Berlusconi guida l'attacco al referendum

Berlusconi guida l'attacco al referendum Berlusconi guida l'attacco al referendum Da Bertinotti a Rauti: si al sistema elettorale alla tedesca Maria Teresa Meli ROMA Obiettivo 42 per cento. E' questo il traguardo dei proporzionalisti di ogni dove, che ieri, all'ex Hotel Bologna, nel corso di una conferen�za stampa sovraffollata, hanno pre�sentato la loro proposta di legge per un sistema elettorale alla tede�sca. Quella cifra sta a indicare la percentuale di italiani che dovreb�bero recarsi alle urne il 21 maggio, decretando l'insuccesso del refe�rendum per mancanza di quorum. Una meta più che ambiziosa, ma da quando alla variegata compa�gnia, composta da Andreotli, Berti�notti, Boselli, Zecchino, Urbani, Pivelli, D'Onofrio, e chi più ne ha più ne metta, si è aggiunto ufficial�mente anche il Cavaliere le speran�ze di successo (o meglio di insucces�so del quesito referendario) sono aumentate. Tant'è vero che un personaggio come Clemente Ma�stella, grande annusatore dei venti politici, da qualche giorno in qua, seppur ancora ufficiosamente, si è schierato da quella parte. Non so�lo, il leader dell'Udeur si è opposto all'ultimo tentativo del Ppi di far paEsarenina riforma ebe-ricalca il sistema del Senato prima del refe�rendum, Riforma alla quale stava�no /gvcincijojdQSir siiifi: ?syphe i Democratici, preoccupati per l'esi�to incerto del voto del 21 maggio. Già, perché ora che il Cavaliere ha rotto definitivamente gli indugi, la campagna astensionista contro il quesito può partire davvero. Sa�bato scorso, sondaggi alla mano, e progotti politici in lesta (tra i quali la decisione di portare l'ultimo affondo nell'elettorato del Ppi), Ber�lusconi ha deciso di scendere in campo subito e non, come aveva immaginato in un primo tempo, dopo le regionali. Cos�l'altro ieri sera Gianni Letta ha telefonato a Zecchino per annunciargli che il Cavahore avrebbe partecipato al�l'incontro. «Solo come ascoltatore, però, perché parlerò poi nel pome�riggio», era stata la premessa. Azze�rata di l�a qualche ora, perché il Cavaliere non ha saputo resistere alla tentazione di intervenire per dire la sua. E, ossia, che il «maggio�ritario è fallito», e che «il proporzio�nale non è una bestemmia». All'adunala antireferendaria, Berlusconi si è presentato in ritar�do. La platea era già piena. Alla tribuna i promotori, eccezion fatta per il diessino Diego Novelli, che latitava. Al posto d'onore, in prima fila, Andreotli, attornialo dai fede�lissimi Cristofori e Cirino Pomicin»ì-Quindi,Umberto Bossi, con fazzoletto verde bene in vista, fuo�ri del taschino. Eppoi «er Pecora» Tggdoro-BiionternMK il neo-ac^ny-— sto Sella Frammà'mRauti, Acierno," l'ex socialista Cicchino, i cossighiani Rebuffa e Sanza, una pattuglia di cinque deputati popolari (demitiani e dantoniani). Insomma, di tutto un po'. Ognuno è arrivato all'ex Hotel Bologna con la convin�zione che «ce la si può fare». «L'on�da lunga del maggioritario si è ormai incrinata», ha decretato Ber�tinotti. «Nel maggioritario governa�no i poteri forti», ha tuonato Bossi. «Dodici dei qumdici Paesi del�l'Unione europea sono retti da si�stemi proporzionali», ha spiegato Urbani. «Abbiamo messo in camp» una proposta per offrire una versio�ne costruttiva al "no" al referen�dum», ha sottolineato l'ideatore dell'iniziativa, Ortensio Zecchino. E il segretario dello Sdi Boselli ha voluto mandare un messaggio a D'Alema: «Il governo è stato il suo monito resti neutrale: finora il premier non lo è stato». Eppoi, sono arrivati i fuochi d'artificio, con Berlusconi. Il Cava�liere ha bocciato il sistema elettora�le che scaturirebbe dal referen�dum: «Una roulette russa», lo ha definito. Quindi ha solleticato le speranze dei presenti: «Due anni fa ha detto due terzi degli italiani erano per il maggioritario. Ora hanno aperto gli occhi e la pensano come noi». E per suffragare questa affermazione, il leader del Polo ha tiralo fuori un sondaggio. Da cui si dunostra che dopo il suo interven�to antimaggioritario a «Radio an�ch'io», il «52 per cento degli ascolta�tori» si sono detti d'accordo con lui. Addio al maggioritario, dunque, senza nessun rimpianto e con una giustificazione: «Io ha spiegato il Cavaliere ero per l'elezione dirot�ta del capo dell'esecutivo, anche con il doppio turno. Quel sistema mi andava e mi va bene. Non l'hanno voluto. E ora bisogna smet�terla con questa mitologia del mag�gioritario: non e vero che con cjuesto sistema scelgono i cittadini. Le scelte vengono prese dalle segrete�rie di partito, durante colluttazioni quasi sempic notturne, in stanze fumose, dove si subiscono i ricalti dei piccoli partiti per la formazione delle liste». L'ultima parola, infine, ad Andreotli. «La nostra ha tenu�to a precisare il senatore a vita non è una manovretta contit) il governo, ma una risposta al males�sere creato dal maggioritario, che ha soppresso la chiarezza politica». A convegno finito, mentre Berlu�sconi si eclissava sotto un nugolo di telecamere, qualcuno si interro�gava sui secondi fini del Cavaliere. Paura di essere strumentalizzati? Rispondeva ridendo Zecchino: «Può anche essere che siamo noi a usare lui»; Qi meglio, quei milioni e milioni di elettori forzisti che, se il 21 maggio disertassero le t me, potrebbero dare un cqgtribuio de�terminante all'insuccesso del refe�rendum.

Luoghi citati: Andreotli, Bologna, Roma