Albertini; «Milano non è più Tangentopoli» di Paolo Colonnello

Albertini; «Milano non è più Tangentopoli» L'azzurro Giovanni Marra eletto presidente dei Consiglio comunale soltanto alla terza votazione Albertini; «Milano non è più Tangentopoli» De Carolis insiste: la procura ha un ufficio creato contro Forza Italia Paolo Colonnello MILANO «A Milano non esiste, come qual�cuno spregiudicatamente vorreb�be far credere, una nuova stagio�ne di Tangentopoli. Ci sono casi singoli, anche gravi, alcuni anco�ra da definire, su cui la magistra�tura, con il nostro pieno ap()oggio e la nostra più convinta e fattiva collaborazione, sta inda�gando». Parola di Gabriele Alber�tini, sindaco di Milano, ieri sera in piedi dinnanzi al Consiglio comunale riunito al ^ran comple�to per salutare l'elezione del nuo�vo presidente dell'assemblea, il forzista Giovanni Marra, e le dimissioni di quello vècchio, il Dlurinquisito Massimo De Carois. Un discorso orgoglioso quello di Albertini, che respinge le accu�se di «burattino di Berlusconi» rivendicando la visita ad Arcore di due domeniche fa per risolvere la crisi con De Carolis: «Non ho chiesto interventi del Principe. Ho chiesto l'intervento del capo del mio raggruppamento politi�co. E' stata un'azione politica, che rispondeva agli interessi del�l'amministrazione, dello stesso consiglio comunale». Il sindaco non ha mostrato imbarazzi sulle vicende di corru�zione che hanno colpito la città nefjli ultimi mesi. E soprattutto, a rischio di far storcere il naso ad Arcore. non ha rivolto alcuna accusa nei confronti della magi�stratura, alla quale invece riven�dica non solo il diritto di svolgere inchieste ma di farlo anche e proprio con l'appoggio della giun�ta milanese, cui attribuisce, comproso a se stesso in prima perso�na, il merito di aver depositalo gli esposti che hanno fatto scatta�re le inchieste, dalle mense alla Sea. «Esiste un contesto generale di appetiti, interessi, intrallazzi, patologie. Come in un giardino cresce la gramigna parafrasa Albertini e il buon giardiniere deve operare per estirparla, cosi noi abbiamo fatto e stiamo facen�do. Questa è la differenza con il passalo. In anni precedenti o non si vedeva o si era complici». Tutto il contrario di quanto, appena un'ora prima. Massimo De Carolis, tomaio «senza rim�pianti» ai banchi dei consiglieri, aveva sostenuto, parlando di «te�orema» della magistratura, di accuse ad orologeria alla vigilia della campagna elettorale, e di «due pm, Uda Boccassini e Ghe�rardo Colombo» che hanno «costi�tuito in procura un ufficio apposi�to per Forza Italia, che si occupa dei reati non per materia ma per collocazione politica degli indaga�ti». Per concludere quindi con tre concetti: la solita stoccata ad Albertini «Mi dimetto non per le indagini nei miei confronti ma perchè esiste un problema nel rapporto tra il sindaco e la coali�zione che lo ha fatto eleggere» -; con uno strano concetto di garan�tismo al contrario «Se dopo un anno d'indagini uno non viene arrestato è lerchò sul suo conto non c'è nu la» -; e un paio di lacriinucce (di commozione, di stizza, ih coccodrillo?) quando ricorda che lui. Massimo De Caro�lis, da irenl'anni navigatore della politica, viene da un partito che adesso non c'è più ma al quale ancora si sente legato: la cara, vecchia Democrazia Cristiana. Ovviamente critiche le opposi�zioni (il consigliere verde Basiglio Rizzo gli chiede di spiegare piuttosto il senso di alcune imba�razzanti intercettazioni telefoni�che) e un po' meno ovviamente solidali i colleghi della maggio�ranza, divisa tra sostenitori del sindaco e quelli di De Carolis. Contrasti che si archiviano con fatica quando viene eletto il nuo�vo presidente dell'assemblea, il forzista Giovcinni Marra, che pas�sa solo alla lerza votazione dopo aver rischiato l'impallinatura da pane di una decina di franchi tiratori e con il sostegno dei consiglieri della Lega.

Luoghi citati: Arcore, Milano