QUESTA E' LA STORIA DI HURRICANE...

QUESTA E' LA STORIA DI HURRICANE... QUESTA E' LA STORIA DI HURRICANE... QUANDO «Hurricane» è usci�to negli Usa, nei giorni subi�to prima di Natale dell'an�no scorso, sembrava avere dalla sua tutti gli elementi per diventa�re im film di grande successo e per ambire a ogni sorta di premi. Un pugile nero i fatti risalgono al 1966 che viene condannato per un triplice assassinio non commesso. Poliziotti e giudici raz�zisti e corrotti che lo costringono a 19 anni di carcere, molti dei quali trascorsi in cella di isola�mento. L'uomo finalmente libero e che invece di covare rancore si mette a predicare amore e tolle�ranza. Ci sono pure le canzoni di Bob Dylan, che con «Hurricane», nel 1974, rese celebre nel mondo intero la storia di Robin Hurrica�ne Carter. E una grande interpre�tazione di Denzel Washington. A tre mesi dalla sua uscita, «Hurricane» si ritrova invece con incassi modesti e una nomination per Washington, il più probabile candidato all'Oscar, insieme con Kevin Spacey per «American Be�auty». E al centro ogni giorno di nuove polemiche e controversie generate dal fatto che il film ha giuocato un po' troppo con la verità. Nessuno discute il fatto che Carter si è fatto 19 anni di carcere per un crimine mai com�messo, ma perché fame un san�to? Il regista Norman Jewison ha per esempio tralasciato d�men�zionare i quattro anni di carcere jer rapina annata. Ha inventato a figura di un mostruoso detecti�ve che sembra avere dedicato la sua vita a tenere Carter dietro le sbarre. Ha presentato im gruppo di canadesi come le uniche perso�ne rette dell'intera vicenda, quan�do la liberazione di Carter è stata determinata in realtà dal lavoro di altri individui. «Una favola riscritta per generare un effetto drammatico», accusa Selwyn Raab, un reporter del «New York Times» che a sua volta ha scoper�to dei documenti che hanno finito per aiutare la causa di Carter. «Hurricane» si è insomma ri�trovato al centro di un rinnovato dibattito sulle responsabilità di chi fa cinema fondato su storie vere. «Non è possibile condensa�re in tre ore 20 anni di vita senza concedersi un po' di libertà artisti�ca», ribatte Jewison. Ma se il regista e i produttori sono sulla difensiva. Carter, che adesso ha 63 anni, si ritrova al centro di una nuova ondata di popolarità. «L'odio mi ha messo in prigione, l'amore mi ha permesso di uscir�ne», sostiene nel film. E con questo messaggio, spesso accom�pagnato dal Reverendo Jesse Jackson, adesso si è messo ad andare in giro per il Paese, da una prigione all'altra. «Se lasci che rabbia e odio ti consumino finisci per fare un favore a quelli che ti perseguono spiega ai carcerati. Non fatevi possedere da quei sentimenti, usate il tempo in prigione per la vostra crescita». Lorenzo Seria Buena Vista International e TorinoSette organizzano la se�ra di marted�28 alle oew 21.30, al Dona, via Gramsci 9. l'anteprima di uno degli eventi della stagione cinemacografica: «Hurricane». il film del canade�se Norman Jewison che rico�struisce la vicenda di un pugile di colore accusato ingiustamen�te di omicidio. Il protagonista è Denzel Washington, nomina�tion all'Oscar per questa inter�pretazione. L'ingresso per la serata è a inviti. I tagliandi sono in distribuzione a «La Stampa» in via Marenco 32 lunedi 27 a partire dalle IO. Come talora accade in occasione delle no�stre anteprime, non potremo accontentare tutte le richieste, e qualche lettore resterà senza biglietto. Ce ne scusiamo antici�patamente: dipendesse da To�rinoSette, organizzeremmo le anteprime in sale con migliaia di posti ma, evidentemente, questo non è possibile: se non altro perché di simili sale, a Torino, non ne esistono. Nellafoto, Denzel il 'asliington in una scena di «Hurricane»: per questo film l'attore americano è candidalo all'Oscar

Luoghi citati: Torino, Usa, Washington