I vescovi «assolvono» i politici cattolici divorziati di Aldo Cazzullo
I vescovi «assolvono» i politici cattolici divorziati La posizione della Gei su regionali e referendum: contano soprattutto le dichiarazioni sui valori cristiani I vescovi «assolvono» i politici cattolici divorziati La «coerenzapubblica»?E'più importante di quella «privata» Aldo Cazzullo IIOMA I vescovi italiani prendono posizione. «Non a favore di uno schieramento polìtico», precisano. Ma danno un'indi�cazione precisa ai cattolici: «Andate a volare, sìa il 16 aprile alle regionali, sia il 21 maggio al referendum». Possi�bilmente por candidali da «giudicare caso per caso, te�nendo conto soprattutto della loro affidabilità pubblica sul piano dei valori cristiani». La «coerenza del comportamento privato», per monsignor En�nio Anlonelli, segretario gene�rale della Conferenza episco�pale, è soltanto il quarto tra i criteri che dovrebbero guida�re la scolta dell'elotloro catto�lico, dopo «il programma del fiartito e dello schieramento, e dichiarazioni pubbliche re�se sui vari argomenti, e �comportamenti politici conse�guenti». A chi gli chiedeva dell'alteggiamenlo della Chiosa nei con�fronti dei politici che, pur dichiarandosi cattolici, sono separati o divorziati, monsi�gnor Anlonelli ha risposto citando il Vangelo: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra». Più importante della coerenza privata, ammonisco�no i vescovi italiani, è la coerenza pubblica; poiché è di questa elio «giudica Dìo». E l assenza di un deputato che «si dichiara contrario a una logge sull'aborto e poi diserta l'aula al momento del voto» è molto peggio di un matrimo�nio non riuscito. Una posizio�ne, quella espressa ieri dalla Cei, che paro destinata a riscri�vere un capìtolo del rapporto tra morale e polìtica. Carriere stroncate, allusioni, annulla�menti rotali come quello concosso nei primi Anni '70 a un deputato democristiano, definito «vir qui numquam potuit perfìcero carnalem copulam cum uxore I...I cum detrimento suae aclivìtatis admìnistralìvae et polìtìcae» -, relazioni nascoste, accuse d�incoerenza: sono pagine che sembrano chiudersi definiti�vamente. E gli esperti della vicenda dei cattolici in polìti�ca tornano a chiedersi che cosa sarebbe cambiato se il pregiudizio l'osse caduto pri�ma: forse, ad esempio, la corsa di Vincenzo Scotti alla segreteria della De erano i giorni della caduta d�De Mita non sarebbe slata frenata. E il sindaco di Roma Pietro Giubilo non sarebbe stato te�nuto a dare spiegazioni sulla fine del suo matrimonio («è stala mia moglie a lasciar�mi»!. E i radicali non avrebbe�ro potuto alludere, nella dura campagna referendaria del '74, alle vicissitudini nascoste degli antidivorzisti {compreso il separato Giorgio Almirante). Più di recente, Rosy Bìndi non avrebbe potuto mettere in dubbio la coerenza (e la legittimità della frequentazio�ne della cappella privata in Arcore) del divorziato Silvio Berlusconi. Né desteranno in�quietudini �legami finiti di Pierfesdinando Casini, Enrico Letta, Sìlvia Costa, Francesco D'Onofrio, Umberto Bossi. La vera questione è «la vigilanza sui valori», ammoni�sce monsignor Anlonelli. Che si dice allarmato per «alcuni fatti recenti, come la conces�sione di un brevetto per lo sfruttamento d�cellule di em�brioni umani modificati, l'or�dinanza sulla maternità surro�gata, la risoluzione dell'Euro�parlamento sulle convivenze omosessuali», che «compro�mettono i valori fondamentali della persona e della famì�glia». Ribadisce la volontà della Chiesa d�«non appoggia�re a priori uno schieramento», e tanto meno un assetto istitu�zionale (purché si trovino «so�luzioni che coniughino gover�nabilità e rappresentanza»). E chiede ai politici uno sforzo arduo, soprattutto in tempi d�campagna elettorale: «Ricono�scere �propri peccati», com�piere «un atto di verità», «re�cuperare l'umiltà d�ammette�re gli orrori». Il cardinale Camillo Ruini
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