Morucci: ero Andreotti il vero obiettivo Br di Giovanni Bianconi

Morucci: ero Andreotti il vero obiettivo Br LE MEMORIE INEDITE Morucci: ero Andreotti il vero obiettivo Br «E ifalchi uccisero Moro perché temevano l'iniziativa di Fanfani» intervista Giovanni Bianconi ROMA LA cosa più impressionante è che questi diari sembrano quelli di una normale crisi di governo; una delle tanto crisi italiane. A parte il dramma di Moro, gli scritti di Fanfani dimo�strano che da quella parti; ci si muoveva con lentezza, senza sa�pere cosa fare nella speranza che il tempo stemperasse tutto. Come sempre». Il commento è di Vale�rio Morucci, che 22 anni fa slava dall'altra parte, rapi Moro in via Fani e fece il «postino» dello Hr durante i 55giorni del squestro. E aggiunge: «Se Andreotti fosso vis�suto in periferia anziché al centro di Roma, la storia d'Italia sarebbe andata diversamente». Perché, Morucci? «Perché le Hr volevano rapire lui, e non Moro, che fu una "seconda scelta" dovuta alle difficoltà di sequestrare Andreotti proprio perché abitava in centro, in una zona troppo "militarizzata" pur le nostre possibilità». E perché la storia sarebbe cambiata? «Perché con Andreotti sequestra�to tutti avrebbero trattato, e con ogni proabilità lui ne sarebbe uscito vivo. Perché Andreotti era un uomo di potere, mentre Moro era un politico, un teorico, cosa molto diversa». Ma non avevate progettato di rapire anche Fanfani? «Si, ma a quell'ipotesi rinunciam�mo subilo. Il vero obiettivo era Andreotti, proprio perché simbo�lo del potere democristiano; poi ci spostammo su Moro in quanto presidente della De, e dunque era in qualche modo il simbolo di ([Ubi partito. In ogni caso anche Fanfani, in questi diari, dimostra di essere una delle poche menli politiche che cap�quale poteva essere l'unica via d'uscita». In che modo? «Scrivendo fin dall'inizio che le Br orano un partito comunista combattente e proletario, e non le "Brigate nere" o chissà che altra diavoleria; riconoscendo l'auten�ticità delle lettere di Moro, dopo i tentennamenti dei primi giorni; e soprattutto con il tentativo di fare qualcosa, di prendere un'ini�ziativa che, senza rinunciare alla linea della fennezza, poteva met�tere in difficoltà le Brigate rosse. Lui ci ha provato, forse lardi ma ci ha provato, e a ben guardare questo è il motivo por cui Moro viene ucciso». Cioè? «Quando a maggio si muove Fan�fani il comitato esecutivo delle Br cap�che, al di là dell'accoglimenlo di alcune richieste come la liberazione dei detenuti, un'ini�ziativa politica di quel tipo pote�va mottorlo in difficoltà e nella condizione di non poter più decre�tare l'uccisione di Moro. Cap�che poteva rimanere imbrigliato da una contromossa dello Stato sul piano politico, e allora si deciso di tagliare il nodo uccidendo l'ostag�gio». Lei che insieme ad Adriana Faranda era invece per la liberazione di Moro, come valutò la posizione di Fanfa�ni? «Noi spendemmo il nome e i tentativi di Fanfani fino all'ulti�mo per provare a bloccare l'esecu zione. Anche il famoso discorso di Bartolomei, che certamente era molto criptico e distante da quel�lo che avremmo voluto, lo utilizzammo per tentare di rimandare l'uccisione di Moro. Purtroppo senza successo. Ma a leggere que�sti diari viene da chiedersi se a Moro sarebbe convenuto uscire vivo dalla sua prigione». In che senso? «E' molto inquietante quello che aveva già detto Cossiga e che Fanfani conferma nelle annota�zioni del 6 maggio: in caso di liberazione avevano prenotato delle stanze al Policlinico Gemelli "per un ricovero di più settima�ne". Perché? Che senso ha questa decisione senza sapere nulla del�le sue condizioni fisiche? Viene il .sospetto, e più che il sospetto, che lo volessero rinchiudere, tenore, sotto osservazione nel timore di ciò che Moro libero avrebbe potu�to dire e fare». Dopo aver letto questi diari, si può affermare che la scon�fitta di Fanfani fu anche la sconfitta dell'ala «morbida» delle Brigate rosse? «Direi che è stata la sconfitta di tutte le Brigate rosse, perché que�sto fu la conclusione del seque�stro Moro, anche se allora non fu percepita come tale. Checché ne dica Fanfani quando scrive che "da parte eversiva si ha un grup�po di cervelli, da parte governati�va nulla", anche le Br erano inca�paci di qualsiasi analisi pohtica. C'era solo l'ideologia, che portava a credere di avere di fronte uno Stato imperialista organizzatissimo e ben strutturato, invece que�sti diari dimostrano l'esatto con�trario: c'era solo approssimazio�ne e attesa. Ma le Br non sono state in grado di capirlo». Morucci, lei ha appena pub�blicato un libro «Ritratto di un terrorista da giovane», edizione Piemme in cui la ricostruzione si ferma pri�ma del sequestro Moro. Per�ché non ha voluto parlare di quei 55 giorni? «Perché credo che per capire quello che accadde dopo bisogna spiegare il prima, la "formazione" che va dal '68 al '76, quando'accadevano'0ose■che, ancora oggi non si vogliono spie�gare. Dopo, sulla base di quelle premesse, ciò che e successo è stato quasi inevitabile». «Se avessimo sequestrato lui che era il vero uomo di potere tutti avrebbero accettato di trattare» «I diari del leader democristiano dimostrano che allora lo Stato viveva sulla improvvisazione» L'ex brigatista rosso Valerio Morucci I CERVELLI. II 17 marzo 78. il giorno dopo il rapimento di Aldo Moro, Fanfani fotografa la situazione con un'annotazione drammatica: «Dalle II alle 16 riunione della Direzione [de]... Ora la situazione è disperati. Da parte eversiva si ha un gruppo di cervelli, da parte governativa nulla...». Nella foto: l'allora presidente del Consiglio Giulio Andreotti. LA FAMIGLIA. I rapporti tra il partito ed Eleonora Moro sono difficilissimi. Fanfani è la sola eccezione: lui wlo sarà ammesso ai funerali. Il ISmnrzo. il presidente del Senato scrive: «Visito la signora Moro. Una meraviglia di fortezza, fede e servita. Quando le esprinrio la mia ammirazione, risponde: Aldo e io da anni eravamo preparati a un simile triste evento...». M W -fop?** LA DC SENZA IDEE. La de è disorientata. Alla data del 22 marzo, l'allora presidente del Senato scrive: «E' venuto da me Zaccagnini. non ha alcuna idea in testa. Non vorrebbe nemmeno convocare il consiglio nazionale...». Fanfani parla anche con i più giovani dirìgenti de, lamentando «un generazionale atteggiamento presuntuoso e litigioso, in definitiva antiunitario». LE TRAME. A Piazza del Gesù, continuano le riunioni di corrente. Il 7 aprile. Fantini annota: «Pare che l'80% sia contrario a un Cn e disposto a pensare solo a prepararsi a un Congresso. Gli Zac per trovare applaudita conferma, i dorotei lo vorrebbero tra un anno per trame novità. Pisanu assicura contrasti con Andreotti che favorirebbe il seguente organigramma: lui al Quirinale. Zac alla presidenza De, Galloni alla segreteria e Fanfani a Palazzo Chigi. Nessuno si rende conto che la situazione difficilmente consentirà tante attese».

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