Israele accoglie il Papa con fredda cortesia

Israele accoglie il Papa con fredda cortesia Israele accoglie il Papa con fredda cortesia Wojtyla: nell'anno del Giubileo volevo vedere la terra di Gesù Marco Tosati! inviato a GERUSALEMME Il Papa è in Israele: è giunto sotto una pioggia rada e nel vento all'aereoporto di Tel Aviv, accolto non solo dal Presidente dello Stato di Israele, Ezer Weizman, ma anche un fuori programma dal premier, Ehud Barak. Una cerimonia molto formale, scandita da secclù comandi militari urlati per altoparlante. Molla corte�sia, poco calore, anzi. Il discorso di benvenuto del Presidente non si è discostalo da questa impressione. «Molle generazioni si sono avvicendate dall'inizio della storia del mio popolo ha dello ma ai miei occhi è come se fossero trascorsi pochi giorni. Solo 200 generazioni sono trascorse da quando un uomo di nome Àbramo lasciò la sua patria per dirigersi verso la terra che oggi è il mio paese. Solo 150 generazioni separano la colonna di fuoco salvifico dell'uscita dall'Egitto dalle colonne del fumo annientatore della Shoah. Oggi non siamo più ebrei esiliati e erranti». Poche le parole che si potevano interpretare come un benvenuto: «apprezziamo il contributo di Sua Santità alla condanna dell'anlisemilismo come "pecca�to contro il cielo e l'umanità", e la sua richiesta di perdono por le azioni contro il popolo ebraico perpetra�te in passalo dalla Chiesa». E' forse la prima volta in venlun'anni di viaggi che Giovanni Paolo II non viene chiamalo uomo di pace. E l'accento è slato posto subito sul «contenzioso» esistente fra la Santa Sede e lo Stato di Israele; «Fin dall'inizio lo Stalo di Israele ha assicurato la libertà religiosa e il libero accesso ai Luoghi Sacri, e Sua Santità di corto se ne renderà conto nel corso della Sua visita». E, naturalmente Gerusa�lemme, per cui il Valicano suggerisce, in base alle risoluzionidoll'ONU, uno «status» garantitoinlemazionalmenle. «Gerusalemme è il cuore del popolo d'Israele di tutte le generazioni ha deltto Weizman la fonie della nostra forza spirituale. Gerusalemme è la città dell'eternità, la città riunificata, la città dei giudici d'Israele, dei re d'Israele e dei profeti d'Israele, capitale e vanto dello Stalo d'Israele». E se anche i dettagli contano, non è casuale che dopo l'inno valicano e «Hatikva», la «Speranza» l'inno israeliano, la banda militare ha accompagnato con «Gerusalemme d'oro» la lenta marcia di Weizman, del Papa e di un impettito Barak verso il ixxiio. Un concetto ribadito dal sindaco della Città Santa. Ehud Olmert. che ha accollo Papa Wojtyla alla scaletta dell'elicoltero con un sonoro; «benvenuto a Gerusa�lemme, capitale di Israele e città di pace. Mi permetto ili dirle il salmo 122 nella mia dolce lingua: che gioia quando i nostri piedi si fermano alle lue porte, o Gerusalemme». «Conosco questo salmo», ha risposto breve Wojljla. Che ha parlalo all'aereoporto della «profonda emozione con cui calpesto il suolo dove Din scelse di piantare la sua tenda». Ha lodalo il Presidente, come «uomo di pace e artefice ili pace», e gli ha ricordalo «quanto sia urgente la necesstà di pace o di giustizia, non solo per Israele, ma anche per tutta la regione». «Giustizia per tutti», ha ripetuto, sottolinean�do la nuova stagione dei rapiniti fra cristiani ed ebrei, che, ha detto, «devono compiere sforzi coraggiosi per rimuovere tutte le fonne di pregiudizio». Sorvolando il territoriu dell'Automomia palestinese, il Papa aveva mandalo un telegramma ad Ai"?.!at, come si fa con i capi di Slato. Ma perchè Giovanni Paolo II è qui? L'ha spiegalo in maniera disarmante; «In quest'anno in cui si celebra il bimillenario della nascita di Gesù Cristo, ho provato il torte desiderio di venire a pregare nei luoghi più importanti che fin dai tempi ani ichi hanno assistito agli interventi di Dio e .ii miracoli che ha compiuto. Il mio viaggio è dunqui' un pellegrinaggio, in spirito di umile gratitudine e speranza, alle origini della nostra storia religiosa. E' un tributo alle ire tradizioni religio�se che coesistono su questa terra». Ma all'aereoporto non c'era, fra gli altri capi religiosi, il Gran Muft�di Gerusalemme, (per ragioni politiche, verso il governo israeliano) né i due rabbini capo di Israele, quello sefardita e quello askhenazita. Motivazione ufficiale; ieri era Purim, una festa che ha analogie con il nostro carnevale. A Gerusalemme un solitario striscione clava il benvenuto. «Gerusalemme accoglie il suo Santo Padre». Un clima ben diverso dalla messa di ieri mattina ad Amman, dove la folla ha rotto i cordoni di sicurezza pur di avvicinarsi al Papa, o con la cerimonia di sapore biblica a Uadi Al Kharrar, nel luogo in cui probabilmente Giovanni battezzò Gesù. 11 calore, alme�no ieri, sembrava solo dall'altra pane del fiume Il presidente Weizman «Gerusalemme è il cuore di tutte le generazioni del nostro popolo Capitale e vanto del nostro Stato» Inatteso, era presente anche il premier Barak