Opec, l'lran resiste ma l'intesa è vicina

Opec, l'lran resiste ma l'intesa è vicina Il segretario Lukman ottimista. Gli sceicchi divisi sull'aumento delle quote: 1,2 o 1,7 milioni di barili? Opec, l'lran resiste ma l'intesa è vicina Delegazioni riunite nella notte, stamane la strettafinale Maurizio Motinari inviato a VIENNA «OiKiSla mattina avrete l'accordo sull'aumenlo della produzione del greggio ma non chiedetemi su quanti barili in più». Con queste parole del segretario genrale dell'Opec Kilwanu Lukman si ò chiu�sa una maratona negoziale antici�pata da tronlasei ore di diploma�zia nelle suiles degli hotel di Vienna dei ministri dell'Energia dell'Organizzazione dei paesi pro�duttori di petrolio (Opec) e conti�nuata con l'inagurazione del verti�ce che si avvia a decidere un aumento della pi odu/.ione di greg�gio. Ma è sul «quanto» che il negozialo ò continualo nella not�te con fitte consultazioni fra le suiles delle delegazioni e i rispetti�vi governi. Il triangolo geografico nel cuore di Vienna compreso fra gli hotel Interconlinental, Mar�riott e Bristol ha visto i dieci membri della delegazione saudita protagonista nella giornata di ieri di una mediazione senza sosta fra i paesi più restii ad aumentare la produzione (Iran, Libia od Alge�ria) e la pattuglia di «inviali speciali» del Dipartimento delI Energia americano. Thè alla menta orientali, cheesecake adal�li al palalo newyorkese e qualche spanila Sacher torlo locale hanno accompagnato la lunga maratona sui divani rosa doll'Intorcontinonlal (lo slesso dove Carlos seque�strò l'intero vertice dell'Opoc nel 1975) che ha visto il saudita Ali Naimi ed il kuwaitiano Saud Nasser al-Sahbah lavorare spalla a spalla per far avanzare una propo�sta di aumento capace di accoglie�re lo richieste dogli Stali L'i:ili (principali' mercato dei barili Opec): incremento di 1,7 milioni di barili da parte degli undici palisi Opec (Algeria, Arabia Saudi�ta, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait., Libia, Nigeria, datar,. Emirati Arabi e Venezuela) e di altri 300 mila da quelli non-Opec (Russia, Oman, Messico ed Angola) per allontanare l'incubo dei 34 dollari al barile dell'H marzo e stabilizza�re il prezzo fra i 23 od i 25 dollari. Dopo l'assenso incassato domeni�ca pomeriggio dagli algerini, sau�diti e kuwaitiani pensavano di aver piegalo il fronlo dei «falchi» e poter cosi andare incontro alle richieste dei paesi cosumalori (liuropa, Asia e Stali Uniti) le cui istanze a Vienna sono siale difese quasi esclusivamente dal lobbing dogli uomini di Washington, spal�leggiali da qualche britannico (e nessun italiano). Ma la sorpresa è sialo l'irrigidimento del ministro iraniano Bijan NamdarZangcneh. Un delegalo di Teheran di prima mattina ha portalo nella suite saudita un duplice messaggio. Primo: l'accordo siglalo dieci gior�ni fa Hiad fra Iran e Arabia Saudita era in favore del «solo principio» di un aumento della produzione e non parlava di nu�meri. Secondo; la richiesta Usa è eccessiva ed inaccettabile perché si unisce all'imminente aumento della produzione da parte del�l'Iraq sotto controllo doll'Onu od a pgare sarebbe solo l'Iran, esatta�mente un miliardo di dollari in meno di entrate per ogni dollaro in mono di prezzo al barile. L'usci�ta allo scoperto dell'Iran ha rovi�nalo i piani sauditi per raggiunge�re ad un'intesa entro ieri sera. I delegali di Teheran sono andati all'attacco; «L'Opec è un'organiz�zazione economica, non politica. se gli americani insistono creasse�ro un'Opec di ministri degli Este�ri, qui si fa solo business e noi non vogliamo pagare por tutti». E ancora; «L'Amerika vuole abbas�sare il prezzo per aiutare la cam�pagna elettorale di Al Gore ma questo può commuovere qualche Emiralo, non noi». «Qui non si accettano pressioni politiche» ha tagliato corto il ministro iraniano Zanganeh. L'unica concessione di Teheran è l'accordo su una nuova riunione a giugno per eventuali ulteriori ritocchi alla produzione. Le parole di fuoco degli iraniani hanno dato manforte ai libici fino ad allora isolali e dato vìa ad un'altalena di opposte di chiarazioni; verso mezzogiorno il Ve�nezuela annunciava l'accordo e gli Emirati Arabi lo smentivano nel giro di soli tre minuti. Secca la replica degli inviati di Washin�gton, quasi un monito: «Se aumen�tale poco la produzione i mercati saranno delusi, il prezzo si impen�nerà e voi alla lunga ci rimettere�te». Il rischio di una rottura ha raffreddato gli animi ed è toccato ai ben 17 «osservatori» russi pro�porre una tregua di qualche ora. Quando gli undici ministri ed il segretario nigeriano dell'Opec RiIwanu Lukman si sono seduti sulle poltrone di pelle nera della «Conference Boom» per incomin�ciare la riunione a porte chiuse poco era mutalo: i sauditi hanno riproposto l'aumento di 1,7 milio�ni di barili, gli iraniani hanno ribattuto che anche solo di 1,4 era «proprio troppo» e la quasi totali�tà dei presenti concordava sul «principio di incrementare la pro�duzione» mentre gli inviati di Washington dall'Inlercontinental continuavano a chiamare i cellulari dei delegati per sapere «cosa sta succedendo l�dentro». «Stiamo ancora discutendo di nu�meri ma l'accordo ci sarà» ha ammesso il ministro venezuelano Ali Rodriguez prima che le delega�zioni tornassero alla diplomazia delle suiles dopo l'annuncio di Lukman che «comunque l'accor�do si farà». Icapl della delegazione dell'Opec (l'organizzazione dei Paesi produttori di petrolio) con il segretario generale riuniti a Vienna IL PETROLIO DEI PAESI OPEC PRODUZIONE DI GREGGIO IN MILIONI DI BARILI AL GIORNO QUOTA ORIGINALE QUOTA QUOTA ATTUALE IN PERCENTUALE SUL TOTALE DI PRODUZIONE ATTUALE ARABIA SAUDITA 8,748 7,438 BBMHBBHBHHB 27,6 IRAN 3,928 3,359 Bffi 12,4 VENEZUELA 3,370 2,720 H 10,1 EMIRATIARABI 2,382 2,000 ■ 7,4 NIGERIA 2,258 1,885 ■ 7,0 KUWAIT 2,205 1,836 Hi 6.8 LIBIA 1,453 1,227 M*,* INDONESIA 1,380 1,187 HI 4,4 ALGERIA 0,868 0,731 ■ 2,7 QATAR 0,700 0,593 H 2,2 IRAQ TOTALI 27,392 22,976 -^y»^»» i... , ■EiiM.umJW^wff» *y^im»» iiihiiimiìhiw j "■IST"'-"^'"-"*""'""^ ,"B WPWIWXMIl)LP^!^^^WWI'J»lillMWWIWPWWWf*W^PTW|p.HlMjllll|l|fl|l