Il nuovo zar, un rebus per Washington

Il nuovo zar, un rebus per Washington Il nuovo zar, un rebus per Washington LaAlbright: ci intenderemo ma la Cecenia dpreoccupa Augusto Mlnzolini invialo a NEW YORK-" Davvero con l'elezione di Vladmir Putin al posto di Boris Kltsin la Russia punta a riproporsi come una grande potenza antagonista dogli Usa? Oppure, tutte le dichia�razioni sulla guerra in Cecenia e la retorica ultra-nazionalista del per�sonaggio sono una tattica squisita�mente olnttorale che il nuovo Pre�sidente, se sarà eletto, diinenticherà non appena metterà piede al Cremlino? La Casa Bianca, l'inte�ra Washington politica e pli am�bienti economico-finanziari, di New York si stanno arrovellando da settimane su questo dilemma. Tattica o meno, infatti, le ulti�me uscite dell'uomo che probabil�mente diventerà il nuovo Zar han�no impressionato non poco anali�sti e osservatori su questa sponda dell'Atlantico. L'uso spregiudica�to dnllfi brutalità dulia guerra in Cecenia come strumento di propa�ganda politica, le disquisizioni nostalgiche e ossessive sul ritomo ad una grande potenza russa, l'apoteosi del Kgb considerato alla stregua di una sorta di Ecole National d'Amministration, un'Eoa russa, da cui attingere cpiadri per dirigere lo Stato, sono fatti che hanno messo sull'avviso l'Amministrazione americana e insinualo qualche dubbio su un uomo che nei mesi scorsi ha bene�ficiato di più di un'apertura di credito. A Washington qualcuno comincia pensare che la figura di questo nuovo presidente cresciu�to nel Kgb sia più complessa del provisto e, soprattutto, che Putin potrebbe essere condizionato non poco in futuro dai personaggi che lo circondano: ex-agenti del kgb, tecnocrati, militari che hanno in comuni: il sogno di rilanciare la Russia non certo in un ruolo nntagonistico con pli Usa (sarebbe una polìtica suicida se si tiene conto dell'attualo dipendenza econnmica di Mosca), ma di grande potwv.a si. «Noi è la frase di Putin che allarma più gli america�ni intendiamo difendere anche gli interessi dei nostri connaziona�li elio vivono nei paesi doll'oxUniono Sovietica». Una filosofia piena di conse�guenze sul piano pratico che da queste parti conoscono bene; la dotirina della «difesa dogli interes�si americani* da quarant'anni è, infuni, alla base dell'interventisino Usa nel mondo. Cosi, specie nello ultimo ore, da Washington sono partiti dei segnali che appaio�no doi veri e propri avvertimenti. «Noi ha dichiarato infatti, il segretario di Stato Modelein Albrighl che si trova con Clinton a Ginevra -vogliamo lavorare con Putin che più volte si ó dimostrato disponibile su temi come il con�trollo degli armamenti e la non proliferazione degli arsenali nu�cleari. Ci preoccupa, però, il com�portamento della Russia in Cece�nia. Putin mi ha ribadito di volere l'ordine. Bisogna vedere se è con la 0 maiuscola o minuscola. Noi non vogliamo un ordine con la 0 maiuscola, ma comprendiamo il desiderio dei Russi di mettere ordine nella loro vita». Parole da cui emerge un timore crescente sul nuovo nomo di Mo�sca. Anche se ò stato benedetto da Elisili che gli Stati Uniti hanno sempre considerarto un «amico», Putin comincia ad essere un rebus per Washington. Sui «media» ame�ricani appaiono più domande che risposte. Melvin Goodman mio dei più autorevoli studiosi di poli�tica intemazionale degli Stati Uni�ti (ha lavorato alla Cia come anali�sta per 14 anni), ammette aperta�mente, ad esempio, che non è chiaro se Putin «è una scelta che servirà agli interessi degli Stati Uniti. Lui è ossessionato dalla fine del declino sovietico e non dalla voglia di rilanciare la Russia come una superpotenza antagonista agli Usa». Un distinguo di una certa arguzia che, però, lascia aperto un punto interrogativo grande come una casa su come e con quali mozzi il possibile nuovo Presidente vuole arrestare il decli�no di Mosca. In poche parole a Washington c'è la paura che per porsoguire questo obiettivo quel�lo che gli ha assicurato la vittoria nelle elezioni russe Putin sarà tentato da altre avventure simili alla guerra in Cecenia. Tantopiù che questo personag�gio cresciuto nel Kgb è privo di una personalità politica ben defi�nita. Gli americani se lo sono sentiti dire sulla Cbs da una stu�diosa rossa, Lilia Shevtsova, e la cosa non deve avergli fatto piace�re; «Noi stiamo eleggendo ha spiegato la Shevetsova una per�sona che non ha un passato politico.una biografia politiciyun back�ground politico. Che è senza sto�ria». Un uomo misterioso, insom�ma, che è descritto con parole di certo non lusinghiere da chi lo ha conosciuto ai tempi del Kgb. «Io ha dichiarato alle principali emit�tenti americane Oleg Kalugin, un generale del Kgb in pensione già capo dello spionaggio sovietico negli Usa non credo alla Russia di Putin, criminalizzata e corrot�ta, con una giustizia zoppa e senza processi. In questa situazio�ne io sarò costretto a cercare un asilo politico nel mondo libero». Inutile dire che Putin, secondo lo stile del vecchio Kgb, ha subito replicato al suo ex-collega dando�gli del «traditore». Dall'immagine che i media Usa offrono del nuovo signore di Mo�sca si avvertono quindi l'umore di Washington e le paure dell'opinio�ne pubblica americana. I più otti�misti specie negli ambienti finan�ziari americani che hanno sempre puntato su Putin continuano a ripetere che quando si sarà inse�diato il neo-presidente metterà la retorica nazionalista in soffitta, che diventerà tutto un'altra cosa. Sarà, ma Pastemak ha sempre sostenuto che «in Russia la teatra«Jità è inconcepibile», i ù Per molti analisti Usa, Putin vuole che Mosca torni una superpotenza ma non in contrasto con gli Stati Uniti 1 ^^^^^^l^'^M^:-' siJwBP A sinistra, Il segretario di Stato americano Madeleine Albright