A Taiwan il giamo del grande

A Taiwan il giamo del grande Le elezioni presidenziali: un plebiscito prò o contro Chen, il candidato favorevole all'indipendenza da Pechino A Taiwan il giamo del grande Luoyan Shen PECHINO Le elezioni presidenziali che si terranno oggi a Taiwan sono in realtà un plebiscito prò o contro Chen Shui-bian, candidato del par�tito democratico progressista (Pdp), sulla carta il più radicale sulla scottante questione dell'indi�pendenza dell'isola dalla Cina po�polare. La sua vittoria porterebbe, almeno nel breve periodo, ad una maggiore tensione con Pechino, Nei giorni scorsi infalli il premier cinese Zhu Ron^ji ha avvertito che se gli elettori laiwanesi scegliesse�ro la strada dell'indipendenza, sa�rebbe guerra. Un intervento pesan�te, chiaramente a favore degli altri due candidali: James Song e Lien Chan, con cui Pechino pensa sia più facile parlare. Il primo, favorito dai dirigenti comunisti, appartiene alla vecchia guardia del Parlilo nazionalista IKml) quello che, creato sul model�lo del partilo comunista sovietico e per decenni in buoni rapporti con Mosca, perse la guerra civile contro il Partilo comunista cinese per poi rifugiarsi, nel '49, a Taiwan. Per quasi 40 anni il Kmt ha mantenuto una specie di guerra fredda con Pechino, ambendo a governare tutta la Cina. Song ha un programma abbastanza vago ma, fedele alle tradizioni, ha una piattaforma di impegno al dialogo con la Cina popolare, Lien è invece il candidalo del Kmt, l'erede designato del presi�dente uscente Lee Teng-hui, E' terzo nei sondaggi e anche Pechino non si fida mollo di lui, perché la tendenza al dislacco formale del�l'isola dalia madrepatria cominciò con il suo mentore Lee. Chen «l'indipendentista» è però la bestia nera dei dirigenti di Pechino, pur avendo spiegato di non volere annunciare l'indipen�denza formale, visto che Taiwan è già indipendente di fatto. La que�stione, spiega Angela Yu, dello staff di Chen, è di sovranità, per�ché formalmente Taiwan si ricono�sce parte di una grande Cina. Dominata con pugno di ferro prima dai giapponesi, poi dal Kmt, l'isola ha iniziato a godere dei frutti della democrazia solo negli anni '80, quando Lee Teng-hui, nato a Taiwan, venne nominato Presidente e portò a conclusione il processo di democratizzazione dando il potere ai laiwanesi. Per i 40 anni precedenti, infatti, il Kmt giustificava la propria occupazio�ne del potere con l'idea che al Parlamento dovessero sedere an�che i rappresentanti di tutta la Cina, Cosi venivano eletti solo i deputali di Taiwan, pari ad un sessantesimo della popolazione ci�nese, ma nel Parlamento continua�vano a sedere vegliardi rappresen�tati del Sichuan o del T bel che nessuno aveva eletto. Oggi, secondo i sostenitori del Pdp, «l'indipendentista» Chen Shui-bian potrebbe intavolare un primo vero dialogo con Pechino, Egli è inoltre il rappresentante della nuova economia: di quelle piccole e medie imprese informati�che che hanno permesso a Taiwan di superare quasi indenne la crisi finanziaria che nel '97 travolse Sud Corea e Giappone, Ma a Pechi�no temono il programma di Chen, e in particolare la costruzione di una identità laiwanese, decisa�mente distinta da quella della Cina, «Se la campagna in corso continua, fra dieci, vent'anni la gente sarà veramente convinta di non essere cinese ma laiwanese», dicono all'Accademia delle Scien�ze sociali, il pensatoio del governo di Pechino, Del resto già oggi il resto della Cina, prima chiamato «continente», è o^gi semplicemen�te «Cina», Implicitamente quindi i laiwanesi si riconoscono come «non-cinesi». In libri e musei viene sottolineato il fatto che i primi abitanti di Taiwan erano di origine maV-'c-polinesiana, e si sorvola sul fatto che oggi oltre il 706 della popolazione è erede dei cinesi emigrati dalla provincia del Fiyian nel XVII secolo, e continua a esprimersi nel dialetto che si parla dall'altra parte dello stretto, men�tre quasi tutti gli altri sono figli e nipoti dei militanti del Kmt sbarca�ti qui nel 1949. Se questa «deriva» continuasse, la Cina potrebbe addi�rittura cominciare a preparare la guerra. E infatti, anche se gli Slati Uniti dichiarano di non attendersi interventi militari da parte di Pe�chino, il d partimento di Stato ha convocato l'ambasciatore cinese a Washington, avvertendolo che la Cina non deve prendere decisioni avventate dopo le elezioni. Ma resta da dire l'ultima parola: Chen sarà eletto o no? Entusiasmo per il progressista Chen Shui-bian durante un comizio a Taipei: ha promesso di favorire i collegamenti con la Cina

Persone citate: Angela Yu, Chen Shui-bian, James Song, Lee Teng-hui, Lien, Lien Chan