Un Kossuth nelle zolfare di Romagna

Un Kossuth nelle zolfare di Romagna Un Kossuth nelle zolfare di Romagna Figlio dell'eroe dell'indipendenza ungherese, fu ingegnere minerario a Cesena tra il 1870 e il 1887, al centro di un aspro conflitto sociale SANNO di zolfo certi angoli della nostra storia. E se dire zolfo fa pensare alle solfare queste, a loro volta, per obbli�gati riferimenti, portano alla Sicilia. E qui sovvengono Capuana e Verga, Pirandello e Sciascia che si sono chinali su questo sotterraneo uni�verso. Ricordate, di Sciascia, te parrocchie di Regalpetral «Nei cam�pi vicini alle zolfare le spighe non granivano [wr il fiato dei calchero�ni... E quando dalla notte della zolfara i picconieri e i carusi ascen�devano all'incredibile giorno della domenica, le case nel sole o la pioggia che batteva sui tetti, non potevano che rifiutarlo, cercare nel vino un diverso modo di sprofonda�re nella notte, senza ixinsiero, senza sentimento del mondo...». E tutta�via anche questo luogo comune che intreccia le zolfare alla Sicilia deve accettare significative eccezioni. Connzioni di rotta che portano al�trove. Ad esempio nelle vallate so�prastanti Cesena, dove da tempo immemorabile e fino ai primi Anni Sessanta i giacimenti di zolfo sono stati al centro di un turbolento mondo. l'alcoscenico di un'epopea che rischiava di essere dimenticala per .sempre, con la chiusura delle miniere e. lo spopolamento dei picco�li borghi che le contornavano lungo la valle del Savio. A salvare questo tassello non secondario della nostra storia collet�tiva, ò stato un impiegato dell'Enel che, dopo essere approdato alla pensione, ha deciso di dedicarsi ad un prezioso lavoro di ricerca e di recupero dello sulfureo «faglie» se�polte nei ricordi della propria gente. Dal lavoro di Pier Paolo Magalotti questo il nome dell'autore di questa storia molto italiana nella quale s'intreccia anche il nome di Vanni Sardini, un maestro di scuola ele�mentare che assieme ai suoi alunni ha percorso a ritroso questo filone di ricerche è uscito un volume, Paesi di zolfo. Le miniere di zolfo nelCesenate. Vicende storiche, economicìie e sodali di un'attività scomparsa. Il lavoro di Magalotti offro non solo una sobria e rigorosa ricostruzione storica delle vicende di quel centro minerario ma, soprat�tutto, fa rivivere un intero mondo, vitale e brutale, che si stava silenzio�samente sottraendo ai nostri occhi. Tanto per cominciare c'è l'epica contrapposizione tra la Cesena Sulphur Company e Natale Dellamore, l'antico propnetario dei terreni su cui sono insediate la miniere. L'arri�vo del capitale inglese è stato neces�sario per adeguare a livelli indu�striali il lavoro di estrazione che, ad un certo punto, coinvolge migliaia di lavoratori. Apparentemente è un'estromissione del vecchio pro�prietario ma ben presto il pur coria�ceo ingegner Francesco Kossuth, figlio dell'eroe dell'indipendenza ungherese, deve rendersi conto di come, con gattopardesca attitudi�ne, Dellamore abbia operato accet�tando che qualcosa cambi perché, in realtà, nulla cambi. E' vero che ha venduto nel 1870 i suoi diritti sulla miniera agli inglesi ma, previdente, si è tenuto i diritti sull'ippoferrovia che trasporta lo zolfo estratto verso la strada provin�ciale Borello-Mercato Saracena. Se cos�taglieggia il capitale inglese, allo strangolamento dei lavoratori Dellamore provvede attraverso la gestione degli spacci. Detti anche «bettolini» sono i luoghi dove i minatori isolati da centri abitati devono acquistare tutto quanto è necessario alla loro sopravvivenza. I pasti prosi ai bettofini vengono, per ogni lavoratore, segnali con un'incisione Su una tavola di legno, detta «taglia» poi bruciata a fine mese. Quando, appena riscossa la paga, si saldano i conti. Ovvio che buona parte del salario finisca nelle tasche di Dellamore che, oltre a razziare denaro sonante, si serve della sua rete di beltolinieri per più oscuri disegni: «La casta dei bettolineri spiega Magalotti riusciva a condizionare con ricatti una gran massa di minatori, spesso dispera�li... nei bettolini venivano reclutali poveri disgraziati che per pochi soldi diventavano sicari in efierali omicidi per conto di mandanti na�scosti dietro le idealità repubblica�ne o internazionaliste». Già, perché come è sempre acca�duto in ogni guerra civile italiana conclamata o mimetizzata che sia c'è sempre qualcuno che, facendosi schermo di grandi e nobih sbandieramenli ideologici, segue fredda�mente un personale disegno di tor�naconto; muovendo esseri umani come miserabili pedine. Dellamore non fa eccezione: servendosi di Eugenio Valzania detto Palanchino carismatico leader assai seguilo dai lavoratori ma segretamente ai suo servizio s'impone come uno dei referenti occulti del partilo re�pubblicano, allora assai diffuso nel cesenate. Di fatto di quei tempi e in quelle terre le contrapposizioni tra opposti schieramenti e interessi non sono roba da viole mammole. Quando Francesco Kossuth, nuo�vo direttore della Sulphur Com�pany, va a visitare per la prima volta i pozzi i suoi nemici provvedo�no mentre sta scendendo in profon�dità a segargli due dei tre cavi che reggono l'ascensore. Non riescono a troncare il terzo cavo e cos�Kossuth si salva ma decide che «ogni volta che dovrò scendere in un pozzo verrà con me un minatore, ma non saprete mai in anticipo chi sarà il prescelto». L'epopea di Kossuth ingegnere esperto, padrone durissimo, corag�gioso fino all'incoscienza e figura di spicco, con la bellissima moglie inglese Emily Hoggins, della vita mondana di Cesena meriterebbe un racconto a sé. Perché si inserisce in quella specie di epico Far-West che è la Romagna dei primi decenni di imita nazionale. Si pensi che in quel distretto minerano per lungo tempo non s�riesce a mantenere una caserma della Benemerita per�ché gli addetti alle solfare fanno saltare in aria con noiosa metodici�tà ogni costruzione dell'Arma. Le sopraffazioni della Sulphur Company sui lavoratori devono es�sere stale tante e vergognoso ma, specularmente, emerge nella rico�struzione di Magalotti un'impres�sionante susseguirsi di delitti, atten�tati, omidicì, aggressioni contro fun�zionari della società e tutori dell'or�dine. Con inevitabile caccia all'as�sassino guidata, in prima persona, da Francesco Kossuth che finita la sua guerra quotidiana in miniera trova vita più serena approdando nel sontuoso palazzo Guidi di Cese�na, dove abita. L�di ritomo dalle lunghe cavalcale nelle campagne lo attende Emily, bionda, «le ciglie nere e gli occhi color viola». Quando la donna, nell'autunno del 1887, muore a Firenze anche l'avventura italiana di Francesco Kossuth sta giungendo al termine (si trasferira poi in Ungheria, dove finirà ministro). Nel maggio ha por�tato in tribunale i libri per il falli�mento. Causato, secondo alcuni, dalla sue manie di grandezza e di lusso. E, per altri, dal semphee fallo che le sulfuree scommesse non si vincono mai. Lajos Kossuth, presidente della Repubblica ungherese nel 1849: il figlio Francesco fu ingegnere minerario in Italia, come rappresentante della Cesena Sulphur Company DA LEGGERE Leonardo Sciascia Le parrocchie di Regalpetra Adelphi, Milano 1991 Pier Paolo Magalotti Paesi di Zolfo Le miniere di zolfo nel Cesenate Ed. 'Il Ponte Vecchio", Cesena 1998