutto il fisco a gonfiarla). I signori del greggio, terrorizzali dalla co�siddetta sindrome-Giakarta quando, nel 1998, il fallimento di quel vertico-Opoc precipitò il greggio sotto i dieci dollari al barile, ricorsero al taglio delle quote. Nel giro di un anno e mezzo recuperarono ricchezza e potenza grazie ai 30-34 dolla�ri al barile (un barile -159 litri). Di un si forte recupero beneficiarono sopratuiuo duo jaesi in crisi. La Russia e 'Iran. La prima, pur contraria a un aumento, considera «idea�le» un prezzo, al barile, di 25 dollari. Veniamo all'Iran. La «prima�vera di Teheran», il successo plebiscitario di Khalami, sono figli di un ripresa economica, timida ma significativa. Con essa Khalami ha sconfino (noll'uma) il vecchio estahlish meni khonioinisla che iia in�centrato tutta la sua azione politica nel contestare ai rifor�misti la débàcle economico-finanziaria. Khalami ha lamponato la crisi, ridando cosi fidu�cia alla gente, grazie al lievita�re del prezzo dui petrolio. Ogni ribasso di un dollaro del greg�gio comporta per l'Iran una perdila secca di due miliardi. Di qui il «no». Tuttavia, in linea di principio l'Iran non si opponeva a un «aumento ragio�nevole»: giorno dopo giorno Khalami sta recuperando posi�zioni in Occidente; negli ulti�mi mesi, poi, grazie anche all'Italia-aprìpista, s'è avuta una provvida schiarila: la deci�sione americana di riprendere le importazioni di pistacchi e caviale. Un primo passo, dun�que, verso un non vicino ma neanche troppo lontano dialo�go con jjli Stali Uniti, in forza della «diplomazia del caviale». A Vienna l'Opec marciava verso un compromesso soppor�tabile per l'Iran e altres�per gli Usa, qruando tutto è di colpo precipitato. Perché? Il vecchio establishment di Teheran con le sue accuse di «tradimento» rivolte ossessivamente a Kha�lami ha costretto quest'ultimo a fare la faccia feroce per non perderla. In Iran l'opinione pubblica ancorché non consi�deri più gli Usa «il Grande Satana» rinume non tanto an�tiamericana (i ragazzi adorano le T-shirt, impazziscono per il rock eccetera) quanto ostile a Clinton. E poiché, s'è detto, anzi s'è gridato a Teheran, l'aumento dell'estrazione del greggio il presidente america�no e il suo vice lo «pretendono» per premiare la campagna di Gore, altro non è rimasto a Khalami se non irrigidirsi. (Por ora? Persino ai tempi dello scià, a dispetto del legame fortissimo con Washington, l'Iran guidò i falchi dell'Opec per un greggio sempre piìi caro). Dopo la vittoria (elettorale) di Khalami, salutata euforica�mente, siamo stati (forse) i soli a scrivere che ai riformisti s'apriva una strada tutta in salita. Il «no» all'Opec è figlio della debolezza di Khalami. La «diplomazia del caviale» dovrà attendere. PIÙ1 GREGGIO SUI MERCATI Il prezzo in discesa Usa e L te plaudono ali 'Opec Bertone, Ippolito 8 Mollnatl A PAGINA 8
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