La strana fine di una famiglia perbene

La strana fine di una famiglia perbene IL PRENESTÌHO/UN QUARTIERE POPOI^RE SÓTTO CHOC La strana fine di una famiglia perbene I vicini di casa: «Gustavo e i suoi, una vita senza ombre» reportage Francesco OrignetÙ ROMA Via Guglielmo degli Ubertini, nel cuore del quartiere Prenestino. Un palazzo modesto di edili�zia anni Cinquanta. Due fine�stre annerite al secondo piano, con dei materassi buttati alla base, la gente che li indica a dito. In tanti che osservano dalle finestre. Un quartiere at�tonito osserva i resti del rogo in cui hanno perso la vita i Benve�nuti. Lo choc è forte da queste parti, dove la gente un tempo si conosceva, «ma ora dice il barista che serve al bancone nel bar di fronte tutti fanno vita per sé, guardano la televi�sione e manco si salutano». Il vecchio Gustavo, falegname con bottega a via Muzio Attendolo, pero, se lo ricordano in tanti. E nessuno riasce a spie�garsi l'accanimento assassino di chi ha preso di mira questa famìglia. «Persone tanto per bene», dicono in coro. «Gustavo è andato in pensio�ne a settembre», ricorda un vecchio amico di lavoro. Settanladue anni passati a lavorare il legno, la sua passione. Si era sentito libero di staccare la spina solo quando, era appunto il settembre scorso, il figlio ingegnere Fabrizio aveva final�mente trovato un lavoro fisso: Fabrizio Benvenuti guadagna�va una scrivania, suo padre Gustavo tirava giù la serranda per l'ultima volta e metteva in vendita la bottega che ormai non serviva più, «Io l'ho conosciuto bene racconta la signora Gina, con in mano le chiavi della macchina, parcheggiata in seconda fila pur di fare un salto a vedere gli effetti dell'incendio perché ero stata in trattative per com�prare il negozio. Non se ne era fatto niente. Ma eravamo rima�sti amici. Ogni volta che lo incontravo nel quartiere qual�che battuta ci scappava. Due settimane fa l'ho incontrato e gli ho detto: "Perché non com�pri la mia casa di Lavinio?" Mi disse che non gli interessava». Il negozio alla fine era stato venduto. I soldi moltoprobabilmente sono serviti a finanziare la casa della altra figlia o la ristrutturazione dell'apparta�mento di Fabrizio. Il quale si era trasferito a casa dei genito�ri, nella sua vecchia stanza, in attesa che gli operai finissero i lavori. Ora sotto casa Benvenuti si forma uno spontaneo capannel�lo di persone che s'interroga ad alta voce. Tracce di una vita passata, di quando il Prenestino era una zona popolare a cinquecento metri da qui c'è via Montecuccoli, set di vita vera scelto da Rossellini per «Roma città aperta» ancora c'erano i superstiti della Resi�stenza, poi passati in blocco negli anni Cinquanta e Sessan�ta alla militanza comunista. «Quei poveri signori Benvenu�ti... Vita più normale non pote�vano averla», dico l'anziana signora Maria Teresa, che abita esattamente sopra l'apparta�mento dell'incendio. La signora sta rientrando a casa dopo una notte di urla, di pompieri, eh terrore. «Mi sono salvata racconta sul marciapiede, attor�niata da amici e curiosi grazie a un romanzo di Camilleri. Era circa mezzanotte e io di solito a quell'ora dormo. Ma un roman�zo giallo non si abbandona alla fine. E cosi divoravo pagine finché non ho sentito le urla». Un'altra vicina annuisce: «E' stato terribile. Quel povero fi�glio urlava sulla finestra: "Aiutatemi!" La voce della ma�dre è finita presto. Tutto l'in�cendio sarà durato pochi minu�ti. O forse di più. In questi casi si perdo di lucidità. Io sono scesa per le sepie. Ho visto un po' di fumo che veniva dalla porta. Ma poco. Pensavo di vedere le fiamme. Invece la porta di ferro le ha tenute dentro». E una terza: «Fa bone la magistratura a dire che pote�va essere una strage!». Mentre gli anziani condomi�ni di via Guglielmo degli Uberti�ni scendevano a rompicollo per le scale, infatti, l'altra notte, l'inferno si scatenava dentro l'appartamento dei Benvenuti al secondo piano. Figurarsi, la casa di un falegname. Legno dappertutto. Parquet in tutta casa. Mobili. Gli attentatori hanno fatto filtrare attraverso la porta diversi litri di un liquido infiammabile è rima�sta la tanica fuori della porta e hanno acceso una lunga miccia in garze arrotolate dall'andro�ne del piano terra. Questa dinamica cosi studia�to nei particolari agghiaccian�te il vetro rotto del portone, nel pomeriggio, per avere libero accessola notte stona però con la vita apparentemente nor�male degli uccisi. Insomma, un vero rompicapo per chi fa le indagini. Naturalmente anello la gente del quartiere fa le sue ipotosi. In tanti fanno la spola tra la casa, dove le televisioni aggiornano le notizie in conti�nuo, e il marciapiede, dove si discolta. «Dice cho hanno trova�to la miccia», arriva uno con gli ultimi sviluppi. «Ma allora vole�vano proprio la strage», com�menta uh ragazzo. «Se ce l'ave�vano con uno della famiglia, poro, non si dà fuoco a tutto l'appartamento», commenta il terzo. E sono tutti d'accordo. L'incredibile è che a nessuno viene in niente di restare stupi�to del fatto. Troppi precedenti nella zona. Duo mesi fa un incendio simile in casa di un vigile urbano. Qualche giorno prima, un bar. C'è chi si ricorda di un altro rogo doloso dove morirono due donne, sempre contro un vigile urbano, dieci anni fa. E poi si ricorda triste�mente un assalto a suon di molotov e spranghe contro un centro sociale della zona, qual�che anno fa. «Nonostante il carattere scruadristico, l'azione non è riconducibile a nazifasci�sti», scrivevano i leader di For�te Prenestino.

Persone citate: Benvenuti, Camilleri, Fabrizio Benvenuti, Maria Teresa, Prenesti, Rossellini, Ubertini

Luoghi citati: Roma