«Stavolta hanno passato il limite» di Giovanni Bianconi

«Stavolta hanno passato il limite» UN GIORNO DI TENSIONI E L'OMBRA DI PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI «Stavolta hanno passato il limite» Il capo della Pubblica sicurezza rompe il silenzio retroscena Giovanni Bianconi ROMA IL comunicato firmato da Fer�nando Masone è stato «licenzia�to» che ormai era ora di pranzo, ma ieri alle 8,30 il capo della polizia è arrivato in ufficio con ({nell'idea già in testa: stavolta non poteva rimanere in silenzio di fronte alla nuova uscita dell'Asso�ciazione funzionari di polizia, che paragonava la riforma delle forze dell'ordine nientemeno che al «pia�no Solo» di golpistica memoria. «No, stavolta bisogna rispondere», s'era detto e aveva detto al mini�stro dell'Interno. I giornali annuncio a paga�mento compreso glieli avevano letti come al solito un'ora prima, alle 7,30, quando slava ancora a casa. E sempre da casa aveva già parlato, come al solito, col mini�stro Bianco. Ipotizzando l'opportu�nità di una risposta ai funzionari in rivolta. Arrivato nella grande stanza al secondo piano del Vimi�nale, Masone ha convocato i suoi vice, ha discusso con loro e di nuovo col ministro, e avuto il via libera s'è messo a scrivere, finché a fine mattinata non ha dato alle stampe la «condanna ferma e deci�sa» di quei sottoposti die «tentano di infangare l'Arma dei carabinie�ri». Pochi minuti dopo sono arriva�ti i «placet», prima di Palazzo Chigi e poi del ministro Bianco, contro�firma ufficiale su una presa di posizione concordata con il gover�no. Ma perché? Perché stavolta il capo della polizia e le massime autorità politiche in tema di sicu�rezza hanno abbandonato la linea del silenzio e del distacco, replican�do in maniera netta a un gruppo comunque minoritario di poliziot�ti associati? «Perché stavolta han�no passato il limite, noi coi carabi�nieri dobbiamo convivere e lavora�re ogni giorno, non si può lasciare campo libero ai sobillatori», ri�spondono fonti autorevoli dal se�condo piano del Viminale. Nelle stanze del Dipartimento della Pubblica sicurezza guidato da Masone come prevede la legge prende fonna anche un ritratto di Giovanni Aliquò e dei suoi seguaci (^li autori dell'arniimeio sui giorna�li) che più o meno è il seguente: lui non sta tutti i giorni in mezzo alla strada al fianco dei carabinieri, ed esprime jiosizioni che sono condi�vise dai funzionari più giovani, ai quali manca l'esperienza del lavo�ro gomito a gomito con le altre forze. E si lascia and;irc a posizio�ni estennistiche, come quando a «Striscia la notizia» disse che l'ag�gressione contro chi voleva conse�gnare il «tapiro d'oro» a Scalfaro ' va frutto della formazione milita�re dei carabinieri. Anche quella volta Masone e\\rimasto in silenzio, ieri invece no. Dopo un comunicato cosi duro c'era anche da valutare l'opportu�nità di un provvedimento discipli�nare contro il leader dei funziona�ri associati, ma jier adesso non ci sarà: a parte il fatto che bisogne�rebbe vedere se una punizione amministrativa è ipotizzabile a tennini di regolamento, si vuole anche evitare di trasfomiare il capo della rivolta in una sorta di «martire», ottenendo l'effetto op�posto a quello voluto. Aliquò, soddisfatto della nuova «bomba» fatta esplodere ieri, non si preoccupa: «La prima volta che Masone ha deciso di parlare ha sbagliato. Peccato. Il suo è un prwlemadi grande leidtà istituzio�nale verso il ministro». Come dire che la reazione del capo stavolta era in qualche modo attesa, e il contenuto abbastanza scontato per uno che mini a niantenore la jxiltrona sulla tinaie ò seduto. E che l'Associazione funzionari di polizia continuerà per la strada imboccata, forte dei consensi che, a sentire il suo leader, conta anche dentro il Viminale. «Con noi sono schierate tante persone oneste, dentro il Diparti�mento e il ministen), ma anche fuori, tra i carabinieri e i finanzie�ri», assicura Aliquò. Nomi, però, il segretario non ne vuole fame. C'è chi sostiene che dietro questa bat�taglia potrebbe esserci il vice-capo della polizia De Gennaro, ma è lo stesso segretario a smentirlo: «Quando inai? De Gennaro ha so�stenuto delle linee di riforma che a noi non sono piaciute affatto, e lo abbiamo detto apertamente». Del resto questo gioco della ricerca dei possibili burattinai riscliia di essere fin troppo scoperto. Quello di Gianni De Gonnaro è uno dei nomi che ricorrono quando si parla tlel nuovo capo della polizia, e naturalmente ha degli avversari. Sostenere o far intendere die a muovere i fili della rivolta dietro le quinte sia proprio lui significa esporlo a nuovi attacchi e metter�lo in cattiva luce. Perché seppure il ministro deD'Intemo, meno di un mese fa, ha ribadito la sua fiducia a Masonó e assicurato che la nomina di un nuovo capi) della polizia non è all'ordine del giorno, le manovre [xm' la sii':' essione non si sono mai fermale. Anzi. C'è chi Spinge perché il cambio della guar�dia avvenga subilo dopo le elezio�ni regionali, in modo che a gestirlo sia l'attuale ministro e non il pros�simo, che chissà chi e di che jiartito sarà. E in previsione di questa ixissibililà, anche le dichiarazioni di guerra dei funzionari di [xilizia contro una riforma che il governo ha voluto e che il Parlamento si appresta a varare, possono torna�re utili per sgombrare il camix) da candidature mdesiderate. Aliquò accusa: «Masone ha sbagliato Il suo è un problema di lealtà istituzionale verso il ministro dell'Interno»

Persone citate: Aliquò, De Gennaro, Giovanni Aliquò, Scalfaro

Luoghi citati: Masone, Roma