La mafia albanese dietro la strage di Natale

La mafia albanese dietro la strage di Natale La mafia albanese dietro la strage di Natale L'inchiesta sulla bomba che uccise tre agenti a Udine: 30 in cella Michele Meloni UDINE La strage dell'antivigilia di Natale '98, quando tre agenti delle volanti morirono per l'esplosione di una bomba depositata davanti ad un negozio di telefonini, nel centro del capoluogo friulano, fu opera della mafia albanese ormai saldamente radicata in Friuli, frontiera permeabile verso l'Est. Una mafia che fiorisce sfruttando il flusso dei clandestini e alimentando il mercato della )rostituzione. E' il convincimento maturato dala Direzione distrettuale anli-mafia di Trieste, che ieri ha ufficializzato l'esito di una vasta operazione di polizia, completata nella notte, in varie parti d'Italia, con la notifica di 30 ordinanze di custodia cautelare. La magistratura del FriuliVenezia Giulia è anzi convinta che tra gli indagati già in carcere vi siano gli autori materiali della strage, ancne se il gip non ha avallato anche questa ipotesi di reato. «Ma arriveremo a capo di tutto», ha ribadito il procuratore di Udine, Giorgio Caruso. «Ormai abbiamo squarcialo il velo», ha aggiunto il direttore del Servizio Centra�le Operativo di polizia (Sco) Pansa. L'operazione ha segnato una svolta perché, per la prima volta nel Nord-Est d'Italia, un magistrato, il gip Nunzio Sarpietro, per anni in prima linea a Catania, ha ravvisato l'ipotesi di associazione per delinquere di stampo mafioso. E la banda albanese e slava, con addentellati italiani, che sfruttava su vasta scala i filoni dell'immigrazione clandestina e della prostituzio�ne (l'80 per cento delle donne dell'Est che alimentano il mercato illegale italiano, è stato detto, transiterebbe dal Friuli I è stata di fatto sgominata con l'operazione congiunta di polizia e carabinieri, denominala «Fiori d'inverno». Altri 12 stranieri sono ricercati. Tra questi il capo della banda albanese, «una mafia ha spiegato il procuratore distrettuale di Trieste, Nicola Pace capace di inaudita violenza». Tra gli episodi più inquietanti, la ricostruzione di un summit notturno nel cuore di Udine, tra bande croate e albanesi per spartirsi le aree di influenza nelle attività criminose, bande armate di fucili a pompa, quasi incuranti di essere intercettate; e la testimonianza delle terribili vessazioni inflitte alle clandestine fatte entrare con i gommoni via mare Adriatico, indotte alla prostituzione e costrette a mangiare le feci dol capo, se disubbidivano. In questo clima di illegali tà, favorito dalla complicità di malviventi italiani che assicuravano fogli di lavoro, appartamenti e auto ai bandii i albanesi e slavi, sarebbe maturata pure la strage dei due agenti, anche se ieri i magistrati non hanno voluto dire di più sul movente e anzi hanno escluso le ipotesi del racket organizzato e del terrorismo. «Lo Stato sta dimostrando di essere presente ha commentato il sindaco di Udine, Sergio Cecotti -, ma il Friuli, purtroppo, è in prima linea nel quadro di una situazione italiana che è molto simile a quella degli Stati Uniti primo Novecento, quando ogni ondala di immigrazione portava con sé le proprie mafie». e La bomba, piazzata nella serranda di un negozio, causò la morte di tre agenti alla vigilia di Natale di duo anni fa a Udine

Persone citate: Giorgio Caruso, Michele Meloni, Nicola Pace, Pansa, Sergio Cecotti