Il Papa in Terrasonta, un successo di squadra

Il Papa in Terrasonta, un successo di squadra CHI HA PIANIFICATO LA MISSIONE Il Papa in Terrasonta, un successo di squadra Uno staff dietro il viaggio ma le scelte chiave sono sue Marco Tosatli CIHA'DEL VATICANO Una squadra intera di cardinali, monsignori e laici ha lavorato per un anno per realizzare il desiderio più grande del Papa, e trasformare un viaggio a rischio continuo in un successo senza precedenti. Ma i «goal» in questa partita sono suoi: il foglio del «mea culpa» lasciato al Muro del Pianto, la preghiera solitaria e imprevista al Calvario nascono dalla sensibilità, dalla fantasia e dall'intuizione di Giovanni Pao�lo II, dalla sua capacità di «atto�re» di vibrare in sintonio con il personaggio e il pubblico. Solo una settimana fa, alla vigilia della partenza, Joaquin Navar�ro, il portavoce dal Pontefice, diceva che ancora non si sapeva che cosa sarebbe accaduto con esattezza al Muro del Pianto. Domenica la preghiera monnorata dal Pontefice davanti a quei massi impregnati di storia per chiedere perdono a Dio, là dove la «shekinà», la Sua presenza è etema, dei torti subiti dagli ebrei nel corso dei secoli. E soprattutto, quel foglio con il «Mea Culpa» posato sulle pietre, come i foglietti infilati fra le fessure del muro dai fedeli. Wojtyla non è estraneo a que�st'usanza: sul suo inginocchiato�io ogni giorno vengono posti dei foglietti. Sono richieste di pre�ghiera giunte da ogni parte del mondo, nella convinzione che la preghiera di un papa sia più forte, e ascoltata. «Il viaggio in Terrasanta è il mio desiderio maggiore ha detto al cardinale Roger Etchegaray il Papa qualche mese fa Sarà il mio giorno più bello, la soddisfazione più grande». Que�sto cardinale basco è lo stratega del Grande Giubileo, e del pelle�grinaggio del Papa: non solo Terrasanta, ma Sinai, e Iraq, e Damasco, che avverrà probabil�mente all'inizio del 2001. In veri incontri con lui Giovanni Paolo II ha fissato le linee di azione da seguire. Ma un altro personaggio, mol�to meno «pubb ico», è stato visto entrare a colloquio riservato con il Papa negli ultimi mesi. E' padre Giuseppe Tucci, coetaneo di Wojtyla, organizzatore dei viaggi dal 1982, quando mons. Marcinkus dovette abbandona�re l'incarico per le note vicende. Padre Tucci, ex direttore di «La Civiltà Cattolica», ex direttore della Radio Vaticano, ha rinun�ciato agli amati studi di teologia per costruire le strade di Wojty�la nel mondo. Ma il rapporto in questo viaggio è stato particolar�mente stretto, per mettere a punto i dettagli e anche le «sorprese» della visita. Naturalmente padre Tucci ha lavorato gomito a gomito, spiri�tualmente, con il nunzio in Israe�le, mons. Pietro Sambi, un bril�lante diplomatico romagnolo di sessantadue anni, che è sul po�sto da meno di due anni. Ha saputo inserirsi con molta abili�tà in una situazione complessa (è nunzio a Cipro, nunzio in Israele e delegato apostolico a Gerusalemme e in Palestina), sulle orme di Mons. Lanza di Montezemolo. Ovviamente su di lui ricadeva la maggior parte del lavoro «ufficiale», sotto la dire�zione di Mons. Jean Louis Tauran, un bordolese poco più che cinquantenne, il «Ministro degli Esteri» del Papa, che però ha al suo attivo una permanenza di vari anni in Libano, e una cono�scenza del terreno notevolissi�ma, e preziosa. Il suo «dirimpet�taio» a Roma era Aharon Lopez, l'ambasciatore plenipotenziario di Israele presso la Santa Sede. Ma la «squadra» vaticana ha messo in campo, in forma poco appariscente, altre forze. Un ruo�lo notevolissimo di contatti e preparazione del terreno lo ha svolto il cardinale Achille Silvestrini. Prefetto della Congrega�zione delle Chiese Orientali, vale a dire quelle legate a Roma ma di rito diverso dal latino. Silvestrini ha viaggiato in tutta la regio�ne nei mesi scorsi, e la sua esperienza di «ex ministro degli Esteri» gli ha permesso di aprire con cordialità porte diffidenti. Un lavoro analogo anche se problemi di salute l'hanno reso più difficile l'ha compiuto, su un altro fronte, il cardinale Ed�ward Idris Cassidy, responsabile del dialogo con le chiese non cattoliche, con gli ebrei e i musul�mani. Anche se certamente è dal fronte «laico» che sono giunte le maggiori soddisfazioni per il Pa�pa. E l'unica nota stonata invece si è registrata proprio all'incon�tro interreligioso di Gerusa�lemme. Il cardinale basco Etchegaray regista del pellegrinaggio Padre Tucci ne ha curato i dettagli più delicati I cardinali Cassidy e Silvestrini hanno trattato con ebrei e musulmani Il Papa al suo rientro a Roma, dove è stato accolto da Massimo D'Aiema ACHILLE SILVESTRINI Ex «ministro Esteri» del Papa e Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. In virtù dell'incarico che ricopre e che lo porta a recarsi con una certa frequenza in Medio Oriente svolge per il Papa una funzione importante e discreta di consulenza per quell'area geografica ROGER ETCHEGARAY E' il presidente del Comitato per il Grande Giubileo e uno stretto collaboratore del Papa. Negli anni scorsi il Pontefice gii ha affidato incarichi di diplomazia «non ufficiale» in varie parti del mondo. 2' il «cervello» delle strategie giubilari CARDINALE EDWARD IDRIS CASSIDY. Il porporato australiano lavora sul fronte del dialogo con i non cristiani e i cristiani non cattolici: un punto centrale nell'organizzazione del viaggio appena concluso; a dispetto di qualche problema di salute. r.r:lle ultime settimane ha tenuto le fila dei contatti AHARON LOPEZ Da tre anni è l'ambasciatore di Israele presso la Santa Sede e ha vissuto in prima persona tutta la fase di preparazione del viaggio giubilare che costituisce il coronamento della sua carriera Prossimamente infatti abbandonerà l'incarico per raggiunti limiti di età