I diari di Fanfani riaprono l'ultimo giallo dc di Ugo Magri

I diari di Fanfani riaprono l'ultimo giallo dc Li MEMORIE INEDITE I diari di Fanfani riaprono l'ultimo giallo dc Sul delitto Br si innestarono faide per far cadere il governo? Ugo Magri ROMA Era inevitabile che i ricordi di Amintore Fanfani sul caso Moro riaprissero una dolorosa ferita. Il panorama di inefficienze nella macchina investigati�va dello Stato, la spietata descrizione dell'impotenza politica democristiana, l'annotazione puntuale dei giochi poli�tici che intrecciavano la sorte del�l'ostaggio con quella del governo di solidarietà nazionale: tutto questo emerge in modo limpido dalle pagine di diario pubblicate ieri per la prima volta da La Stampa. Fanfani, a quel tempo presidente del Senato, fu l'unica voce a Piazza del Gesù che si schierò in favore della trattativa con le Br, qualo�ra fosse servita a salvare la vita di Aldo Moro. Una posizione scomoda allora, e scomoda anche oggi che le sue memo�rie riaffiorano. Per averne la prova basta parlare con i superstiti protagoni�sti di quella vicenda: certi giudizi di Fanfani non vanno giù a Giulio Andreotti, certi toni non piacciono a Giovan�ni Galloni, contro alcune interpretazio�ni si ribella Guido Bodrato. Ma la pubblicazione dei riiari di Fanfani non si è limitata a rinfocolare aspre polemiche,che ormai durano da più di vent'anni. Ha anche riaperto quello che forse è l'ultimo «giallo» democristiano,'legato alle dimissioni che l'allora ministro dell'Interno Fran�cesco Cossiga diede subito dopo la scoperta del cadavere di Moro in via Caetani. Che cosa determinò realmen�te quel gesto? Finora si era sempre parlato di una reazione dell'uomo Cossiga, profonda�mente colpito da una vicenda dolorosis�sima sul piano personale, costretto drammaticamente a scegliere tra il senso dello Stato e l'amicizia per Moro. Oggi, sull'onda delle pagine di diario, si scopre che c'è un di più: «Io mi dimisi», confida l'ex Capo dello Stato, «per evitare la caduta del governo alla quale anche Fanfani puntava...». La�sciando la poltrona ministeriale, Cossi�ga allentò molte delle tensioni politi�che destinate altrimenti a scaricarsi sul governo di solidarietà nazionale, guidato da Giulio Andreotti e appoggia�to dal Partito comunista italiano. «Se non sparo io, qui salta l'intera santa�barbara», fu non a caso la risposta di Cossiga ad Andreotti che in un brusco colloquio privato aveva paragonato quelle dimissioni concordate con Botte�ghe Oscure a «una fucilata» nei suoi confronti. Ebbene, domanda maliziosamente Cossiga, come mai Fanfani ha dimenti�cato di annotare nel suo diario il messaggio che gli fece recapitare dal comune amico Fabiano Fabiani, al�l'epoca gran commis delle Partecipazio�ni statali, con l'invito pressante a non dimettersi dal Viminale? Ecco la rispo�sta implicita: Fanfani insieme a Craxi voleva far cadere Andreotti. Capiva benissimo che le dimissioni di Cossiga dopo il fallito salvataggio di Moro avrebbero dato nuovo ossigeno al go�verno, consentendogli di tirare avanti per un altro tratto di strada. Di qui l'invito riservato a Cossiga perché resi�stesse sulla poltrona di ministro, per carità non se ne distaccasse. Davvero la lotta politica nella De era arrivata a quel punto estremo di spregiudicatezza? «Io non ricordo il ruolo di messaggero cui fa riferimento l'amico presidente Cossiga», pesa oggi le parole Fabiano Fabiani, cioè colui che avrebbe trasmesso i piani fanfaniani: «Rammento invece con molta chia�rezza la sua decisione di dimettersi, in ogni caso e qualunque fosse stato l'esito finale della vicenda. Addirittu�ra, lessi in anticipo gli appunti per la lettera di dimissioni che Cossiga aveva deciso di scrivere». Nemmeno.Guido Bodrato, che al tempo era uno dei più stretti collaboratori del segretario De Zaccagnini, è al corrente di quei risvol�ti. Però annota: «In termini obiettivi, è vero che le dimissioni di Cossiga diede�ro uno sbocco alle tensioni di quei giorni. Oggettivamente fu così, a pre�scindere dalle ragioni die lo spinsero a darle». L'allora presidente del Senato fu l'unico favorevole alla trattativa E dopo più di vent'anni quella posizione scatena ancora veleni Amintore Fanfani con Aldo Moro: i due "Cavalli di razza» democristiani protagonisti della stagione del centrosinistra L'AMBASCIATORE. La situazione viene seguita con apprensione anche dagli alleati del Patto Atlantico. Qualche giorno dopo l'azione delle Br, Fanfani riceve a Palazzo Giustiniani l'ainbasciatore degli Stati Uniti Richard Gardner. Sul diario, il presidente del Senato è laconico: «A cena l'ambasciatore Gardner e moglie. Compiaciuti dei risultati elezioni francesi ma allarmati per il rapimento di Moro». LE LETTERE. Il 30 aprile, Fanfani scrìve di fretta: «Ingraovienea Palazzo Giustiniani riporta il diario leggiamo le lettere che Moro ci ha inviato. Sono autentiche, rivolte ai presidenti di ciascuna Camera col lei. Accennano a [uno] scambio di prigionieri. Decidiamo di inviare l'originale alla Procura, al Pres. del Cons. e al Pres. della Rep. poi di dame comunicazione ai presidenti dei Gruppi: il che perciò tra le 15 e le 19 trovando tutti meno il Psi sulla linea dura». Nella foto. Ingrao VI A CASTANI. Il dramma si chiude il 9 maggio. E' in rorso una direzione De: «Zac e Andreoni mi comunicano che in via Caetani, tra le sedi quindi del Pei e della De. è stata indicata per telefono una auto entro la quale c'è la salma di Moro annota Fanfani -. Invito Zac a comunicare la notizia ai membri della direzione... Vado a casa Moro, mi accoglie la figlia Anna che abbracciando me che piangevo, dice: "Ora papà finalmente sta bene"». IL LAMENTO DEL PAPA. Il 10 rnagg-a Moro viene sepolto in forma privata. Fanfani è l'unico politico invitato: «Sono andato a Torrita dopo il Senato scrive ma il seppellimento era finito. Ho sostato nella cappella, pregando...». Il 13. Paolo VI officia la celebrazione pubblica in San Giovanni in Laierano. La famiglia non partecipa. Dice il diario della Messa: «L'ha chiusa il Papa notando, nella preghiera, che Dio non aveva accolto la nostra supplica...».

Luoghi citati: Roma, Stati Uniti